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I tralicci usati per la Torre di Pisa aiuteranno anche la Garisenda a Bologna

A Bologna 6 mesi di cantiere per stabilizzare la Garisenda

Garisenda a rischio crollo, sarà messa in sicurezza con i tralicci usati per la Torre di Pisa. Per i lavori serviranno sei mesi

Due torri in mezzo alle Due torri: ecco come si presenterà lo skyline del centro di Bologna dopo che il Comune avrà messo in sicurezza la Garisenda installando i tralicci già utilizzati per raddrizzare la Torre di Pisa. Si tratta di due strutture che in qualche modo richiamano le forme di una macchina d’assedio medievale, dotate in cima di una ruota dentata che consente di tendere le funi chiamate a cingere la Garisenda e contrastare la rotazione ‘sbagliata’ che negli ultimi mesi ha fatto suonare l’allarme sulla tenuta della torre. Ad avanzare questa soluzione è stato il gruppo di esperti ingaggiato da Palazzo D’Accursio (Nunziante Squeglia, Stefano Podestà, Massimo Majowiecki e Francisco Giordano), in accordo con il progettista incaricato dei primi interventi di messa in sicurezza, Gilberto Dallavalle. Per progettare l’installazione dei due tralicci di fianco alla Garisenda serviranno sei mesi e l’obiettivo del Comune è completare l’installazione entro la fine del 2024. A seguire, tra la presenza dei tralicci e altri interventi di consolidamento più tradizionale, la torre si potrà considerare in sicurezza e si potrà annullare il codice giallo di Protezione civile, cosa che consentirà anche di riaprire alle visite la torre Asinelli.

 

“Entro l’anno metteremo in sicurezza la Garisenda in modo definitivo nel senso che per noi a quel punto sarà zona verde- afferma il sindaco Matteo Lepore- e poi il tempo per il restauro sarà definito in base al progetto che si farà, ma non sarà più una corsa contro il tempo”. Non saranno però rimossi subito i container che ora circondano la torre: “Non vedo l’ora di toglierli- dice Lepore- ma vista l’operazione importante occorre avere dati certi sul fatto che la messa in sicurezza funzioni e servirà un periodo di monitoraggio”. Di conseguenza, anche la viabilità non potrà essere modificata finchè i container continueranno ad occupare l’area. Al momento l’amministrazione non ha definito il budget per la messa in opera dei tralicci. Ci saranno delle spese per il trasporto e l’installazione, mentre per il loro utilizzo in sè “credo che il problema non sarà il costo perchè l’Opera della Primaziale Pisana è stata molto collaborativa”, spiega il sindaco, aggiungendo che i due macchinari “sono di fatto due opere d’arte. Majowiecki e i suoi collaboratori iderano e disegnarono questi tralicci che hanno una forma architettonica importante e iconica, sono nella storia dell’arte del nostro Paese e credo sia anche una bella cosa il fatto che vengano riutilizzati, perchè si fa prima ma anche perchè sono iconici di come l’Italia a livello internazionale sia un Paese in grado di prendersi cura dei beni culturali”.

In ogni caso, per il salvataggio della Garisenda “abbiamo già raccolto quasi 19 milioni e credo proprio che ci basteranno per fare sia questo intervento che molte altre cose”, sottolinea Lepore, ricordando che “nel mese di maggio faremo un evento pubblico con tutti i donatori nel quale presenteremo più nel dettaglio il progetto che avremo nel frattempo steso”. Nel frattempo, “noi stiamo continuando a monitorare la Garisenda minuto per minuto- sottolinea l’assessore ai Lavori pubblici, Simone Borsari- e i report analizzati periodicamente continuano a testimoniare che al momento la torre si comporta in modo assolutamente stabile rispetto alle sollecitazioni che riceve e al contesto”.

DUE TORRI DA 18 METRI E 3 FASI PER ANCORARE LA GARISENDA

Quando furono utilizzati per la Torre di Pisa, i due tralicci che ora verranno impiegati anche per la Garisenda di Bologna furono ancorati al suolo con un sistema di pali che si spinge fino a 30 metri di profondità. La parte esterna di questi due grandi cavalletti, invece, è alta 12 metri. Ma nel caso di Bologna questo non basterà: i macchinari dovranno essere appoggiati su una struttura metallica, in modo che la loro altezza arrivi intorno ai 18 metri. A fare il punto in conferenza stampa è Manuela Faustini Fustini, direttrice del settore Edilizia pubblica del Comune. Il punto è che “noi abbiamo bisogno di avere una sollecitazione il più possibile orizzontale”, spiega la dirigente: l’innalzamento dei tralicci, dunque, si rende necessario perchè la Garisenda è più alta della Torre di Pisa e perchè c’è meno spazio intorno, quindi in questo caso le due strutture dovranno occupare una posizione molto più ravvicinata. Ma per il resto, i macchinari pisani potranno essere utilizzati quasi come sono. “Siamo andati a Pisa per verificarne lo stato di manutenzione” e il risultato, riferisce Faustini, è che i tralicci “sono tutto sommato in buone condizioni: ci sono alcune parti arrugginite, ma sono comunque funzionali”. Del resto, l’Opera della Primaziale Pisana ha garantito che i tralicci siano stati costantemente manutenuti fino al 2019. Bisognerà però sostituire tutta la parte software, che permette di controllare il tiro dei cavi: una funzione che ha pesato molto nella scelta di questa soluzione, perchè il sistema “consente un controllo molto preciso del tiraggio e anche in tempi molto stretti”, spiega Faustini. Questo dopo che sono state scartate, invece, altre opzioni che pure sono state valutate per la messa in sicurezza della torre.

Ad esempio è stata esclusa la possibilità di rimuovere la cima della Garisenda: “A parte l’impatto molto importante, dal punto di vista cantieristico era praticamente impossibile visto il contesto molto urbanizzato”, riferisce Faustini. Così come è stato eliminata l’idea di incapsulare la torre in una struttura metallica, in questo caso perchè non avrebbe garantito la possibilità di effettuare i lavori di consolidamento. Insomma, quella dei tralicci “ci siamo convinti sia la soluzione migliore dal punto di vista tecnico”, afferma la dirigente comunale. Il punto semmai è stato capire se convenisse portare a Bologna proprio le strutture già usate a Pisa o costruirne di nuove, ma l’amministrazione propende per la prima ipotesi sia per ragioni di tempo che di costi. Dunque i macchinari pisani dovranno essere smontati, portati uno stabilimento per la manutenzione e poi trasferiti a Bologna per l’installazione. A quel punto la messa in sicurezza della Garisenda prevederà tre step. Nella fase A, i due tralicci avranno solo una funzione di “presidio passivo” e in pratica i cavi non eserciteranno una vera forza di tiro sulla torre. Nella fase B, verrà consolidato il basamento della Garisenda con interventi tradizionali, come ad esempio le inizioni di malta. Poi nella fase C, in base a quello che diranno i sensori, si deciderà se far tirare i macchinari per ridurre lo stato di sollecitazione alla base della zona maggiormente critica. “Una volta terminate queste fasi, potremo dire di aver messo in sicurezza la Garisenda- afferma Faustini- per procedere con il consolidamento della parte sommitale e con il vero e proprio restauro materico sia interno che esterno”. A queste attività si arriverà nel 2025 o nel 2026. Si valuterà anche una possibile azione sulle fondamenta, al momento ritenuto non prioritaria.

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