GSK ha annunciato un’importante operazione nel settore delle patologie epatiche, formalizzando un accordo per acquisire efimosfermin
GSK ha annunciato un’importante operazione nel settore delle patologie epatiche, formalizzando un accordo per acquisire efimosfermin, una molecola sperimentale destinata al trattamento e alla prevenzione della progressione della malattia epatica steatosica (steatotic liver disease, SLD).
L’acquisizione, del valore complessivo di 2 miliardi di dollari, prevede un pagamento iniziale di 1,2 miliardi e ulteriori 800 milioni legati a milestone regolatorie e commerciali.
La SLD rappresenta oggi una condizione clinica di rilevante impatto sanitario, con una prevalenza stimata pari al 5% della popolazione mondiale e opzioni terapeutiche ancora molto limitate. Comprende forme di patologia epatica caratterizzate dall’accumulo di grasso nel fegato, tra cui la steatoepatite associata a disfunzione metabolica (metabolic dysfunction-associated steatohepatitis, MASH) e la malattia epatica alcolica (alcohol-related liver disease, ALD).
In particolare, MASH e ALD costituiscono le principali indicazioni per il trapianto di fegato negli Stati Uniti, generando un notevole carico economico e assistenziale, aggravato dai costi sproporzionati legati agli stadi terminali di malattia.
Secondo recenti stime, interventi in grado di ridurre la fibrosi epatica da moderata ad avanzata e prevenirne l’evoluzione verso cirrosi, carcinoma epatocellulare, ospedalizzazioni e necessità di trapianto, potrebbero far risparmiare al sistema sanitario statunitense tra 40 e 100 miliardi di dollari nel prossimo ventennio.
Efimosfermin: un analogo FGF21 con azione antifibrotica
Efimosfermin è una terapia innovativa in fase di sviluppo avanzato, basata su un analogo a lunga durata d’azione del fibroblast growth factor 21 (FGF21). Questo fattore di crescita, implicato nella regolazione di vie metaboliche chiave, promuove la riduzione del grasso epatico, attenua l’infiammazione e contrasta la progressione della fibrosi epatica. Il meccanismo d’azione antifibrotico diretto di efimosfermin rende la molecola particolarmente promettente per il trattamento delle fasi più avanzate della SLD e apre alla possibilità di combinazioni terapeutiche, in particolare con GSK’990, una terapia sperimentale basata su tecnologia siRNA, attualmente in sviluppo per sottogruppi di pazienti affetti da SLD.
Il farmaco, somministrabile una volta al mese per via sottocutanea, ha dimostrato nei dati di fase II la capacità di invertire rapidamente e significativamente la fibrosi epatica in pazienti con MASH confermata da biopsia e fibrosi moderata-avanzata (stadi F2-F3). I risultati, presentati al congresso AASLD nel novembre 2024, indicano anche una buona tollerabilità e una ridotta immunogenicità, aspetti che contribuiscono al profilo favorevole del farmaco, insieme alla lunga emivita che consente la somministrazione mensile.
Impatto potenziale oltre MASH
Oltre a MASH, GSK prevede di estendere lo sviluppo clinico di efimosfermin anche all’ALD, ampliando il target terapeutico in un’area ad elevato bisogno clinico e limitate soluzioni farmacologiche. La molecola mostra inoltre potenziali benefici accessori nel migliorare il controllo glicemico e nel ridurre i trigliceridi, aspetti rilevanti in pazienti con MASH, spesso caratterizzati da comorbilità di tipo cardiometabolico.
Il potenziale di efimosfermin, sia come monoterapia che in combinazione con altre terapie in pipeline, potrebbe ridefinire l’approccio terapeutico alla SLD e offrire un’opzione pratica e ben tollerata, candidandosi a diventare un nuovo standard di cura entro il 2029, anno in cui è previsto il primo lancio commerciale.
Pipeline epatologica in espansione
Questa acquisizione consolida ulteriormente l’impegno di GSK nell’ambito delle patologie epatiche fibrotiche, rafforzando una pipeline già focalizzata su malattie virali come l’epatite B cronica e sulle forme steatosiche non virali. L’operazione si inserisce nella strategia di ricerca e sviluppo dell’azienda, orientata a interventi di precisione basati sulla comprensione dei meccanismi immunitari e autoflogistici alla base della progressione fibrotica.
Il Chief Scientific Officer di GSK, Tony Wood, ha sottolineato come la classe dei FGF21 analoghi rappresenti una delle aree più promettenti nella terapia della MASH, grazie a evidenze preliminari di reversibilità della cirrosi, e come efimosfermin, grazie alla sua posologia mensile e al profilo di tollerabilità, possa definire un nuovo paradigma terapeutico.
La transazione prevede inoltre il trasferimento di BP Asset IX, Inc., società controllata da Boston Pharmaceuticals titolare dei diritti di efimosfermin, con GSK che si farà carico anche di milestone successivi e royalty a favore di Novartis, che aveva inizialmente sviluppato il candidato farmaco prima della cessione a Boston Pharmaceuticals.
Prospettive future
L’accordo testimonia il crescente interesse industriale per le patologie epatiche metaboliche, segmento fino a pochi anni fa privo di trattamenti farmacologici approvati e oggi oggetto di investimenti strategici da parte delle principali aziende farmaceutiche. Con efimosfermin, GSK punta a consolidare la propria presenza nel settore e a rispondere a un’esigenza terapeutica insoddisfatta a livello globale.
Se confermati i risultati preliminari, la molecola potrebbe non solo migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti affetti da MASH e ALD, ma anche contribuire in modo significativo a ridurre l’onere socioeconomico legato alle complicanze avanzate della SLD.
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