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Carcinoma ovarico resistente al platino: speranze da nuovo coniugato anticorpo

Carcinoma ovarico avanzato e recidivato, BRCA-mutato: l'inibitore di PARP rucaparib ha migliorato significativamente la sopravvivenza libera da progressione

Nuovo coniugato anticorpo farmaco promettente per il carcinoma ovarico resistente al platino secondo lo studio MIRASOL

Il carcinoma ovarico rappresenta una delle principali cause di mortalità tra le neoplasie ginecologiche. Nonostante i progressi terapeutici, molte pazienti sviluppano una resistenza ai trattamenti a base di platino, rendendo necessaria l’introduzione di terapie innovative. In questo contesto, mirvetuximab soravtansine emerge come una promettente opzione terapeutica per le pazienti affette da carcinoma ovarico resistente al platino e con elevata espressione del recettore alfa dei folati (FRα).

L’analisi finale dello studio di conferma di Fase 3 MIRASOL, che ha valutato l’efficacia e la sicurezza di mirvetuximab soravtansina in donne con carcinoma ovarico platino-resistente (PROC) positivo al recettore del folato alfa (FRα) rispetto alla chemioterapia. A 30,5 mesi di follow-up mediano, il trattamento con il coniugato anticorpo farmaco ha continuato a mostrare miglioramenti significativi nella sopravvivenza libera da progressione (PFS) e nella sopravvivenza globale (OS) rispetto alla chemioterapia di scelta dello sperimentatore (IC).

Le pazienti affette da carcinoma ovarico si presentano spesso con una malattia in fase avanzata e sono storicamente trattate per la prima volta con una chemioterapia a base di platino, alla quale possono diventare resistenti e richiedere un’altra terapia, come il nuovo farmaco.

I dati sono stati resi noti in una presentazione orale late-breaking al meeting annuale della Society of Gynecologic Oncology (SGO), a Seattle (Usa).

Negli Stati Uniti, il carcinoma ovarico è la principale causa di morte per tumori ginecologici. Ogni anno, circa 20mila donne ricevono una diagnosi. Sfortunatamente, la maggior parte delle pazienti sviluppa una malattia resistente al platino, difficile da trattare. In questo contesto, i chemioterapici a singolo agente sono associati a un beneficio minimo in termini di sopravvivenza e aggiungono un carico significativo di tossicità.

Meccanismo d’azione di mirvetuximab soravtansine
Mirvetuximab soravtansine è un coniugato anticorpo-farmaco (ADC) composto da un anticorpo monoclonale diretto contro FRα, legato a DM4, un potente agente citotossico che inibisce la funzione dei microtubuli, fondamentali per la divisione cellulare. Questo meccanismo consente al farmaco di legarsi selettivamente alle cellule tumorali che esprimono FRα, rilasciando il carico citotossico all’interno della cellula e minimizzando l’effetto sulle cellule sane.

Risultati dello studio di fase III MIRASOL
Lo studio clinico di fase III MIRASOL ha valutato l’efficacia e la sicurezza di mirvetuximab soravtansine rispetto alla chemioterapia scelta dall’investigatore in pazienti con carcinoma ovarico sieroso di alto grado, resistente al platino e con elevata espressione di FRα. Lo studio ha coinvolto 453 pazienti, suddivise in due gruppi: uno trattato con mirvetuximab soravtansine e l’altro con chemioterapia standard (paclitaxel, doxorubicina liposomiale pegilata o topotecan).

I risultati hanno mostrato che il trattamento con mirvetuximab soravtansine ha portato a un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da progressione (PFS) e della sopravvivenza globale (OS) rispetto alla chemioterapia standard. In particolare, la PFS mediana è stata di 5,62 mesi nel gruppo mirvetuximab soravtansine rispetto a 3,98 mesi nel gruppo chemioterapia, con una riduzione del 37% del rischio di progressione o morte. La OS mediana è stata di 16,85 mesi nel gruppo mirvetuximab soravtansine rispetto a 13,34 mesi nel gruppo chemioterapia, con una riduzione del 32% del rischio di morte.

Il trattamento con mirvetuximab soravtansine è stato generalmente ben tollerato. Le reazioni avverse più comuni sono state visione offuscata, nausea, diarrea, affaticamento, dolore addominale, cheratopatia, secchezza oculare, costipazione, vomito, diminuzione dell’appetito, neuropatia periferica, cefalea, astenia, aumento dell’aspartato aminotransferasi e artralgia. Rispetto alla chemioterapia standard, mirvetuximab soravtansine è stato associato a tassi inferiori di eventi avversi di grado ≥3, eventi avversi seri e interruzioni del trattamento dovute a eventi avversi.

Prospettive future
L’approvazione di mirvetuximab soravtansine rilasciata dall’Fda nel 2022 e dall’Ema nel novembre 2024 rappresenta un passo significativo nel trattamento del carcinoma ovarico resistente al platino con elevata espressione di FRα. Le evidenze cliniche suggeriscono che questo farmaco potrebbe diventare una nuova opzione terapeutica standard per questa popolazione di pazienti. Ulteriori studi sono in corso per valutare l’efficacia di mirvetuximab soravtansine in combinazione con altre terapie e in stadi più precoci della malattia, con l’obiettivo di migliorare ulteriormente gli esiti clinici per le pazienti affette da carcinoma ovarico.

Bibliografia
Moore, K. N., Oza, A. M., Colombo, N., et al. (2023). Mirvetuximab Soravtansine in FRα-Positive, Platinum-Resistant Ovarian Cancer. New England Journal of Medicine, 389, 2162-2174. leggi

Osservatorio Malattie Rare. (2024). Tumore ovarico, approvazione della Commissione Europea per mirvetuximab soravtansine. leggi

National Cancer Institute. (2024). Mirvetuximab Soravtansine-Gynx Approved for Ovarian Cancer. leggi

A Study of Mirvetuximab Soravtansine vs. Investigator’s Choice (IC) of Chemotherapy in Platinum-Resistant, Advanced High-Grade Epithelial Ovarian, Primary Peritoneal, or Fallopian Tube Cancers With High Folate Receptor-Alpha (FRα) Expression (MIRASOL) leggi

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