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Progressione sclerosi multipla più rapida nelle persone con obesità

Un BMI elevato determina rischi maggiori di insorgenza di malattie reumatiche: effetto più pronunciato nelle donne sia per la gotta che per l'artropatia psoriasica

L’obesità nella sclerosi multipla (SM) risulta legata a un peggioramento più rapido della disabilità e a un aumento del rischio di declino fisico, psicologico e cognitivo

L’obesità nella sclerosi multipla (SM) risulta legata a un peggioramento più rapido della disabilità e a un aumento del rischio di declino fisico, psicologico e cognitivo, secondo i risultati di uno studio prospettico di corte presentato a West Palm Beach (Florida, USA) nel corso dell’edizione 2024 del Forum ACTRIMS (Americas Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis).

Rispetto al peso normale, l’obesità è stata associata a un aumento più rapido dei punteggi sulla Extended Disability Status Scale (EDSS), che va da 0 a 10 con numeri più alti che riflettono una maggiore disabilità, ha riferito Lars Alfredsson , del Karolinska Istituto di Stoccolma (Svezia).

Il rischio di raggiungere un EDSS 3 era maggiore del 41% nei pazienti SM con obesità ( hazard ratio [HR] 1,41, IC 95% 1,51-1,72). Il rischio di raggiungere un EDSS 4 era superiore del 31% (HR 1,31, 95% 1,03-1,68).

L’obesità è stata anche associata ad un aumento del rischio di peggioramento autoriportato della qualità della vita fisica (HR 1,40, IC 95% 1,18-1,67), psicologica (HR 1,24, IC 95% 1, 04-1,46) e della disabilità cognitiva (HR 1,47, IC 95% 1,08-2,01).

Dati tratti dal Registro svedese della SM
Diversi studi hanno dimostrato che l’obesità può essere un fattore di rischio per lo sviluppo della SM, ma pochi hanno tratto conclusioni definitive sul ruolo dell’obesità nella progressione della SM, ha osservato Alfredsson. Uno studio recente, tuttavia, ha evidenziato che l’obesità nei pazienti SM di nuova diagnosi era collegata a un rischio significativamente più elevato di raggiungere un EDSS 3 nell’arco di 6 anni, rispetto al peso normale.

Le differenze nella progressione della malattia non erano così nette per i pazienti classificazioni come sovrappeso, ha riferito Alfredsson. In quelli che non hanno cambiato categoria di indice di massa corporea (BMI) durante il periodo di studio, le differenze erano maggiori rispetto al gruppo complessivo, con rischi più elevati di raggiungere un EDSS 3 e un peggioramento fisico, psicologico e della disabilità cognitiva.

Lo studio ha anche rilevato che i pazienti nei gruppi sovrappeso e obesità avevano un rischio leggermente aumentato di nuove lesioni alla risonanza magnetica cerebrale (MRI) post-diagnosi.

I dati provengono da 3.249 pazienti partecipanti nel Registro svedese della SM dal 2005 al 2019 e dai questionari a cui i pazienti hanno risposto all’inclusione nello studio e successivamente nel 2021. I pazienti sono stati classificati in base al BMI al momento della diagnosi e seguiti fino a 15 anni dopo la diagnosi. I pazienti con un BMI di 18,5-24,99 sono stati classificati come normali, di 25-30 in sovrappeso e superiore a 30 obesi.

Oltre all’EDSS, lo studio ha valutato i punteggi della Multiple Sclerosis Impact Scale 29 e del Symbol Digit Modalities Test.

I limiti dello studio includevano i dati auto-riferiti sull’IMC e una potenziale confusione residua da fattori non presi in considerazione dallo studio. Inoltre, il BMI da solo può essere una misura clinica imperfetta in quanto non valuta direttamente il grasso corporeo.

Perdita di peso, intervento da aggiungere alla terapia modificante la malattia?
«I pazienti chiedono comunemente informazioni sui modi in cui possono determinare un impatto sul decorso della SM utilizzando interventi sullo stile di vita» ha osservato Robert Bermel , della Cleveland Clinic in Ohio (USA), il quale non è stato coinvolto nello studio.

«Sulla base di questo e altri lavori, la perdita di peso può essere raccomandata come intervento sullo stile di vita per i pazienti obesi con SM, oltre al trattamento con terapia modificante la malattia» ha aggiunto Bermel.

Sia Bermel sia Alfredsson, infine, hanno ricordato il potenziale studio degli agonisti del GLP-1 come semaglutide per la perdita di peso terapeutica nei pazienti con SM.

Fonte:
Alfredsson L, et al. L’obesità influisce negativamente sulla progressione della malattia, sul funzionamento cognitivo e sulla qualità della vita nelle persone con sclerosi multipla. Forum ACTRIMS 2024; estratto CE1.1.

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