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Cane smarrito: per la Cassazione non c’è obbligo di sporgere denuncia

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Cane smarrito: dai giudici della Suprema Corte una decisione destinata a fare discutere. Non c’è l’obbligo di sporgere denuncia e la sentenza può favorire chi abbandona

Anche se il padrone non denuncia lo smarrimento del proprio animale domestico, non può essere condannato per abbandono. Lo ha stabilito la terza sezione penale della Corte di Cassazione con sentenza pubblicata lo scorso 18 aprile. Una decisione che molti ritengono possa fornire un pericoloso assist a chi deliberatamente vuole ‘disfarsi’ del suo amico a quattro zampe, proprio mentre si inaspriscono le pene con la riforma del codice della strada: pena pari a fino a sette anni di carcere e ritiro della patente. A riportarlo è il quotidiano il Messaggero, che ricostruzione la vicenda: “La Corte di Cassazione ha annullato ‘senza rinvio’ la condanna di un uomo accusato di aver abbandonato il suo meticcio nel territorio di un comune in provincia di Cosenza, l’11 luglio del 2020. Secondo i giudici della Suprema Corte, ‘in caso di mancato ritiro del cane dal canile municipale’ non si configura il reato di abbandono di animale, anche se il padrone non aveva precedentemente presentato denuncia di smarrimento. In quest’ultimo caso, infatti, potrebbe incorrere soltanto in un illecito amministrativo“.

LA STORIA

L’uomo ha raccontato ai giudici che il cane spesso si allontanava deliberatamente da casa, a volte anche per più di un giorno, e che non ha mai visitato il comune calabrese in cui l’animale è stato ritrovato (distante circa 200 chilometri da casa, che difficilmente il meticcio può aver percorso da solo). E nonostante il ritrovamento, non è accorso a riprenderselo perché “si trovava nell’impossibilità materiale di effettuare il ritiro, inizialmente – si legge nella sentenza – a causa dei limiti imposti agli spostamenti da una regione all’altra dalla normativa in tema di emergenza pandemica, e successivamente a causa delle gravi condizioni economiche nelle quali versava, dovute all’interruzione dell’attività lavorativa”. Quindi, non potendo permettersi le rette mensili del ricovero comunale, lo ha lasciato lì dov’era per un anno. Requisiti sufficienti, secondo i giudici, per essere assolto. Innocente, per la legge.

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