“Giacomo Boni, l’archeologo del Foro Romano” per “Italia. Viaggio nella bellezza” e a seguire “Bari. La porta d’Oriente” stasera su Rai Storia
“Noi italiani che possediamo tanto tesoro, meriteremo sia nostro, continuando a riscattarlo dall’oblio, a studiarlo con amore, e ponendo quanti ne son degni in condizione di leggere e intendere le dure, ma sapienti, lezioni delle sue pagine immortali”. Parole di Giacomo Boni, uno dei più celebri archeologi italiani tra Ottocento e Novecento. A cento anni dalla sua morte, lo Speciale “Giacomo Boni, l’archeologo del foro romano” firmato da Ilaria Scala con la regia di Marzia Marzolla – in onda lunedì 12 maggio alle 21.10 in prima visione su Rai Storia per “Italia. Viaggio nella bellezza” – ripercorre le tappe della sua vita, la sua carriera, gli studi e le passioni di un uomo che visse la ricerca archeologica come una missione.
Era veneziano e la sua città è stata la sua scuola di formazione, partecipando attivamente al dibattito per la sua modernizzazione. Si occupa di restauro, di architettura, di botanica e stabilì importanti rapporti con gli intellettuali dell’epoca, soprattutto all’estero. Viaggia molto e instancabilmente. Visita tutta l’Italia per inventariare le meraviglie del Paese, alcune ancora sconosciute o dimenticate, talune nascoste dall’asperità del territorio. Quando riceve l’incarico di direttore degli scavi del foro romano, Giacomo Boni inizia un lavoro di scoperta dei contesti archeologici forensi che si concluse solo con la sua morte, avvenuta a Roma il 10 luglio del 1925. Il suo interesse scientifico primario è la ricerca della Roma delle origini, quella città che aveva cambiato le sue forme per cedere il passo alla Roma imperiale. Promotore del metodo stratigrafico, scava anche sul colle Palatino, dove abita e dove a tutt’oggi riposa il suo corpo. Araldo della romanità, è uno studioso di fama internazionale, e senatore del Regno, nominato per merito nel 1923 dal governo Mussolini.
A seguire, città di mare e di fede, approdo, porto, luogo di commercio e incontro di culture: è Bari la protagonista di “Storia delle nostre città”, in onda lunedì 12 maggio alle 22.10 su Rai Storia. L’insediamento più antico nella penisola su cui sorge la città vecchia risale all’Età del Bronzo e nel terzo secolo a.C. la città è già un fiorente ed attivo porto delle popolazioni della Peucezia, che occupavano un territorio centrale dell’antica Puglia. I pericoli, in quel periodo giungono dal mare e Bari resiste a lungo alle invasioni dei greci, ma poi viene conquistata dai romani che la qualificano come municipium e la fanno diventare un importante centro commerciale.
Alla caduta dell’Impero, Bari si trova coinvolta nelle lotte fra Bizantini e Longobardi: nell’879 la città cade sotto il dominio dei saraceni venendo in seguito riconquistata dai bizantini. In quel periodo diventa il maggior centro politico, militare ed economico dell’impero d’oriente e sede del catapano che governava tutti i territori di Bisanzio in Occidente.
Attorno all’anno 1000, Bari subisce nuovi assalti da parte dei pirati saraceni, il più grave nel 1002 e si protrae con un lungo assedio dal quale viene salvata grazie all’intervento della flotta veneziana guidata dal doge Orseolo II. Il dominio bizantino termina nel 1071, quando il normanno Roberto il Guiscardo la conquista.
Sotto la dominazione normanna il porto di Bari assume grande notorietà e insieme a Brindisi diviene uno dei principali porti d’imbarco per le crociate. Con l’arrivo, nel 1087, delle reliquie di san Nicola di Mira, Bari diventa anche un importante centro religioso. Infatti, nel 1096 dopo la predicazione di Pietro l’eremita, guerrieri provenienti da ogni parte d’Europa affluiscono a Bari per recarsi alla prima Crociata.
Il dominio normanno caratterizzato inizialmente da una certa tranquillità termina nel 1156 quando Guglielmo I, detto il Malo, assalta la città e la rade al suolo, salvando solo la basilica di San Nicola. La città viene ricostruita dagli svevi che danno inizio ad uno dei periodi più fiorenti. Federico II, il sovrano illuminato, dà nuovo impulso alle attività portuali e industriali, restaura il Castello e alla sua Corte fiorirono le arti e la cultura nel tredicesimo e quattordicesimo secolo.
Con gli angioini, invece, Bari decade, ma si risolleva nel sedicesimo secolo con Isabella d’Aragona che raggiunge Bari nel 1501. Sotto Isabella la città vive un periodo di notevole prosperità. Alla morte gli succede la figlia Bona che si trasferisce a Bari e regna con tanta saggezza che i baresi la seppelliscono in San Nicola nel 1557. Tra alterne fortune, sotto la dominazione spagnola e quella borbonica, si giunge al 1813 quando col decreto di Gioacchino Murat, cognato di Napoleone e re del Regno delle due Sicilie, si inizia la costruzione della città nuova.

