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Neonato morto al Pertini: tutti assolti, fu morte in culla

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Neonato deceduto al Pertini per sindrome da morte in culla. Nessuna responsabilità della mamma, né delle infermiere

La morte del piccolo Carlo Mattia, avvenuta nella notte tra il 7 e l’8 gennaio del 2023, nel reparto di Ginecologia dell’ospedale Pertini di Roma, è stata causata dalla sindrome della morte in culla. Secondo la consulenza medico-legale, dunque, non ci sono responsabilità da parte della mamma né delle infermiere. La Procura di Roma ha chiesto così l’archiviazione del fascicolo, in cui si indagava per omicidio colposo.

La mamma di 29 anni, che la settimana scorsa ha dato alla luce un altro figlio, si era addormentata probabilmente mentre stava allattando il suo bimbo, di soli tre giorni, stremata dal travaglio e dal parto. Al suo risveglio si era resa conto che il piccolo non respirava più. Quindi la corsa delle infermiere e del medico di turno, ma purtroppo per Carlo Mattia non c’è stato nulla da fare.

COS’È LA MORTE IN CULLA

La SIDS (dall’inglese Sudden Infant Death Syndrome) o ‘morte in culla’ del lattante è la morte improvvisa e inspiegabile di un bambino al di sotto dell’anno di età. È più frequente tra uno e cinque mesi di età e rappresenta una delle cause principali di morte nel primo anno di vita. Riguarda quasi sempre bambini apparentemente sani. Il decesso si verifica di solito durante il sonno e per questo è chiamata ‘morte in culla’. Nel nostro Paese, si stima che vada incontro a morte in culla 1 nato su duemila. Secondo quanto riportato sul sito del ministero della Salute, non esistono dati nazionali sull’incidenza del fenomeno, mancando un sistema di rilevazione omogeneo; nel nostro Paese, in passato, la SIDS è stata calcolata nell’ordine del 1-1,5 dei nati vivi, ma è attualmente in netto declino per la maggior attenzione nel mettere a dormire i neonati in posizione supina ed è attualmente stimabile attorno allo 0,5 per cento, ovvero 250 nuovi casi SIDS/anno.

LE CAUSE DELLA MORTE IN CULLA

Le cause della morte in culla, come fanno sapere anche dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, non sono ancora note nonostante moltissimi studi e ricerche. Sono note invece alcune condizioni e fattori di rischio favorenti la possibilità che un piccolo bambino vada incontro a morte in culla “tra cui, in particolare, anomalie di aree del cervello che controllano la respirazione durante il sonno”. Inoltre, sono stati chiaramente dimostrati fattori ambientali che aumentano il rischio di morte in culla tra cui: dormire prono (a pancia in giù) piuttosto che sulla schiena; fumo della madre in gravidanza; dormire con i genitori o con i fratelli grandi, dormire su materassi troppo soffici e sotto troppe coperte; essere esposti al fumo passivo di sigaretta in casa; nascere da una madre di età inferiore a 20 anni.

COME PREVENIRE LA MORTE IN CULLA

Quanto alle più importanti misure di prevenzione, in grado di ridurre sensibilmente l’incidenza della SIDS, che ogni genitore può adottare per mettere in sicurezza il proprio bambino, sempre il ministero della Salute ne riporta sul proprio sito le più importanti. Eccole:

IL CIUCCIO HA UN EFFETTO PROTETTIVO

La condivisione del letto dei genitori (bed sharing) non è inoltre la “scelta più sicura” (può portare ad un aumento del rischio di SIDS nei primi mesi), ed è particolarmente pericolosa se viene praticata su un divano, se i genitori sono fumatori, hanno fatto uso di alcol, farmaci, sostanze psicoattive o per altre ragioni non sono in buone condizioni di vigilanza (es. stanchezza), nelle prime settimane di vita del bambino o se questo è nato pretermine o piccolo per l’età gestazionale. Possibili alternative al bed sharing, fa sapere il ministero, sono tenere il bambino sul proprio letto solo mentre lo si allatta, spostandolo poi nella culla dopo la poppata e le coccole. Quando si allatta è bene preferire sempre il letto al divano, rimuovendo da esso tutti gli oggetti soffici e assicurandosi che il bambino non possa cadere, se ci si sente molto stanche e vi è la possibilità che ci si addormenti allattando. L’uso del succhiotto durante il sonno, infine, ha un effetto protettivo, in ogni caso va proposto dopo il mese di vita (per non interferire con l’inizio dell’allattamento al seno) e sospeso possibilmente entro l’anno di vita (per evitare che disturbi il buon sviluppo dei denti).

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