Secondo nuove evidenze scientifiche, il trattamento precoce con finerenone segna una possibile svolta nella gestione dello scompenso cardiaco
Un’analisi esplorativa dello studio FINEARTS-HF, presentata a Belgrado (Serbia) durante il congresso Heart Failure 2025 della European Society of Cardiology (ESC) e pubblicata simultaneamente sul Journal of Cardiac Failure, suggerisce che finerenone, antagonista non steroideo del recettore dei mineralcorticoidi (MRA), potrebbe contribuire a ridurre le riospedalizzazioni nei pazienti con scompenso cardiaco con frazione di eiezione lievemente ridotta o preservata (HFmrEF/HFpEF) se somministrato durante o poco dopo un ricovero ospedaliero.
I pazienti trattati con finerenone hanno mostrato tassi numericamente inferiori di ricoveri per scompenso cardiaco e di visite urgenti per riacutizzazione dello scompenso cardiaco rispetto a quelli trattati con placebo, sebbene molte delle differenze non abbiano raggiunto la significatività statistica, ha riferito Ankeet Bhatt del Kaiser Permanente San Francisco Medical Center.
Tuttavia, l’interesse per questa strategia è elevato e il tema è attualmente oggetto di studio approfondito nel trial REDEFINE-HF, disegnato per valutare con maggiore precisione l’impatto di finerenone sulle riospedalizzazioni precoci nei pazienti con HFmrEF/HFpEF, sia in fase di ricovero attivo per scompenso cardiaco sia immediatamente dopo la dimissione.
Un approfondimento sui dati di FINEARTS-HF
Lo studio FINEARTS-HF ha coinvolto 6.001 pazienti con HFmrEF/HFpEF, suddivisi fra trattamento con finerenone e placebo.
I dati generali hanno evidenziato una riduzione del rischio di mortalità cardiovascolare o di eventi avversi legati al peggioramento dello scompenso cardiaco, con un beneficio principalmente correlato alla diminuzione degli episodi di scompenso cardiaco acuto.
L’analisi esplorativa specifica, condotta su un sottogruppo di 1.005 pazienti randomizzati durante o entro sette giorni dalla dimissione per scompenso cardiaco, ha mostrato che l’incidenza di riospedalizzazioni e visite urgenti per riacutizzazione dello scompenso era inferiore nel gruppo trattato con finerenone rispetto al placebo nei primi 90 giorni di follow-up.
Tuttavia, il farmaco non sembra aver influenzato il rischio di riospedalizzazioni per tutte le cause in questo periodo iniziale.
Il profilo di sicurezza e tollerabilità
Il trattamento con finerenone si è dimostrato generalmente sicuro e ben tollerato nei pazienti con scompenso cardiaco HFmrEF/HFpEF. Nello studio FINEARTS-HF, i tassi di eventi avversi e di eventi avversi gravi sono stati rispettivamente del 44% e 14%, senza differenze significative tra il gruppo trattato con finerenone e quello con placebo per la maggior parte delle variabili di sicurezza.
Tra le alterazioni biochimiche osservate, l’iperkaliemia (potassio sierico >5,5 mmol/L) è stata registrata nel 2,9% dei pazienti trattati con finerenone, mentre l’ipokaliemia (potassio <3,5 mmol/L) ha riguardato l’1,8%. Un aumento significativo della creatininemia (>2,5 mg/dL) è stato riscontrato nell’1,3% dei casi. Tuttavia, un dato di rilievo è emerso riguardo all’ipotensione, che è risultata significativamente più frequente con finerenone rispetto al placebo (4,2% vs 0,6%; P < 0,001).
Questi risultati indicano che, sebbene finerenone presenti un buon profilo di sicurezza globale, il monitoraggio della funzione renale e dei livelli di potassio è essenziale per una gestione ottimale del farmaco, soprattutto nei pazienti più vulnerabili.
La valutazione continua degli eventi avversi nei futuri trial clinici, inclusi studi come REDEFINE-HF, permetterà di ottenere dati più dettagliati sull’uso del farmaco nella pratica clinica quotidiana.
Implicazioni per la pratica clinica e prospettive future
Il trattamento precoce dello scompenso cardiaco rimane un tema di grande rilevanza clinica, soprattutto alla luce dell’elevato impatto economico e prognostico delle riospedalizzazioni.
Negli Stati Uniti, il costo annuale dello scompenso cardiaco supera i 30 miliardi di dollari, una cifra destinata a raddoppiare entro il 2030, principalmente a causa dei frequenti ricoveri ospedalieri. La riduzione del rischio di riospedalizzazione è dunque una priorità nella gestione dei pazienti con HFmrEF/HFpEF, indipendentemente dalla frazione di eiezione ventricolare sinistra.
Attualmente, vi è una significativa esigenza di terapie capaci di modificare la storia naturale della malattia in questa fase vulnerabile. Finerenone potrebbe rispondere a questa necessità, ma per una conferma definitiva saranno fondamentali studi dedicati come REDEFINE-HF, che forniranno dati più robusti sull’efficacia e la sicurezza del farmaco nei pazienti con scompenso cardiaco recentemente ospedalizzati.
Durante la presentazione al congresso, sono emerse riflessioni importanti sul momento ottimale per iniziare la terapia con finerenone.
Bhatt ha sottolineato che tutti i pazienti inclusi in FINEARTS-HF erano stabilizzati prima della randomizzazione, ma resta aperta la questione su «quanto presto sia troppo presto» per iniziare il trattamento durante il ricovero.
Studi futuri aiuteranno a chiarire questi aspetti, ha aggiunto, fornendo una «comprensione più dettagliata dei parametri di congestione» al momento dell’inizio della terapia e una valutazione più precisa dei rischi e dei benefici in questa fase iniziale della malattia.
Bibliografia
Bhatt AS, Vaduganathan M, Claggett BL, et al. Effects of Finerenone on Readmissions for Heart Failure: Insights from the FINEARTS-HF Trial. J Card Fail. 2025 May 15:S1071-9164(25)00209-X. doi: 10.1016/j.cardfail.2025.05.006. Epub ahead of print. leggi

