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L’evoluzione del ruolo del patologo nella cura del carcinoma polmonare non a piccole cellule

Krebs von den Lungen-6 (KL-6), proteina surfattante D (SP-D), e interleuchina-8 (IL-8): identificati biomarcatori solubili per la diagnosi di SSc-ILD

Negli ultimi decenni, il ruolo del patologo nel trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) si è evoluto significativamente

Negli ultimi decenni, il ruolo del patologo nel trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) si è evoluto significativamente, passando da un’attività prevalentemente diagnostica a una funzione essenziale nella personalizzazione della terapia. L’assegnazione del premio Heine H. Hansen a Keith Kerr, professore di patologia presso l’Aberdeen University School of Medicine and Dentistry, ha sottolineato l’importanza del contributo della patologia alla gestione di questa neoplasia.

Questa disciplina ha visto una trasformazione radicale grazie all’introduzione di terapie mirate e immunoterapiche, che hanno richiesto una caratterizzazione sempre più dettagliata delle lesioni tumorali. Oggi, il patologo non si limita a classificare istologicamente il carcinoma polmonare, ma fornisce informazioni chiave per la scelta terapeutica, identificando biomarcatori predittivi di risposta ai farmaci.

Dalla morfologia alla biologia molecolare: una rivoluzione nella diagnosi
Un punto di svolta nella patologia toracica è stata l’introduzione della categoria “non-small cell lung carcinoma-not otherwise specified” (NSCLC-NOS), per quei casi in cui la diagnosi non poteva essere definita con certezza. Kerr e collaboratori hanno dimostrato l’utilità dell’immunoistochimica (IHC) per affinare la classificazione del tumore, consentendo un trattamento più mirato. Grazie a questi progressi, la suddivisione tra carcinoma squamoso e adenocarcinoma è divenuta fondamentale per indirizzare i pazienti verso il regime terapeutico più appropriato.

Parallelamente, la scoperta delle mutazioni attivanti di EGFR e delle fusioni di ALK ha rivoluzionato il paradigma terapeutico. I patologi hanno assunto un ruolo chiave nell’identificazione di queste alterazioni molecolari, rendendo possibile l’impiego di inibitori tirosin-chinasici (TKI) come osimertinib (EGFR-TKI) e alectinib (ALK-TKI). L’affinamento delle tecniche di sequenziamento del DNA ha permesso di individuare ulteriori mutazioni bersagliabili, come quelle di ROS1, BRAF e MET, ampliando così le opportunità terapeutiche.

Il contributo della patologia all’immunoterapia
Un’altra rivoluzione nella gestione del NSCLC è stata l’introduzione dell’immunoterapia. L’osservazione che il sistema immunitario può esercitare un’azione regressiva spontanea su alcuni tumori polmonari ha anticipato il successo clinico degli inibitori di checkpoint immunitari, come pembrolizumab e nivolumab, diretti contro PD-1. Il ruolo del patologo si è ampliato ulteriormente con la valutazione dell’espressione di PD-L1, biomarcatore essenziale per la selezione dei pazienti eleggibili a queste terapie.

Studi successivi hanno confermato che la risposta all’immunoterapia è influenzata non solo da PD-L1, ma anche dal carico mutazionale del tumore (TMB) e dalla presenza di mutazioni in geni chiave, come STK11 e KEAP1. L’integrazione di questi dati molecolari con le informazioni istopatologiche rappresenta una sfida cruciale per ottimizzare la selezione dei pazienti.

Prospettive future: intelligenza artificiale e nuove tecnologie
Con l’avvento di nuove tecnologie, la patologia oncologica sta entrando in una nuova era. L’intelligenza artificiale (IA) promette di rivoluzionare l’analisi dei campioni istologici, migliorando la precisione diagnostica e accelerando l’identificazione di biomarcatori. Tuttavia, è fondamentale che i patologi apprendano a utilizzare questi strumenti in modo critico, evitando di affidarsi esclusivamente a soluzioni automatizzate senza una corretta validazione clinica.

L’espansione dell’analisi del trascrittoma e del profilo epigenetico dei tumori aprirà nuove opportunità per la personalizzazione della terapia. Inoltre, il miglioramento delle tecniche di biopsia liquida consentirà di monitorare l’evoluzione del tumore in tempo reale, offrendo la possibilità di adattare il trattamento in base alle modificazioni genetiche emergenti.

La patologia toracica non è più una disciplina esclusivamente morfologica, ma un pilastro della medicina di precisione. Per affrontare le sfide future, i patologi devono assumere un ruolo sempre più proattivo, collaborando strettamente con oncologi e ricercatori per tradurre le scoperte scientifiche in benefici concreti per i pazienti.

Bibliografia
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