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Parkinson: entro il 2025 numero di pazienti destinato a raddoppiare

La tecnologia digitale abilitata all'intelligenza artificiale della compagnia PreciseDx è in grado di diagnosticare accuratamente la malattia di Parkinson in fase iniziale

Le proiezioni globali indicano un significativo aumento dei casi di malattia di Parkinson entro il 2050: lo rivela uno studio pubblicato su BMJ

Le proiezioni globali indicano un significativo aumento dei casi di malattia di Parkinson entro il 2050. Secondo uno studio pubblicato su BMJ basato sui dati del Global Burden of Disease Study 2021, il numero di persone affette da Parkinson potrebbe raggiungere i 25,2 milioni, con un incremento del 112% rispetto al 2021. L’invecchiamento della popolazione rappresenta il principale fattore responsabile di questa crescita, contribuendo per l’89% all’aumento dei casi. Altri elementi rilevanti includono la crescita demografica (20%) e i cambiamenti nella prevalenza della malattia (3%).

Il progressivo aumento dei casi rappresenta una sfida per i sistemi sanitari, in quanto la malattia di Parkinson comporta un’elevata necessità di cure a lungo termine. I pazienti necessitano di trattamenti farmacologici, terapie riabilitative e supporto psicologico, implicando un carico significativo anche per le famiglie e i caregiver. Il costo economico complessivo legato al trattamento e alla gestione della malattia è destinato ad aumentare considerevolmente nei prossimi decenni.

Differenze regionali e fattori socio-economici
Lo studio evidenzia significative variazioni geografiche nella prevalenza del Parkinson. Le regioni con un indice socio-demografico (SDI) medio sono previste subire il maggiore incremento percentuale nella prevalenza complessiva (+144%) e nella prevalenza standardizzata per età (+91%). Tra le aree maggiormente colpite spicca l’Asia Orientale, dove si prevede il maggior numero di casi (10,9 milioni entro il 2050), seguita dall’Africa Subsahariana occidentale, che mostrerà l’aumento percentuale più rilevante (+292%).

Nei Paesi con SDI medio, la combinazione di invecchiamento della popolazione e crescita economica porta a un aumento dei fattori di rischio ambientali, come l’inquinamento e l’esposizione a pesticidi. Parallelamente, le transizioni demografiche ed epidemiologiche determinano un accesso limitato a cure specialistiche, con un impatto negativo sulla diagnosi precoce e sul trattamento adeguato della malattia.

Implicazioni di genere e fasce d’età
Le proiezioni indicano inoltre un aumento del divario di prevalenza tra uomini e donne. Nel 2050, il rapporto standardizzato uomo-donna salirà da 1,46 a 1,64. Anche l’età media dei pazienti aumenterà, con il gruppo di età superiore agli 80 anni che registrerà l’incremento più marcato nei casi (+196%).

Questa disparità di genere può essere attribuita a differenze biologiche, ormonali ed epigenetiche, ma anche a comportamenti e abitudini di vita. Gli uomini tendono a essere maggiormente esposti a fattori di rischio ambientali e lavorativi, come l’utilizzo di pesticidi e solventi. D’altra parte, le donne mostrano una maggiore resistenza neurobiologica, potenzialmente legata alla protezione esercitata dagli estrogeni.

Le fasce di età avanzata saranno quelle maggiormente colpite, ma è previsto anche un aumento nei giovani adulti e nelle persone di mezza età. Questa tendenza è in parte legata a migliori capacità diagnostiche e a una maggiore consapevolezza della malattia, che consente di intercettare i casi in fase iniziale.

Ruolo dei fattori modificabili
Oltre all’invecchiamento, lo stile di vita e i fattori ambientali giocano un ruolo cruciale nella diffusione del Parkinson. La riduzione dell’attività fisica e l’esposizione ad agenti inquinanti contribuiscono all’aumento dei casi. Lo studio stima che un incremento del 20% nell’attività fisica potrebbe ridurre il numero di casi del 2,6%, mentre l’eliminazione totale del fumo porterebbe a un incremento del 10,6% dei casi, riflettendo il controverso effetto protettivo della nicotina sulla malattia.

L’attività fisica regolare è considerata uno dei principali fattori protettivi, in quanto contribuisce a migliorare la plasticità neuronale e a ridurre lo stress ossidativo. Anche la riduzione dell’inquinamento atmosferico e l’adozione di una dieta ricca di antiossidanti possono svolgere un ruolo preventivo.

Per quanto riguarda il fumo, numerosi studi hanno evidenziato un apparente effetto protettivo nei confronti del Parkinson, attribuito alle proprietà neuroprotettive della nicotina. Tuttavia, i danni complessivi derivanti dal tabagismo superano ampiamente i potenziali benefici, rendendo prioritario perseguire strategie di cessazione del fumo.

Prospettive future
L’aumento dei casi di Parkinson nei prossimi decenni solleva questioni urgenti per i sistemi sanitari di tutto il mondo. Saranno necessari investimenti in ricerca per lo sviluppo di terapie innovative e strategie di prevenzione. Allo stesso tempo, politiche sanitarie mirate a promuovere l’attività fisica e a limitare l’esposizione agli inquinanti ambientali potranno contribuire a contenere l’impatto della malattia.

Un approccio multidisciplinare sarà essenziale per affrontare questa sfida. La creazione di reti integrate di assistenza, che includano neurologi, fisioterapisti, psicologi e assistenti sociali, consentirà una gestione più efficace della malattia. La telemedicina e le tecnologie digitali potranno supportare il monitoraggio continuo dei pazienti e migliorare l’accesso alle cure, soprattutto nelle aree rurali e meno sviluppate.

Infine, campagne di sensibilizzazione pubblica potranno contribuire a ridurre lo stigma associato alla malattia di Parkinson e a promuovere diagnosi precoci, facilitando interventi tempestivi e migliorando la qualità della vita dei pazienti.

Bibliografia
Su D, et al. Projections for prevalence of Parkinson’s disease and its driving factors in 195 countries and territories to 2050: modelling study of Global Burden of Disease Study 2021. BMJ 2025;388:e080952. DOI: 10.1136/bmj-2024-080952 leggi

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