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Spondilite anchilosante, conferme di efficacia e sicurezza a 5 anni per bimekizumab

ernia del disco

Sono positivi i dati a 5 anni della fase di estensione in aperto (OLE) del trial di fase 2 BE AGILE relativi all’impiego di bimekizumab in pazienti affetti da spondilite anchilosante

I dati a 5 anni della fase di estensione in aperto (OLE) del trial di fase 2 BE AGILE relativi all’impiego di bimekizumab in pazienti affetti da spondilite anchilosante (SA), pubblicati su RMD Open, non hanno evidenziato nuovi segnali di safety a seguito dell’impiego dell’inibitore di IL17A e IL17F, mentre l’efficacia del trattamento si è mantenuta anche in un’analisi conservativa basata sull’imputazione dei non responder (Ndr: una tecnica statistica utilizzata negli studi clinici e in altri studi per gestire i dati mancanti, impiegata spesso nei trial clinici per trattare i pazienti che non hanno completato lo studio o che non hanno risposto al trattamento).

Va ricordato che bimekizumab ha ottenuto da tempo, in UE, l’approvazione per il trattamento  di adulti con spondiloartrite assiale attiva non radiografica, con segni oggettivi di infiammazione, come indicato dall’innalzamento della proteina C reattiva e/o dalla risonanza magnetica, che hanno risposto in modo insoddisfacente o sono intolleranti ai farmaci anti-infiammatori non steroidei, e per il trattamento di adulti con spondilortrite assiale attiva (sia radiografica che non radiografica) che hanno risposto in modo insoddisfacente o sono intolleranti alla terapia convenzionale.

Si è in attesa, invece, dell’approvazione della rimborsabilità del farmaco per queste indicazioni da parte di AIFA.

Razionale e disegno dello studio
Bimekizumab è un anticorpo monoclonale IgG1 che inibisce selettivamente l’IL-17F oltre all’IL-17A. È il primo anticorpo monoclonale diretto sia contro l’IL-17A che l’IL-17F ad essere approvato sia dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) che dalla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti per l’axSpA. Studi clinici precedenti hanno dimostrato che la doppia inibizione di IL-17A e IL-17F con bimekizumab porta a miglioramenti clinici rapidi e duraturi nei pazienti lungo l’intero spettro della malattia axSpA.
I risultati precedentemente pubblicati dello studio di fase 2b BE AGILE, che ha valutato diverse dosi di bimekizumab in adulti con r-axSpA, hanno riportato un miglioramento rapido e significativo dell’attività della malattia alla Settimana 12, mantenuto fino alla Settimana 48. Bimekizumab è risultato ben tollerato nello studio e il trattamento ha portato a miglioramenti degli outcome riferiti dai pazienti (PROs) e della qualità della vita correlata allo stato di salute.
Non solo: I dati pubblicati fino a 156 settimane (3 anni) di trattamento con bimekizumab hanno dimostrato un’efficacia e una sicurezza sostenute nel lungo termine.

In questo studio, i ricercatori hanno riportato i dati di sicurezza ed efficacia fino a 256 settimane di trattamento con bimekizumab (timepoint finale dello studio) nei pazienti con r-axSpA attraverso lo studio BE AGILE e la sua estensione in aperto (OLE).
Entrando nei dettagli dello studio, i pazienti con r-axSpA attiva che avevano completato lo studio BE AGILE (di fase 2, randomizzato e controllato della durata di 48 settimane con determinazione del dosaggio) potevano essere arruolati nello studio di estensione in aperto (OLE), nel corso del quale sono stati sottoposti a trattamento con bimekizumab 160 mg ogni 4 settimane.

Sono stati valutati, quindi, a 256 settimane, gli outcome di sicurezza (tassi di incidenza aggiustati per l’esposizione per 100 anni-paziente (EAIR) e di efficacia (binari: imputazione dei non responder, NRI, e caso osservato, OC; continui: imputazione multipla, MI).

Risultati principali
Considerando la safety, dalla settimana 0 alla settimana 256, 289 pazienti su 303 (95,4%) hanno manifestato almeno un evento avverso emergente a seguito del trattamento (TEAE); i più comuni erano la rinofaringite (21,8%) e le infezioni del tratto respiratorio superiore (14,5%).

