Artrite psoriasica: deucravacitinib migliora significativamente segni e sintomi della malattia dopo 16 settimane
Nei pazienti adulti affetti da artrite psoriasica attiva, deucravacitinib ha migliorato significativamente rispetto al placebo i segni e i sintomi della malattia dopo 16 settimane di trattamento, come emerso dai risultati dello studio di fase III POETYK PsA-2 presentati sotto forma di abstract al congresso 2025 dell’American Academy of Dermatology (AAD).
L’artrite psoriasica (PsA) è una malattia cronica, immunomediata, eterogenea con molteplici manifestazioni muscoloscheletriche e cutanee, tra cui artrite infiammatoria, entesite (infiammazione dell’inserzione tendinea), dattilite (gonfiore delle articolazioni delle dita delle mani e dei piedi) e lesioni psoriasiche della pelle e delle unghie. Fino al 30% dei pazienti con psoriasi svilupperà l’artrite psoriasica. Oltre alla perdita di funzionalità fisica, al dolore e alla stanchezza, la malattia può avere un impatto significativo sul benessere mentale ed emotivo dei pazienti, i quali sono anche a maggior rischio di gravi comorbilità come patologie cardiovascolari, sindrome metabolica, depressione e ansia.
Deucravacitinib è un inibitore orale, selettivo e allosterico della tirosina chinasi 2 (TYK2) che blocca la segnalazione di interleuchina (IL)-23, IL-12 e interferoni di tipo 1 (IFN), citochine chiave coinvolte nella patogenesi di molteplici malattie immunomediate. Alle dosi terapeutiche non inibisce JAK1, JAK2 o JAK3. È approvato in numerosi paesi in tutto il mondo per il trattamento degli adulti con psoriasi a placche da moderata a grave.
Il programma di fase III nell’artrite psoriasica
Lo sviluppo clinico di deucravacitinib nell’artrite psoriasica include due studi di fase III, multicentrici, randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo che valutano l’efficacia e la sicurezza nei pazienti di almeno 18 anni di età con artrite psoriasica attiva, POETYK PsA-1 e POETYK PsA-2.
POETYK PsA-1 ha arruolato circa 670 pazienti con PsA attiva non trattata in precedenza con un farmaco antireumatico biologico modificante la malattia (bDMARD naïve). POETYK PsA-2 ha arruolato circa 730 pazienti con PsA attiva che non avevano ricevuto bDMARD o erano stati precedentemente sottoposti a un trattamento con inibitori del TNFα. Entrambi gli studi includono un periodo di trattamento di 52 settimane, composto da un periodo di trattamento controllato con placebo fino alla settimana 16, seguito da una riassegnazione e da un periodo di trattamento attivo continuato dalla settimana 16 alla settimana 52. POETYK PsA-2 includeva anche un braccio apremilast come riferimento di sicurezza.
L’endpoint primario di entrambi gli studi era la percentuale di pazienti che raggiungeva una risposta ACR20 (un miglioramento di almeno il 20% rispetto al basale nei segni e nei sintomi della malattia) alla settimana 16. Importanti endpoint secondari sono stati valutati anche alla settimana 16 attraverso le misure dell’attività della malattia PsA. I partecipanti ai due trial che completano 52 settimane di trattamento sono potenzialmente idonei a iscriversi allo studio di estensione in aperto.
Miglioramento significativo dei segni e dei sintomi della malattia
Lo studio POETYK PsA-2 ha raggiunto l’endpoint primario, grazie a una quota significativamente maggiore di pazienti trattati con deucravacitinib che ha ottenuto la risposta ACR20 rispetto al placebo alla settimana 16 (rispettivamente 54,2% vs 39,4%; p=0,0002).
Inoltre il trattamento attivo ha consentito ai pazienti di raggiungere importanti endpoint secondari nell’attività della PsA alla settimana 16, dimostrando un miglioramento nei segni e sintomi clinici, nelle manifestazioni extra-articolari e nei risultati riferiti dai pazienti. Un numero significativamente maggiore di soggetti nel gruppo deucravacitinib ha ottenuto una risposta PASI 75 (una riduzione di almeno il 75% in confronto al basale nel punteggio dello Psoriasis Area and Severity Index, PASI) rispetto al placebo. Deucravacitinib ha inoltre comportato miglioramenti vs basale significativamente maggiori nell’Health Assessment Questionnaire-Disability Index (HAQ-DI) riferito dai pazienti rispetto al placebo (rispettivamente -0,32 vs -0,21; p=0,0013).
Il profilo di sicurezza complessivo dopo 16 settimane di trattamento è risultato coerente con quello stabilito in due precedenti studi sulla PsA e sulla psoriasi a placche da moderata a grave, senza nuovi segnali di sicurezza. Nei bracci placebo, deucravacitinib e apremilast sono stati segnalati eventi avversi rispettivamente nel 54,7%, 62,8% e 73,3% dei pazienti, e eventi avversi gravi rispettivamente nell’1,0%, 1,9% e 3,8%. Gli effetti collaterali hanno portato all’interruzione del trattamento rispettivamente nell’1,3%, 2,2% e 10,5% nei bracci placebo, deucravacitinib e apremilast.
«Data la natura complessa, multiforme ed eterogenea dell’artrite psoriasica, permane una significativa necessità di trattamenti orali sicuri ed efficaci» ha affermato Philip Mease, direttore della ricerca in reumatologia presso lo Swedish Medical Center/Providence St. Joseph Health e professore clinico presso la University of Washington School of Medicine, Seattle. «Questi risultati sono particolarmente incoraggianti perché supportano il potenziale di deucravacitinib di avere un impatto sia sui sintomi articolari che cutanei, oltre che sui risultati di qualità della vita riferiti dai pazienti. Insieme a una buona tollerabilità, questi dati mostrano che deucravacitinib può rappresentare una nuova e importante opzione di trattamento per questi pazienti».

