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Carcinoma polmonare: pembrolizumab efficace sia sottocute sia in via endovenosa

Krebs von den Lungen-6 (KL-6), proteina surfattante D (SP-D), e interleuchina-8 (IL-8): identificati biomarcatori solubili per la diagnosi di SSc-ILD

Per Pembrolizumab sottocute, efficacia paragonabile alla via endovenosa nel carcinoma polmonare non a piccole cellule metastatico

Recentemente, la comunità oncologica ha rivolto una crescente attenzione verso modalità di somministrazione alternative dei trattamenti immunoterapici sviluppati inizialmente per la somministrazione endovenosa. Nello studio di fase III MK-3475A-D77, presentato al Congresso europeo sul cancro polmonare 2025 (abstract 8MO), la formulazione sottocutanea di pembrolizumab ha dimostrato la non inferiorità nell’esposizione dell’area sotto la curva (AUC) del primo ciclo e nelle concentrazioni di fondo allo stato stazionario rispetto al pembrolizumab per via endovenosa (IV).

Pembrolizumab è un anticorpo monoclonale che inibisce il recettore PD-1, bloccando l’interazione con i suoi ligandi PD-L1 e PD-L2, e ripristinando così la risposta immunitaria antitumorale. La nuova formulazione sottocutanea combina pembrolizumab con berahyaluronidasi alfa, un enzima che facilita l’assorbimento del farmaco.

Commentando i risultati, la Prof.ssa Rosalyn Juergens della McMaster University, Hamilton, ON, Canada, afferma: “Ci sono stati risultati positivi e approvazioni con altri agenti immunoterapici SC, come atezolizumab e nivolumab; tuttavia, i dati dello studio MK-3475A-D77 sono particolarmente importanti vista la frequenza con cui pembrolizumab viene utilizzato per trattare il NSCLC e altri tipi di tumore”.

Non solo la somministrazione di immunoterapia per via SC potrebbe potenzialmente ridurre il numero e la durata delle visite ambulatoriali, rappresentando così un’opzione preferita dai pazienti rispetto alla terapia per via endovenosa ma potrebbe anche comportare notevoli vantaggi finanziari in contesti sanitari con risorse limitate. “Poiché i pazienti affetti da carcinoma polmonare vivono più a lungo e ricevono il trattamento per molti anni, è necessario trovare delle efficienze”, commenta Juergens, che sottolinea come la somministrazione di SC sia legata a una riduzione della preparazione in farmacia, del tempo di somministrazione da parte del personale infermieristico, dell’occupazione della poltrona per l’infusione e a un minor numero di AE correlati all’infusione rispetto alla somministrazione per via endovenosa. “Tuttavia, i risparmi sui costi indiretti potrebbero dover essere valutati e bilanciati con i costi potenzialmente più elevati legati alla dose maggiore di pembrolizumab nella formulazione SC”.

Dettagli dello studio clinico di fase III MK-3475A-D77
Lo studio di fase III MK-3475A-D77 ha valutato la non inferiorità della somministrazione sottocutanea di pembrolizumab rispetto alla tradizionale via endovenosa, in combinazione con la chemioterapia, in pazienti adulti con NSCLC metastatico non precedentemente trattati. Questo studio randomizzato e a braccio aperto ha coinvolto 377 pazienti, assegnati in rapporto 2:1 a ricevere pembrolizumab sottocutaneo 790 mg o endovenoso 400 mg ogni sei settimane, entrambi in associazione a una chemioterapia a base di platino.

I risultati hanno evidenziato che la formulazione sottocutanea ha raggiunto gli endpoint primari farmacocinetici di non inferiorità. In particolare, l’area sotto la curva (AUC) dell’esposizione a pembrolizumab durante il primo ciclo e la concentrazione minima (Ctrough) allo stato stazionario sono risultate comparabili tra le due modalità di somministrazione. Gli endpoint secondari, riguardanti efficacia e sicurezza, hanno mostrato risultati generalmente coerenti tra le due formulazioni. L’azienda produttrice, MSD, ha annunciato l’intenzione di presentare questi dati alle autorità regolatorie globali nel prossimo futuro.

Prospettive future
L’introduzione della formulazione sottocutanea di pembrolizumab rappresenta un passo avanti significativo nell’ottimizzazione delle terapie immuno-oncologiche. Ulteriori studi saranno necessari per valutare l’impatto a lungo termine di questa modalità di somministrazione sulla qualità di vita dei pazienti, sull’aderenza al trattamento e sui costi complessivi della cura. L’adozione di questa nuova formulazione potrebbe migliorare l’accesso alle terapie e offrire una maggiore flessibilità nel trattamento del NSCLC metastatico.

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