In questi versi di Salvatore Giordano si stratificano echi e interrogativi, il ciclo della vita si dispiega nel suo incessante divenire e decomporre
Salvatore Giordano, editor, saggista e scrittore, attraversa la parola come un territorio di scavo, di confronto e di rivelazione. Dopo una carriera nell’insegnamento delle Scienze sociali e una lunga esperienza nel mondo editoriale, approda alla poesia con una silloge che è insieme riflessione e materia viva, corpo e dissolvenza.
In questi versi si stratificano echi e interrogativi, il ciclo della vita si dispiega nel suo incessante divenire e decomporre. Il linguaggio, asciutto e tagliente, si fa strumento di indagine e resistenza, evocando immagini che si fondono e si dissolvono, in una tensione costante tra presenza e assenza, tra il dire e il tacere.
La poesia che chiude la raccolta si apre con un verso che suona come un monito e una constatazione: Siamo quel che siamo. Un viaggio senza redenzione, ma non senza consapevolezza. E proprio all’inizio del cammino, le parole tracciano fin da subito il confine della nostra natura.

