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La storia vera di Baby Reindeer, la miniserie Netflix in vetta alle classifiche

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Baby Reindeer spopola: la storia vera che ha ispirato la serie Netflix che in poche settimane è arrivata in cima agli show più visti della piattaforma

Successo clamoroso per ‘Baby Reindeer’, la miniserie di Netflix che, in poche settimane, ha conquistato pubblico e critica. In testa agli show più visti della piattaforma a livello mondiale, la serie racconta la storia di un aspirante comico scozzese vittima di stalking, in una escalation di situazioni sempre più surreali ed inquietanti. A sorprendere gli spettatori è che quanto narrato sia basato su una storia vera.

LA STORIA VERA DI BABY REINDEER

Baby Reindeer nasce come one man show di Richard Gadd, che decise di raccontare in una pièce teatrale la sua reale esperienza come vittima di stalking e gli abusi che subì nel corso della sua gavetta. Lo spettacolo vinse numerosi riconoscimenti e nel 2020 venne annunciato che sarebbe stato adattato in una serie.

Gadd, che oltre ad essere un comico e uno scrittore è anche un attore, ha deciso di interpretare lui stesso il ruolo del protagonista, che nella serie prende il nome di Donny. La vera identità della stalker Martha, invece, non è mai stata rivelata. Secondo quanto raccontato da Gadd, in quattro anni e mezzo, la donna gli ha inviato 41.071 e-mail, 350 ore di messaggi vocali, 744 tweet, 46 messaggi su Facebook, 106 pagine di lettere e una varietà di regali strani, tra cui una renna giocattolo (da qui il titolo della serie). Ha perseguitato ossessivamente Gadd fuori casa, sul posto di lavoro e nei cabaret, arrivando anche a molestare le persone a lui vicine, compresi i suoi genitori e una donna con cui aveva una relazione. Tutto questo viene mostrato nella serie.

Quando Gadd ha iniziato ad essere perseguitato dalla sua stalker, sono riemersi in lui i traumi degli abusi sessuali subiti anni prima da uno sceneggiatore televisivo più anziano. “Non voglio parlare a nome di ogni persona che ha subito abusi sessuali”, ha raccontato Gadd a The Indipendent “ma una delle conseguenze più comuni è il senso di colpa. Ho vissuto in una prigione di odio per me stesso e autopunizione. Ma scrivendolo in modo cronologico ed elaborandolo… immagino di aver imparato a entrare in empatia un po’ di più con me stesso”.

CHE FINE HA FATTO LA STALKER MARTHA?

Gadd ha scelto volontariamente di non svelare l’identità della sua stalker. Al contrario, ha cercato di rendere il suo personaggio nella serie più differente possibile dalla vera Martha, perché per lui anche lei è una vittima. “Lo stalking e le molestie sono una forma di malattia mentale“, ha spiegato ha detto a The Independent. “Sarebbe stato sbagliato dipingerla come un mostro, perché non sta bene”.

Nella serie Netflix, Martha finisce in carcere per 9 mesi con l’accusa di stalking e molestie, oltre a ricevere un’ordinanza restrittiva per 5 anni. Nella storia vera, invece, in prigione non è mai andata. Come racconta Gadd al Times, infatti, non voleva “sbattere in prigione qualcuno che era a quel livello di disagio mentale”, aggiungendo che, fortunatamente, la situazioni “si è risolta”.

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