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Calliope nelle radio e in digitale con “cuore/lingua”

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“cuore/lingua” è il nuovo singolo di CALLIOPE, progetto vincitore del premio Music is the Best 2024, la piattaforma di scouting per nuovi talenti di Panico Concerti

Il brano nasce nel 2021, in un periodo di profonda crisi personale e artistica: “cuore/lingua” si fa portavoce del dolore profondo dell’incomprensione, anche tra persone che si amano.

«Speravo di farmi capire senza bisogno di troppe spiegazioni – racconta Calliope – ma le mie parole sembravano non bastare mai. E nemmeno il silenzio. Questa frustrazione è diventata il nucleo emotivo del brano».

La canzone è nata in modo spontaneo, chitarra alla mano, in un pomeriggio d’inverno, «quando il buio arriva presto e ti fa credere che la notte sia più lunga del giorno».

Il fatto che testo e musica siano venuti alla luce insieme evidenzia in maniera ancora più decisa l’urgenza comunicativa di quel momento. L’autrice, ormai vicina alla resa, traccia un parallelismo tra la propria tristezza e la decadenza del paesaggio che la circonda, rendendo tangibile il senso di impotenza di fronte a una distanza emotiva che sembra incolmabile:
«Il testo, l’armonia e la melodia riflettono un paesaggio grigio, freddo e sbiadito, che si estendeva sia fuori dalla finestra che dentro di me».

Il sound intenso del ritornello incarna un grido liberatorio: Calliope riversa il suo  cuore, lo espone senza filtri, nella speranza di essere finalmente compresa. 

«A volte le sfumature sono sinonimo di possibilità, ma in quel caso risultavano paralizzanti: mi lasciavano sospesa, incapace di scegliere, definire, affermare. L’indefinito si è tradotto anche nelle scelte musicali. Quando siamo entrati in studio per  l’arrangiamento, l’obiettivo era trasformare quello stato d’animo in suono, creare una sinestesia tra il colore e il timbro. Abbiamo costruito un’atmosfera in bilico tra potenza ed evanescenza: chitarre elettriche profonde e scure, una batteria dal suono cupo e avvolgente, e un basso sempre presente, solido filo conduttore sotterraneo». 

Il risultato è un  brano che non cerca risposte, ma si lascia attraversare dal senso di distanza e incomunicabilità, restituendo l’esigenza di dire, di esprimere, di mettere il cuore sulla lingua, anche quando chi abbiamo di fronte sembra non ascoltare davvero.

«Ma l’amore, come gli uccelli migratori, tornerà al primo vento d’estate o lascerà dietro di sé solo macerie di conchiglie dopo la bufera?»

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