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Artrite psoriasica periferica: ixekizumab efficace e sicuro

artrite psoriasica

Artrite psoriasica periferica grave: 24 settimane di trattamento con ixekizumab hanno determinato un miglioramento di tutti gli outcome clinici principali

Ventiquattro settimane di trattamento con ixekizumab hanno determinato un miglioramento di tutti gli outcome clinici principali in pazienti affetti da artrite psoriasica (PsA) periferica grave, con un profilo di sicurezza coerente con il profilo di safety noto per l’inibitore di IL-17A. Queste le conclusioni di un’analisi post-hoc dei dati dello studio registrativo SPIRIT-P1 che suffragano l’impiego di ixekizumab anche nel trattamento dei pazienti con PsA periferica grave, una popolazione fino ad ora non precedentemente caratterizzata in termini di risposta all’inibizione dell’IL-17A.

Razionale e disegno dello studio
Ixekizumab, come è noto, è un inibitore specifico dell’interleuchina 17A, approvato per il trattamento di pazienti adulti affetti da PsA attiva o da spondiloartrite assiale radiografica o da psoriasi a placche di grado moderato-severo.  Negli studi registrativi di fase 3 SPIRIT-P1 e SPIRIT-P2, ixekizumab si è dimostrato efficace, sia in monoterapia che in terapia di combinazione con MTX o con altri DMARDcs dopo 24 e 52 settimane di trattamento. Inoltre, ixekizumab ha dimostrato un’efficacia sostenuta nel trattamento di pazienti con PsA fino a 3 anni, con un profilo di sicurezza a lungo termine coerente in linea con gli studi precedente.

“Stando alle raccomandazioni EULAR per la gestione farmacologica della PsA, gli inibitori di IL-17 potrebbero essere da preferire nel trattamento dei pazienti con artrite periferica e coinvolgimento cutaneo – spiegano i ricercatori nell’introduzione allo studio”.

Attualmente non vi sono prove sufficienti e un bisogno medico soddisfatto per quanto riguarda l’efficacia e la sicurezza di ixekizumab nei pazienti con sintomi gravi di PsA, compresa l’artrite periferica grave. Inoltre, al momento non esistono criteri ampiamente accettati che definiscano la gravità della PsA, né rapporti di analisi dell’efficacia in pazienti con PsA grave trattati con farmaci biologici o DMARDcs.

Di qui il nuovo studio, un’analisi di sottogruppo dello studio SPIRIT-P1, che ha esaminato l’efficacia e la sicurezza di ixekizumab in pazienti con sintomi gravi di PsA, compresa l’artrite periferica grave, definita da un punteggio totale dell’indice composito modificato di attività psoriasica (mCPDAI) > 7  e da un punteggio di artrite periferica = 3 (conta delle articolazioni dolenti o tumefatte > 4  e punteggio di disabilità [HAQ-DI] ≥ 0,5).

Su un totale di 417 partecipanti reclutati originariamente nello studio SPIRIT-P1, erano disponibili al basale i punteggi CPDAI disponibili per 347 pazienti; 204 pazienti erano affetti da malattia grave, mentre 143 pazienti erano affetti da malattia non grave.

Considerando la sottopopolazione di pazienti gravi del trial, l’età media era pari a 49,9 anni, con un 44,6% di pazienti di sesso maschile. Il 64% dei pazienti faceva uso di DMARDcs, mentre il 56,9% utilizzava MTX.

Rispetto alla popolazione generale, i pazienti con PsA grave riportavano tassi numericamente più elevati di alcune caratteristiche specifiche della malattia al basale, tra cui la dattilite (48%), l’entesite (86,3%) e le manifestazioni assiali, dimostrate attraverso un punteggio BASDAI > 4 (91,9%). In termini di sintomi cutanei, il punteggio totale PASI medio al basale era pari a 7,5 nella popolazione di pazienti con PsA grave. Inoltre, i pazienti con malattia grave si caratterizzavano per punteggi medi HAQ-DI numericamente più elevati (1,4), nonché per valori più elevati dei punteggi relativi al dolore articolare valutato dal paziente (64,2 mm), attività globale della malattia valutata dal paziente (65) e attività globale della malattia valutata dal medico (60,6).

