Una migliore prevenzione secondaria per quanti soffrono già di malattie cardiovascolari può salvare 1 milione di vite nei prossimi 10 anni
Al centro di una recente analisi della London School of Economics and Political Science (LSE) c’è il killer numero 1 in Europa: le malattie cardiovascolari.
Un rapporto commissionato dalla Federazione Europea delle Industrie e delle Associazioni Farmaceutiche (EFPIA), di cui fa parte anche il nostro Paese, analizza i risultati e le raccomandazioni per una migliore prevenzione secondaria per quanti soffrono già di malattie cardiovascolari.
Il rapporto stima che nei prossimi 10 anni in Europa, più di 1 milione di eventi cardiovascolari fatali potrebbero essere evitati se almeno il 70% delle persone con pregressa malattia cardiovascolare controllasse meglio i fattori di rischio rispetto a quanto succede. Una previsione che, nello stesso tempo solo per l’Italia, vedrebbe una diminuzione di circa 150 mila morti grazie a un adeguato controllo dei valori del colesterolo LDL, della pressione e dello zucchero nel sangue.
Una gestione appropriata del colesterolo, dell’ipertensione, della glicemia e del fumo (abbinata sempre da un sano regime alimentare e di attività fisica), può ridurre il rischio di morte per infarti e ictus ripetuti.
“Nel nostro Paese, come altrove in Europa, c’è un’enorme opportunità per contrastare i fattori di rischio reversibili nelle persone affette da malattie cardiovascolari. Seguire gli obiettivi terapeutici e le raccomandazioni basate sull’evidenza scientifica, può avere un impatto profondo sulla salute cardiovascolare della popolazione italiana. Abbiamo il potenziale per prevenire un numero significativo di eventi cardiovascolari fatali nei prossimi anni, attraverso uno sforzo verso la piena implementazione delle strategie di prevenzione e gestione delle CVD.
Questo richiede un impegno congiunto – spiega Claudio Borghi, Professore Ordinario di Medicina Interna Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Bologna – da parte dei decisori politici, dei professionisti sanitari e degli individui stessi. Non possiamo trascurare questa sfida, né sottovalutare l’importanza di agire tempestivamente e in modo efficace. La prevenzione delle CVD non è solo una responsabilità individuale, ma una necessità collettiva che richiede azione e impegno da parte di tutti”.
Anche l’Italia tra i 7 paesi europei uniti per la prevenzione secondaria
Questo nuovo rapporto, commissionato e finanziato dalla Federazione Europea delle Industrie e delle Associazioni Farmaceutiche (EFPIA), è stato sviluppato dagli esperti della London School of Economics and Political Science (LSE) che ha analizzato i dati di sette Paesi europei, tra cui l’Italia (Danimarca, Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito).
Quanto emerso conferma che migliorare la prevenzione secondaria in questi Paesi potrebbe prevenire all’anno 67.170 eventi cardiovascolari, che nei successivi dieci anni equivalgono a 671.700 casi grazie a una migliore gestione dell’ipertensione, dell’iperlipidemia e del diabete.
Sempre nei prossimi 10 anni, in Italia sopravviverebbero più di 120mila persone grazie a una corretta gestione del controllo dello zucchero nel sangue, più di 20mila per quella del colesterolo LDL e 3,5mila per quella della pressione del sangue.
Impatto dell’ipercolesterolemia
La colesterolemia LDL (LDL-C) si conferma il principale fattore modificabile per la riduzione del rischio cardiovascolare, come dimostrato da decenni di esperienza di studi clinici che hanno inequivocabilmente evidenziato il suo ruolo causale nel determinare la malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD).
L’aumento prolungato nel tempo della colesterolemia LDL può determinare la formazione della placca ateromasica nelle arterie, aumentando così il rischio di eventi ischemici acuti. Per questi pazienti la prevenzione cardiovascolare diventa prioritaria per ridurre il rischio di recidive ischemiche e quindi migliorare la loro qualità di vita. La loro corretta gestione deve necessariamente mirare a raggiungere i valori i di colesterolemia LDL raccomandati dalle Linee Guida congiunte della Società Europea di Cardiologia (ESC) e della Società Europea di Aterosclerosi (EAS), ovvero mantenersi costantemente inferiori a 55 mg/dl.
È bassa la percentuale di pazienti in terapia ipolipemizzante che nella pratica clinica riesce a raggiungere i livelli raccomandati di LDL-C, anche tra i pazienti ad alto rischio cardiovascolare. Tra le cause del mancato controllo ci sono l’inadeguato ricorso alle terapie di combinazione e la scarsa aderenza e persistenza ai trattamenti.
