Nei pazienti con tumore del colon-retto, l’aggiunta di ipilimumab a nivolumab prolunga in modo statisticamente e clinicamente significativo la sopravvivenza libera da progressione
Nei pazienti con tumore del colon-retto non resecabile o metastatico, trattato o meno in precedenza, e con elevata instabilità dei microsatelliti (MSI-H) o deficit della riparazione dei mismatch del DNA (dMMR), l’aggiunta di ipilimumab a nivolumab prolunga in modo statisticamente e clinicamente significativo la sopravvivenza libera da progressione (PFS) rispetto al solo nivolumab. Lo dimostrano gli ultimi risultati dello studio di fase 3 CheckMate 8HW1, appena presentati al Gastrointestinal Cancers Symposium dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), a San Francisco, e pubblicati in contemporanea su The Lancet.
Nei pazienti trattati con la combinazione dei due immunoterapici gli autori hanno osservato una riduzione del 38% del rischio di progressione della malattia o di morte rispetto a quelli trattati con il solo nivolumab.
«Questi risultati, assieme al dato di PFS superiore con nivolumab più ipilimumab rispetto alla chemioterapia in prima linea, riportato in precedenza, sanciscono il ruolo di nivolumab più ipilimumab come nuovo standard di cura», ha dichiarato Thierry Andre, dell’Università della Sorbona e dell’Hôpital Saint Antoine di Parigi, che ha presentato gli ultimi risultati dello studio al simposio.
Lo studio CheckMate 8HW
Lo studio CheckMate 8HW (NCT04008030), tuttora in corso, è un trial internazionale randomizzato, in aperto, disegnato per valutare nivolumab più ipilimumab rispetto al solo ipilimumab e rispetto alla chemioterapia in tutte le linee di terapia, compresa la prima linea, per il trattamento di pazienti con carcinoma del colon-retto non resecabile o metastatico con MSI-H/dMMR, naïve all’immunoterapia.
I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale e in rapporto 2:2:1 a tre bracci differenti. Nel braccio della combinazione, 354 pazienti sono stati trattati per via endovenosa con nivolumab 240 mg e ipilimumab 1 mg/kg ogni 3 settimane, per quattro volte, e poi con nivolumab 480 mg ogni 4 settimane. Nel braccio della monoterapia 353 pazienti sono stati trattati con il solo nivolumab alla dose di 240 mg ogni 2 settimane per sei volte, e poi con 480 mg ogni 4 settimane. Nel terzo braccio, invece, i pazienti sono stati trattati con una chemioterapia a scelta dello sperimentatore, con o senza bevacizumab o cetuximab.
Caratteristiche dei pazienti ben bilanciate nei due bracci
Le caratteristiche dei pazienti al basale erano ben bilanciate tra i bracci nivolumab più ipilimumab e nivolumab. La maggior parte dei partecipanti aveva un tumore con MSI-H/dMMR confermato a livello centrale (296 e 286, rispettivamente) ed era stato trattato con il regime dello studio in prima linea (202 e 201).
A un follow-up mediano di 47 mesi, il 45% dei pazienti nel braccio nivolumab più ipilimumab e il 39% nel braccio nivolumab avevano completato il trattamento di studio, mentre rispettivamente il 6% e il 4% erano ancora in trattamento.
La combinazione batte la monoterapia
Tra i pazienti con tumore del colon-retto con MSI-H/dMMR confermato a livello centrale, la mediana della PFS valutata mediante revisione centralizzata indipendente in cieco (BIRC) non è stata raggiunta nel braccio della combinazione, mentre è risultata di 39,3 mesi nel braccio della monoterapia (HR 0,62; IC al 95% 0,48-0,81; P =0,0003). Inoltre, i tassi di PFS sono risultati rispettivamente del 76% contro 63% a 12 mesi, del 71% contro 56% a 24 mesi e del 68% contro 51% a 36 mesi.
Complessivamente, la mediana della PFS è risultata di 54,1 mesi nel braccio della combinazione e 18,4 mesi nel braccio del solo nivolumab (HR 0,64; IC al 95% 0,52-0,79). Inoltre, la PFS ha favorito il braccio nivolumab più ipilimumab in tutti i sottogruppi prespecificati, ha spiegato Andre.
Tra i pazienti con MSI-H/dMMR, la combinazione ha battuto la monoterapia anche in termini di tasso di risposta obiettiva (ORR) valutato mediante BICR: 71% contro 58% (P = 0,0011). Infine, i tassi di risposta completa sono risultati rispettivamente del 30% e 28% e la durata mediana della risposta non è stata raggiunta in nessuno dei due bracci.
Profilo di sicurezza senza nuovi segnali
Andre ha riferito che non sono stati identificati segnali nuovi relativamente alla sicurezza del trattamento.
Il tasso di eventi avversi correlati al trattamento di qualsiasi grado è risultato dell’81% nel braccio della combinazione e 71% nel braccio della monoterapia, mentre il tasso di eventi avversi correlati al trattamento di grado 3 o superiore è risultato rispettivamente del 22% e 14%.
Eventi avversi correlati al trattamento che ne hanno richiesto l’interruzione si sono verificati rispettivamente nel 14% e nel 6% dei pazienti, e rispettivamente nel 9% e 4% dei casi tali eventi sono stati di grado 3.
Inoltre, sono stati registrati due decessi correlati al trattamento nel braccio nivolumab-ipilimumab, uno causato da una miocardite e l’altro da una polmonite, e uno nel braccio nivolumab, per una polmonite.
Gli eventi avversi correlati al trattamento più comuni sono stati prurito (26% contro 18%), diarrea (20% contro 17%) ipotiroidismo (17% contro 9%), astenia (16% contro 13%), affaticamento (12% contro 10%), ipertiroidismo (11% contro 5%), artralgia (11% contro 7%), rash (10% contro 8%) e insufficienza surrenalica (10% contro 3%).
Bibliografia
T. Andre, et al. First results of nivolumab (NIVO) plus ipilimumab (IPI) vs NIVO monotherapy for microsatellite instability-high/mismatch repair-deficient (MSI-H/dMMR) metastatic colorectal cancer (mCRC) from CheckMate 8HW. ASCO GI 2025; abstract LBA143.leggi
T. Andre, et al. Nivolumab plus ipilimumab versus nivolumab in microsatellite instability-high metastatic colorectal cancer (CheckMate 8HW): A randomised, open-label, phase 3 trial. Lancet. Published online January 25, 2025; doi 10.1016/S0140-6736(24)02848-4. leggi

