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Sclerosi multipla: natalizumab migliora produttività dei pazienti che lavorano

Biogen presenta nuovi dati a 12 mesi su tofersen, una molecola antisenso sperimentale per il trattamento delle persone colpite da SLA con mutazione SOD1

Un anno di trattamento con natalizumab ha migliorato la capacità lavorativa dei pazienti affetti da sclerosi multipla recidivante-remittente (RRMS)

Lo studio TITAN, pubblicato sulla rivista “Neurology and Therapy”, ha evidenziato che un anno di trattamento con natalizumab ha migliorato la capacità lavorativa dei pazienti affetti da sclerosi multipla recidivante-remittente (RRMS), minimizzando la perdita di ore lavorative dovuta a malattia, migliorando l’efficienza e attenuando l’impatto complessivo della malattia sulla produttività.

Efficacia del trattamento sulla qualità della vita
La sclerosi multipla è una patologia infiammatoria che danneggia il sistema nervoso centrale, causando sintomi neurologici che possono compromettere le capacità motorie e cognitive, influenzando la qualità della vita e la produttività lavorativa.

Poiché la malattia insorge generalmente tra i 20 e i 40 anni, il suo impatto sul mondo del lavoro è particolarmente significativo. In Francia, infatti, otto persone su dieci con sclerosi multipla segnalano una riduzione della produttività.

Negli ultimi anni, l’introduzione di terapie modificanti la malattia (DMT) ha dimostrato di migliorare la capacità lavorativa dei pazienti. Lo studio TITAN è stato condotto proprio per valutare gli effetti di natalizumab su soggetti affetti da RRMS e impiegati nel mondo del lavoro.

La ricerca, finanziata da Biogen, ha coinvolto 162 pazienti trattati con natalizumab per la prima volta o dopo un’unica infusione precedente. L’età media dei partecipanti era di 36,8 anni e il 76% erano donne.

Nell’anno precedente l’inizio della terapia, l’80,6% dei pazienti aveva sperimentato recidive, di cui il 48,1% ne aveva riportata almeno una. Dopo sei mesi di trattamento, i ricercatori hanno osservato un miglioramento significativo nell’impatto della malattia sull’attività lavorativa, benefici mantenuti anche a un anno e a 18 mesi dall’inizio della terapia.

Diminuito il numero di recidive annuali
Il numero di ore lavorate dai partecipanti allo studio è diminuito nel primo anno di terapia, in coincidenza con il lockdown da COVID-19, influenzando la produttività generale.

Tuttavia, analizzando i dati al netto della pandemia, si è evidenziato un effetto positivo del trattamento:
• i pazienti con una disabilità lieve hanno registrato un incremento di 190,7 ore lavorative annue;
• al contrario, le persone che hanno subito un aggravamento della malattia hanno subito una riduzione di 315 ore;
• nei pazienti con una malattia stabile, il calo delle ore lavorative è stato più contenuto, pari a 76,9 ore.

Nel caso di soggetti che avevano già preso congedi per malattia legati alla sclerosi multipla, il tempo di lavoro è rimasto pressoché stabile (1.298 vs. 1.247 ore annue). Dopo 12 mesi, la percentuale di pazienti che ha usufruito di almeno un periodo di assenza per malattia è rimasta simile al periodo precedente la terapia (64,2% vs. 66%), mentre è aumentata la quota di coloro con tre o più periodi di congedo (19,1% vs. 10,5%).

Secondo i risultati dello studio, dopo un anno di trattamento con natalizumab si sono riscontrati miglioramenti significativi nella riduzione delle ore perse sul logo di lavoro per motivi di salute (da 25,3% a 17%), dell’efficienza lavorativa (da 25,2% a 18,4%) e dell’impatto complessivo della sclerosi multipla sull’attività (da 37% a 26,3%).

Inoltre, il benessere psicologico dei pazienti è migliorato, con una riduzione dei punteggi dell’impatto psicologico sulla Multiple Sclerosis Impact Scale (da 31,8 a 26,7) e del carico fisico della malattia (da 19,4 a 16,7). Tuttavia, secondo il test EQ-5D-3L, la qualità della vita generale è rimasta stabile.

Dal punto di vista clinico, il numero di recidive annuali è diminuito sensibilmente (da 1,2 a 0,1). Sebbene il punteggio sulla scala EDSS sia migliorato nel complesso, la maggior parte dei pazienti (77,4%) ha mantenuto un livello di disabilità stabile dopo un anno di trattamento.

Conclusioni dello studio TITAN
Entro sei mesi dall’inizio della terapia con natalizumab, i pazienti hanno riferito miglioramenti nella funzione lavorativa, con una riduzione dell’assenteismo e dell’impatto generale della malattia sulla produttività. Questi benefici si sono mantenuti fino a 18 mesi di follow-up.

Secondo i ricercatori, i risultati suggeriscono che un trattamento precoce con natalizumab possa contribuire a migliorare la capacità lavorativa dei pazienti con sclerosi multipla, riducendo il carico economico della malattia e incrementando la qualità della vita.

Bibliografia:
Vermersch P, Kwiatkowski A, de Sèze J, et al. Impact of Natalizumab on Productivity and Ability to Work in Patients with Multiple Sclerosis in France: The TITAN Study. Neurol Ther. 2025 Apr 10. doi: 10.1007/s40120-025-00725-x. Epub ahead of print. leggi

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