La prevenzione in 10 anni salverebbe 1 milione di vite
Ottenere dal 70% dei pazienti con malattie cardiovascolari una astensione dal fumo almeno, potrebbe prevenire altri 27.189 eventi cardiovascolari fatali all’anno (271.890 nei prossimi dieci anni). Considerando che nei Paesi in esame nel 2019 ci sono stati circa 1,8 milioni i decessi attribuiti alle malattie cardiovascolari aterosclerotiche (ASCVD), la prevenzione di quasi 95.000 (94.359) eventi cardiovascolari fatali rappresenterebbe un miglioramento del 5% all’anno.
In dieci anni questo potrebbe significare la prevenzione di quasi 1 milione di morti (943.590). Ulteriori vantaggi si otterrebbero con l’adozione diffusa delle raccomandazioni individuate attraverso questo progetto.
Nel 2021 sono stati spesi 282 miliardi per le malattie cardiovascolari
Anche i Sistemi Sanitari Europei sono sottoposti a una forte pressione: rispetto ai 282 miliardi di euro spesi per le malattie cardiovascolari nel 2021, 130 miliardi di euro sono stati destinati all’ospedalizzazione e altri 47 alla perdita di produttività dovuta a decessi prematuri
Il 65% dei decessi evitabili per malattie cardiovascolari si verifica nella popolazione in età lavorativa. Mentre i tassi di mortalità complessivi sono migliorati negli ultimi due decenni, i progressi si sono stabilizzati.
Questo rapporto della LSE offre raccomandazioni semplici per mitigare la gravità delle malattie cardiovascolari al fine di ridurre la necessità di ricoveri, prevenendo al contempo migliaia di decessi ogni anno.
“Questi numeri non solo riflettono un peso finanziario significativo per i sistemi sanitari europei, ma mettono anche in luce le tragiche conseguenze umane, sociali ed economiche dei decessi prematuri, soprattutto tra la popolazione in età lavorativa. A dispetto dei progressi degli ultimi 30 anni, è dimostrato che le malattie cardiovascolari restano anche in Italia la prima causa di morte. Oltre l’80% del burden di queste malattie è attribuibile a fattori di rischio noti e modificabili, inclusa l’ipercolesterolemia.
È il momento di investire in strategie preventive non solo primarie, ma anche secondarie per un corretto uso delle risorse al fine di ottimizzare l’efficienza dei nostri sistemi sanitari – continua Lorenzo Mantovani – Professore Ordinario di Igiene della Bicocca e Direttore del Laboratorio di Sanità Pubblica dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano – garantendo al contempo maggior salute e benessere per la popolazione. Affrontare le malattie cardiovascolari è sicuramente una questione di salute pubblica, ma anche di responsabilità economica e sociale. E adottare le raccomandazioni di questo rapporto potrebbe essere il primo passo verso un futuro più sano e sostenibile per l’Europa”.
Nuove raccomandazioni LSE-EFPIA
Sono precise le raccomandazioni emerse dal rapporto LSE per migliorare la prevenzione delle malattie cardiovascolari secondarie e quindi ridurre il rischio di infarti e ictus
● Piano cardiovascolare dell’UE: offrire un utilizzo migliore delle Linee Guida scientifiche e finanziamenti consistenti a seguito della proposta dell’Alleanza europea per la salute cardiovascolare (EACH)
● Piani nazionali per la salute cardiovascolare: garantire l’accesso all’assistenza sanitaria correlata alle malattie cardiovascolari, riducendo le disuguaglianze nella prevenzione e nel trattamento delle malattie cardiovascolari in tutta l’UE
● Linee Guida standardizzate per il trattamento: garantire che tutti gli Stati membri dell’UE seguano Linee Guida standardizzate in modo che i pazienti siano in grado monitorare la pressione sanguigna, il colesterolo e il glucosio
● Controlli congiunti del diabete e del cuore: rendere disponibili ambienti accessibili, e standardizzati alle persone a rischio, per garantire loro una diagnosi precoce delle malattie cardiovascolari e un intervento efficace in tutta l’UE
● Migliore raccolta dei dati: migliorare la raccolta dei dati in tutta l’UE per consentire stime più accurate sulla prevenzione secondaria ottimizzata e sul calcolo dei costi-benefici
● Incentivi per il sistema sanitario: progettare incentivi (es. key indicatori di performance e schemi pay-per-performance) per aumentare la percentuale di pazienti che raggiungono gli obiettivi