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Palestina stato membro dell’Onu: il voto decisivo atteso per fine mese

La svolta degli Usa: sì alla soluzione a due Stati di Israele e Palestina. Jake Sullivan conferma il cambio di rotta di Biden rispetto a Trump

Negli ultimi 10 giorni tre bambini sono stati uccisi e altre decine gravemente feriti nei recenti tragici eventi nella Striscia di Gaza. Appello dell'UNICEF

La Palestina chiede di diventare stato membro dell’Onu, il voto atteso per fine mese. Ad oggi, i Territori godono solo di un seggio in qualità di osservatore permanente

È attesa entro la fine di aprile una decisione da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su un seggio permanente per la Palestina all’Onu, così come richiesto dell’ambasciatore dell’Autorità nazionale palestinese Riyad Mansour. Ad oggi, i Territori godono solo di un seggio in qualità di osservatore permanente, mentre una precedente richiesta di seggio per lo Stato di Palestina era stata rapidamente respinta nel 2011. Il contesto attuale, con il conflitto nella Striscia di Gaza che ha riportato d’attualità la questione di uno Stato palestinese, ha spinto il Consiglio a impegnarsi per esaminare nuovamente la questione entro la fine del mese corrente (a marzo il Consiglio ha già chiesto invano un cessate il fuoco fino alla fine del mese di Ramadan, prevista domani).

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COME SI SVOLGE LA VOTAZIONE

In prima battuta, il regolamento prevede una sessione dei 15 Stati membri dell’organo a porte chiuse. Segue poi il voto: per passare, la mozione ha bisogno del sostegno di nove Stati e di non incorrere in alcun veto da parte dei cinque Stati con seggio permanente. Sembra questo il vero ostacolo al progetto, dal momento che Stati Uniti e Regno Unito sono storici alleati di Israele, che ha già condannato l’iniziativa. Tuttavia, Washington e Londra si sono sempre dette favorevoli alla cosiddetta “soluzione dei due Stati”.
Intanto nella Striscia di Gaza è stata superata quota 33mila persone uccise nei raid dell’esercito israeliano, che ha invaso l’enclave dopo gli assalti dei commando di Hamas dello scorso 7 ottobre. Quel giorno nel sud di Israele si sono contati 1.200 morti e 240 sequestri.

SI ALL’OFFENSIVA SU RAFAH NONOSTANTE LE PROTESTE

Il premier Benjamin Netanyahu, nonostante le crescenti contestazioni che nel fine settimana hanno portato in piazza migliaia di israeliani, ha annunciato che l’offensiva su Rafah per “eliminare Hamas” si farà, sebbene ieri siano stati ritirati vari comparti dell’esercito di terra dal sud. A Khan Younis, il ritiro dei militari ha portato alla scoperta di fosse comuni con quasi 90 corpi, come denunciato da giornalisti e soccorritori palestinesi presenti sul posto.

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