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Artrite idiopatica giovanile: nuove evidenze sull’uso di anti-TNF

artrite idiopatica giovanile

Artrite idiopatica giovanile a decorso poliarticolare: nuovo studio su bimbi sottoposti a trattamento con un secondo inibitore del fattore di necrosi tumorale (TNF)

I bambini/adolescenti affetti da artrite idiopatica giovanile (JIA) a decorso poliarticolare, sottoposti a trattamento con un secondo inibitore del fattore di necrosi tumorale (TNF) dopo un primo insuccesso con un primo anti-TNF, hanno ottenuto lo stesso risultato di quelli che sono passati ad un altro tipo di farmaco. Questi i risultati di uno studio di registro pubblicato sulla rivista Arthritis Care and Research.

Razionale e disegno dello studio
I farmaci anti-TNF sono stati i primi farmaci biologici ad essere stati approvati per il trattamento delle malattie artritiche infiammatorie autoimmuni come la JIA, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio. Da allora sono emerse diverse alternative, che hanno sollevato dubbi sulla scelta migliore da compiere quando i pazienti non rispondono al trattamento iniziale.

Le attuali linee guida hanno aperto al trattamento con una classe di farmaci diversa per il trattamento di seconda linea (“swap”), come tocilizumab o abatacept, dopo il fallimento del trattamento anti-TNF.

Tuttavia, sottolineano i ricercatori, molti clinici preferiscono allo “swap” lo “switch” ad un altro farmaco anti-TNF e altri studi hanno suggerito che questo approccio è altrettanto efficace del passaggio ad un altro tipo di farmaco.

L’obiettivo di questo studio è stato quello di confrontare l’efficacia nella real life di un secondo inibitore del fattore di necrosi tumorale (TNFi) rispetto ad un farmaco biologico non-TNFi dopo l’interruzione di un primo TNFi nei pazienti con artrite idiopatica giovanile a decorso poliarticolare (pJIA).

A tal scopo, i ricercatori hanno attinto ai dati del registro CARRA, istituito nel 2015, con circa 10.000 pazienti affetti da JIA arruolati fino al 2020, data di scadenza per i pazienti inclusi nel nuovo studio. Da questa consultazione dei dati del registro, hanno identificato i pazienti affetti da pJIA che avevano iniziato un trattamento con un inibitore del TNF e poi erano passati ad un altro farmaco biologico (un secondo inibitore del TNF o un farmaco biologico non-TNFi) e che si erano sottoposti a controlli approfonditi al momento del passaggio terapeutico e di nuovo dopo 6 mesi.

Le misure di outcome includevano il punteggio di attività clinica della malattia dell’artrite giovanile (cJADAS10), la malattia inattiva cJADAS10 (ID<2,5) e la minima attività di malattia cJADAS10 (MiDA<5).
I ricercatori hanno calcolato gli odds ratio aggiustati (aOR) per confrontare gli outcome a 6 mesi dall’inizio del secondo farmaco biologico.

Risultati principali
Circa l’80% di tutti i pazienti dello studio era di sesso femminile; l’età mediana dei pazienti era di 13 anni al momento di iniziare un farmaco di seconda linea. La durata mediana della malattia al momento dell’inizio dell’inibitore del TNF era di 6 anni.

Circa tre quarti dei pazienti avevano sperimentato l’inefficacia del primo anti-TNF; quanto agli altri, i motivi dell’interruzione erano equamente suddivisi tra effetti avversi e “altro”, una categoria che in genere includeva problemi assicurativi e di costo.

Alcuni pazienti hanno interrotto il primo farmaco perché avevano raggiunto la remissione e ritenevano che la terapia biologica non fosse più necessaria.

Dall’analisi dei dati relativa a 216 pazienti pJIA, è emerso che etanercept rappresentava il farmaco anti-TNF iniziale più comune, assunto da 182 pazienti. Altri farmaci iniziali erano infliximab, adalimumab e golimumab.
Tra i farmaci anti-TNF di seconda linea, l’adalimumab è risultato quello più frequentemente utilizzato (84% dei pazienti che sono ricorsi allo switch terapeutico).

Tocilizumab, invece, è risultato essere il farmaco biologico non TNF-i più comunemente utilizzato (19 pazienti dei 33 sottoposti a swap terapeutico). Nove pazienti su 33 sono stati trattati con abatacept e 4 con tofacitinib come farmaci di seconda linea.

Per valutare gli outcome successivi, i ricercatori hanno utilizzato il sistema Clinical Juvenile Arthritis Disease Activity Score-10 (cJADAS10), con un valore di 2,5 o inferiore indicativo di “malattia inattiva” e un punteggio di 5 o inferiore indicativo di “attività minima”.

Dai risultati è emerso che non c’era differenza tra TNFi e non-TNFi in termini di raggiungimento dello stato di malattia inattiva secondo il cJADAS (29% contro 25%; aOR: 1,23 [0,47-3,20]) oppure in termini di raggiungimento dello stato di minima attività di malattia cJADAS (43% contro 39%; aOR:1,11 [0,47-2,62]) a 6 mesi.

Riassumendo
In conclusione, la maggior parte dei pazienti con JIA a decorso poliarticolare ha iniziato ad utilizzare come secondo farmaco biologico i TNFi piuttosto che i non-TNFi e non ci sono state differenze nell’attività di malattia a 6 mesi.

Tra i limiti dello studio ammessi dagli stessi autori si segnalano la natura retrospettiva (studio di registro) e la presenza di possibili bias derivanti da fattori non misurati che potrebbero aver influenzato sia le scelte che le risposte al trattamento.

Bibliografia
Mannion ML, et al “Comparative effectiveness of a second TNF inhibitor versus a non-TNF biologic in the treatment of polyarticular course juvenile idiopathic arthritis” Arthritis Care Res 2024; DOI: 10.1002/acr.25339.
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