L’efficacia del trattamento è stata misurata mediante alcuni endpoint articolari e cutanei, includendo la progressione di malattia.

Risultati principali
In questa sottopopolazione di pazienti con PsA severa, un numero significativamente maggiore di pazienti (p ≤ 0,001) trattati con ixekizumab ha soddisfatto la risposta ACR20 rispetto al placebo – 63,3% con ixekizumab in somministrazione mensile (Q4W), 60,4% con ixekizumab somministrato ogni 2 settimane (Q2W) e 24,5% con il placebo.

Non solo: i ricercatori hanno documentato risposte statisticamente maggiori rispetto al placebo anche in termini di:
– Raggiungimento delle risposte ACR50/70
– Diminuzione dell’attività di malattia in base all’indice DAPSA fino al raggiungimento dello stato di remissione o di ridotta attività di malattia (LDA)
– Diminuzione dell’attività di malattia in base al punteggio DAS28-CRP
– Soddisfacimento degli indici PASI75/90/100 di clearance cutanea

I risultati di efficacia e il profilo di sicurezza di ixekizumab nella popolazione di pazienti con PsA grave sono risultati in linea con quelli della popolazione generale, senza che siano stati identificati nuovi problemi di sicurezza.
Da ultimo, oltre ai miglioramenti documentati relativi all’attività di malattia, i risultati  di questa analisi post-hoc hanno confermato che ixekizumab inibisce la progressione radiografica nei pazienti con PsA grave, come misurato dalla DAPSA LDA e dalla remissione, dalla DAS28-CRP e dalla mTSS. Questi risultati clinicamente significativi sono risultati in linea con le osservazioni fatte nella popolazione generale dello studio SPIRIT-P1.

Riassumendo
Nel complesso, i risultati di questa analisi hanno mostrato che, nei pazienti con malattia grave dello studio SPIRIT-P1 (definiti come punteggio totale mCPDAI > 7 e punteggio di artrite periferica = 3), il trattamento con 80 mg di ixekizumab (Q4W o Q2W) è stato in grado di migliorare in modo significativo i segni e i sintomi della PsA, senza che siano stati identificati nuovi problemi di sicurezza.

Tali risultati, ottenuti nella popolazione di pazienti con PsA grave, sono stati ampiamente in linea con quelli osservati nella popolazione generale.

Rispetto alla popolazione non grave, il tasso di dattilite e di sintomi assiali era numericamente maggiore nella popolazione grave. Ciò non deve stupire in quanto, in uno studio precedente, la dattilite e i sintomi assiali sono risultati correlati alla gravità della malattia della PsA. Ciò suffraga la definizione di PsA grave sopra indicata ai fini di questa analisi di sottogruppo.

Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso, tra i limiti metodologici del lavoro, l’impossibilità di generalizzare i risultati ai pazienti con una storia di insuccesso terapeutico, perdita di efficacia della terapia o intolleranza agli agenti anti-TNF in quanto lo studio SPIRIT-P1 era stato limitato  ai soli pazienti  con PsA naive alla terapia con farmaci biologici.

Un ulteriore fattore da considerare è il numero relativamente limitato di pazienti inclusi nel sottostudio.

Ciò detto, in conclusione, i risultati di questo studio sono in grado di fornire agli operatori sanitari e ai pazienti ulteriori informazioni sul profilo di efficacia e sicurezza associato all’impiego di ixekizumab nei casi di PsA grave.

Bibliografia
Kameda H et al. Ixekizumab Efficacy in Patients with Severe Peripheral Psoriatic Arthritis: A Post Hoc Analysis of a Phase 3, Randomized, Double-Blind, Placebo-Controlled Study (SPIRIT-P1). Rheumatol Ther 10, 1683–1703 (2023). https://doi.org/10.1007/s40744-023-00605-6
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