Diabete: per la protezione cardiovascolare dei pazienti, semaglutide efficace anche in compresse secondo i dati dello studio SOUL
Non solo combatte il diabete e fa perdere peso, ma protegge la salute del cuore in tutti i pazienti ad alto rischio cardiovascolare. Con una compressa si riduce il rischio di infarto, ictus e mortalità in chi soffre di diabete di tipo 2.
Lo sottolineano i risultati di uno studio internazionale denominato SOUL presentato per la prima volta al congresso dell’American College of Cardiology (ACC), secondo cui l’agonista GLP-1 semaglutide previene eventi cardiovascolari gravi in tutti i pazienti ad alto rischio in cui ne sia indicato l’uso per la presenza di diabete.
La ricerca, di cui sono ora disponibili i risultati definitivi ha coinvolto 9650 persone con diabete di tipo 2 e malattia cardiovascolare e/o insufficienza renale cronica, trattate con semaglutide per via orale o con placebo e seguite per 5 anni.
Il trial SOUL ha evidenziato come l’uso di questo agonista del recettore GLP-1 in forma orale possa ridurre del 14% il rischio di mortalità cardiovascolare, infarto miocardico non fatale e ictus non fatale in pazienti con diabete di tipo 2 e malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD) e/o nefropatia cronica (CKD).
Semaglutide è un analogo del GLP-1 che agisce stimolando la secrezione insulinica glucosio-dipendente, inibendo la secrezione di glucagone e rallentando lo svuotamento gastrico, contribuendo così al miglior controllo glicemico e alla riduzione del peso corporeo. Inizialmente sviluppato come formulazione iniettabile settimanale, semaglutide è disponibile anche in compresse, rispondendo alle esigenze di pazienti e medici che preferiscono evitare terapie iniettabili.
Risultati del trial SOUL: efficacia cardiovascolare e metabolica
Lo studio SOUL ha coinvolto 9.650 pazienti con un’età media di 66 anni, dei quali il 70,7% con coronaropatia, il 23,1% con scompenso cardiaco e il 21,1% con patologia cerebrovascolare. Dopo un follow-up medio di 47,5 mesi, il gruppo trattato con semaglutide orale ha mostrato una riduzione significativa del rischio di eventi cardiovascolari rispetto al gruppo placebo (12,0% vs 13,8%; HR 0,86; 95% CI 0,77-0,96), con un numero necessario da trattare (NNT) pari a 50 per prevenire un evento avverso maggiore.
Gli endpoint secondari hanno evidenziato una riduzione del 26% del rischio di infarto miocardico non fatale e una minore incidenza di rivascolarizzazione coronarica (HR 0,75; 95% CI 0,62-0,90). Anche i parametri metabolici hanno mostrato un miglioramento significativo: i pazienti trattati con semaglutide hanno registrato una perdita di peso media di 4,22 kg e una riduzione dei livelli di emoglobina glicata e proteina C-reattiva ad alta sensibilità.
Commento dei cardiologo italiani
Il professor Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC), sottolinea “l’effetto di protezione cardiovascolare è netto, oltre che indipendente dall’eventuale trattamento con farmaci inibitori indicati nella terapia per il diabete (SGLT2), l’utilizzo della pillola a base di semaglutide migliora la salute di cuore e vasi e previene la progressione dell’aterosclerosi. Questo agonista GLP-1 ha un’efficacia superiore rispetto a qualsiasi altra terapia orale anche nella riduzione dei valori di emoglobina glicata e nella diminuzione del peso corporeo, e tutto questo si traduce in una consistente azione protettiva sull’apparato cardiovascolare”.
Lo studio SOUL ha confermato la sicurezza e tollerabilità d’uso di semaglutide e sulla base dei nuovi risultati di protezione cardiovascolare è stata richiesta a Fda ed Ema un’estensione dell’indicazione d’uso per la riduzione del rischio cardiovascolare.
“Dobbiamo tenere presente che una persona con diabete su tre ha anche una malattia cardiovascolare, perciò, è cruciale avere terapie che possano incidere su entrambe le condizioni – aggiunge Ciro Indolfi, presidente della Federazione Italiana di Cardiologia (FIC) – Il meccanismo d’azione e gli effetti di semaglutide orale rendono perciò questo trattamento il gold standard per intervenire tempestivamente sulla riduzione del rischio cardiovascolare nelle persone con diabete di tipo 2”.
Vantaggi e limiti rispetto alle formulazioni iniettabili
Le precedenti evidenze cliniche avevano già dimostrato i benefici cardiovascolari del semaglutide iniettabile. Lo studio SUSTAIN-6, condotto su pazienti con diabete di tipo 2 ad alto rischio cardiovascolare, aveva già evidenziato una riduzione degli eventi cardiovascolari con l’uso della formulazione settimanale. Analogamente, il trial FLOW aveva mostrato un effetto protettivo sulla funzione renale nei pazienti con diabete e CKD. Tuttavia, mentre nel FLOW il semaglutide ha dimostrato di ridurre il rischio di eventi renali, nel SOUL non si è osservata una significativa differenza sugli outcome renali tra il gruppo trattato e il placebo, probabilmente per le caratteristiche della popolazione inclusa, con una funzione renale relativamente preservata al basale.
Un aspetto rilevante è la maggiore accettabilità della formulazione orale da parte dei pazienti. La riluttanza nei confronti delle terapie iniettabili, sia da parte dei medici che dei pazienti, è un ostacolo ben documentato. Secondo il principale autore dello studio, Darren McGuire, molti pazienti sono restii all’uso di iniettabili, nonostante la tecnologia attuale renda le iniezioni quasi impercettibili.
Tuttavia, la biodisponibilità del semaglutide orale rimane inferiore rispetto alla formulazione iniettabile. il che potrebbe influenzarne l’efficacia. Per questo motivo, nei pazienti che tollerano l’iniezione e hanno accesso alla terapia iniettabile, quest’ultima potrebbe essere preferibile.
“Dobbiamo tenere presente che una persona con diabete su tre ha anche una malattia cardiovascolare, perciò, è cruciale avere terapie che possano incidere su entrambe le condizioni – aggiunge Ciro Indolfi, presidente della Federazione Italiana di Cardiologia (FIC) – Il meccanismo d’azione e gli effetti di semaglutide orale rendono perciò questo trattamento il gold standard per intervenire tempestivamente sulla riduzione del rischio cardiovascolare nelle persone con diabete di tipo 2”.