Nel complesso, i risultati sull’EAIR sono risultati buoni per tutti gli AE considerati.
L’EAIR delle infezioni fungine è stato pari a 7,4 (infezioni da Candida: 2,6; candidosi orale: 2,2) e nessuna di queste è stata sistemica.
L’EAIR delle infezioni gravi è stato pari, invece, a 1,4 e non sono stati riportati casi di tubercolosi attiva.
L’EAIR della malattia infiammatoria intestinale attiva e dell’uveite anteriore è stato rispettivamente pari a 0,8 e 0,7.
Duecentodue pazienti su 303 (66,7%) hanno completato la settimana 256, mentre 42 pazienti (13,9%) hanno interrotto il trattamento a causa di TEAE.

Quanto all’efficacia del trattamento, quella già osservata alla settimana 48 è stata mantenuta per 5 anni. Alla settimana 256, l’analisi NRI ha mostrato che il 49,7% (OC: 73,1%) e il 41,6% (OC: 71,1%) dei pazienti ha raggiunto rispettivamente la risposta ASAS40 (Assessment of SpondyloArthritis International Society 40%) e un punteggio ASDAS (Axial Spondyloarthritis Disease Activity Score) di bassa attività di malattia.

Il punteggio medio (SE; MI) dell’ASDAS è migliorato da 3,9 (0,1) al basale a 2,1 (0,1) alla settimana 48, mantenendosi fino alla settimana 256. Inoltre, i miglioramenti relativi al dolore, alla fatigue, alla funzionalità fisica e alla qualità della vita correlata alla salute sono risultati anch’essi sostenuti nel tempo.

Considerazioni conclusive
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato, in primis, i dati soddisfacenti di EAIR relativi alle infezioni fungine, essendo noto il ruolo di controllo di queste infezioni da parte di IL-17.
I dati rassicurano: i casi di infezione da Candida sono risultati ridotti e non ci sono stati casi di candidosi sistemica, hanno sottolineato gli autori dello studio nella discussione del lavoro.

Quanto ai dati di efficacia, i ricercatori hanno notato come il trattamento con bimekizumab sia risultato efficace sia sul raggiungimento della risposta ASAS40 che della bassa attività di malattia anche all’analisi NRI, che assume che tutti i pazienti che non hanno completato lo studio siano considerati non responder. Questo metodo è considerato conservativo perché tende a sottostimare l’efficacia del trattamento, evitando di sovrastimarla ipotizzando esiti favorevoli per i pazienti con dati mancanti.
A detta dei ricercatori, questo è il primo studio ad aver riportato i dati sulla risposta ASAS40 fino a 5 anni che abbia utilizzato NRI come tecnica statistica in pazienti con r-axSpA trattati con un farmaco biologico. Ciò, quindi, rappresenta un ulteriore punto a favore dell’efficacia del farmaco in questi pazienti.

In conclusione, questa analisi dei dati a 5 anni sulla sicurezza e l’ efficacia a lungo termine fornisce ulteriori evidenze a supporto di bimekizumab come opzione di trattamento efficace per i pazienti con r-axSpA. Bimekizumab ha continuato a essere ben tollerato per tutta la durata dell’esposizione al trattamento (5 anni), senza l’emergere di nuovi segnali di sicurezza.

Il trattamento con bimekizumab ha garantito un’efficacia sostenuta nel lungo termine, con miglioramenti nell’attività di malattia, nei sintomi dei pazienti, nell’infiammazione, nella funzionalità fisica e nei tassi di remissione, portando in ultima analisi ad un miglioramento della qualità della vita.

Tali risultati, pertanto, concorrono all’ampliamento delle evidenze a supporto di bimekizumab nell’intero spettro della malattia axSpA, alla luce dei recenti risultati di fase 3 che ne dimostrano la sicurezza e l’efficacia sia nella nr-axSpA che nella r-axSpA.

Bibliografia
Deodhar A et al. Long-term safety and sustained efficacy of bimekizumab in patients with ankylosing spondylitis (radiographic axial spondyloarthritis): 5-year results from BE AGILE (phase 2b) and its open-label extension. RMD Open 2025;11:e005081. doi: 10.1136/rmdopen-2024-005081
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