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Carcinoma differenziato della tiroide: cabozantinib compresse rimborsabile

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Carcinoma differenziato della tiroide refrattario alla terapia con iodio radioattivo: AIFA approva la rimborsabilità per la nuova indicazione di cabozantinib compresse

L’agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità di cabozantinib compresse per il trattamento del carcinoma differenziato della tiroide refrattario alla terapia con iodio radioattivo.

L’approvazione italiana fa seguito al parere positivo del Comitato per i Medicinali ad Uso Umano (CHMP) dell’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali) di marzo 2022, relativo all’uso di cabozantinib compresse come monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con carcinoma differenziato della tiroide (DTC) localmente avanzato o metastatico, refrattario o non elegibile allo iodio radioattivo che sono progrediti durante o dopo una precedente terapia sistemica.
Il farmaco, in considerazione dell’importante bisogno clinico insoddisfatto e del valore terapeutico aggiunto, era stato reso disponibile attraverso la legge 648/2020 a partire da ottobre 2021 (G.U. n.238 del 05-10-2021).

L’approvazione della rimborsabilità di cabozantinib per il trattamento del carcinoma differenziato della tiroide refrattario alla terapia con iodio radioattivo e in progressione durante terapia medica sistemica di prima linea è un importante risultato per la gestione clinica di questi pazienti – ha commentato la Prof.ssa Rossella Elisei, Presidente Associazione Italiana della Tiroide (AIT) -. Il vero significato è quello di avere a disposizione un’altra arma terapeutica per questi pazienti, che così potranno guadagnare ulteriori mesi e anni di vita. La comunità scientifica endocrinologica ed in particolare quella tiroidea conosce già cabozantinib per la sua capacità di arrestare la crescita del carcinoma midollare della tiroide: questa approvazione consentirà di poterlo utilizzare in un contesto altrettanto importante dal punto di vista clinico”.
L’efficacia del trattamento emerge dai risultati dello studio di Fase III COSMIC-311 che, all’analisi ad interim pre-pianificata, ha dimostrato come cabozantinib sia in grado di ridurre del 78% il rischio di progressione di malattia o di morte rispetto a placebo.1 A questo follow-up mediano di 6,2 mesi, la mediana di PFS non è stata raggiunta nei pazienti trattati con cabozantinib (IC al 96%: 5,7–non stimabile) ed è stata di 1,9 mesi (IC al 96%: 1,8-3,6 mesi) per il placebo. I risultati per il co-primary endpoint relativo al tasso di risposta obiettiva nei primi 100 pazienti randomizzati dopo sei mesi erano a favore di cabozantinib (15%) rispetto al placebo (0%), sebbene questa differenza non fosse statisticamente significativa (P=0,028).
“L’approvazione di cabozantinib come terapia di II/III linea è un passo avanti fondamentale nella cura dei pazienti con carcinoma differenziato della tiroide, radio-iodio resistente, in progressione dopo una prima linea di trattamento – ha commentato la Prof.ssa Laura Locati, Direttore SC Oncologia, Istituti Clinici Scientifici Maugeri, IRCCS (Pavia) & Professore associato di Oncologia Medica, Università di Pavia -.  L’efficacia di cabozantinib è stata testata in uno studio randomizzato, dove cabozantinib ha dimostrato di ridurre la probabilità di progressione del tumore alla tiroide del 78% rispetto al placebo, andando quindi a rispondere ad uno specifico bisogno di cura per cui, ad oggi, non esisteva ancora uno standard di cura. Nello studio COSMIC-311 la mediana di sopravvivenza libera da progressione è stata di 11,0 mesi”.

Al Congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO) 2021 era stata presentata un’ulteriore analisi, con follow-up mediano di 10,1 mesi;  cabozantinib ha confermato una sopravvivenza mediana libera da progressione superiore a placebo (11,0 mesi rispetto a 1,9 mesi, rispettivamente) e una riduzione mantenuta del rischio di progressione di malattia o di morte del 78% rispetto a placebo.Il profilo di sicurezza emerso dallo studio COSMIC-311 nelle due analisi è stato coerente con quello precedentemente osservato per cabozantinib e gli eventi avversi sono stati gestiti con modificazioni del dosaggio.1,2

“La decisione dell’Agenzia Italiana del Farmaco rappresenta un ulteriore passo avanti nel carcinoma differenziato della tiroide refrattario alla terapia con iodio radioattivo, assicurando una ulteriore opzione terapeutica affidabile per tutte le persone che oggi non dispongono di trattamenti standard dopo progressione a terapia medica sistemica di prima linea – ha dichiarato Paola Mazzanti, Direttore Medico di Ipsen Italia -. Con questa notizia siamo orgogliosi di confermare il nostro impegno trentennale in oncologia, orientato alla ricerca e allo sviluppo di soluzioni volte a migliorare la qualità della vita di tutti i pazienti.”

Il carcinoma differenziato della tiroide refrattario al radioiodio (RAI-R DTC)

Nel 2020 sono stati diagnosticati più di 580.000 nuovi casi di carcinoma tiroideo a livello mondiale.3
Il tumore della tiroide è la nona neoplasia più comune a livello globale e la sua incidenza è tre volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini, rappresentando una diagnosi di tumore su 20 tra le donne.3 I tumori della tiroide comprendono le forme differenziate, midollare e anaplastica; i tumori differenziati della tiroide (DTC) costituiscono circa il 90-95% dei casi.5,6 Questi comprendono le forme papillare, follicolare e a cellule di Hürthle.3,4 Il carcinoma differenziato della tiroide (DTC) viene comunemente trattato con la chirurgia, seguita da ablazione con iodio radioattivo (RAI) del tessuto tiroideo residuo, ma circa il 5-15% dei casi è resistente al trattamento con RAI.7 I pazienti che sviluppano resistenza a radio iodio hanno una prognosi sfavorevole con una sopravvivenza stimata media da tre a cinque anni.8

Lo studio COSMIC-311

COSMIC-311 è uno studio di Fase III multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, che ha arruolato  258 pazienti in 164 centri a livello globale.1 I pazienti sono stati randomizzati con un rapporto 2:1 a ricevere 60 mg di cabozantinib al giorno o placebo.1 Gli endpoint primari erano la sopravvivenza libera da progressione nella popolazione intention-to-treat e il tasso di risposta obiettiva, nei primi 100 pazienti randomizzati (tasso di risposta obiettiva nella popolazione intention-to-treat [OITT]), entrambi valutati da un comitato radiologico indipendente in cieco. Endpoint aggiuntivi comprendono la sicurezza, la sopravvivenza globale e la qualità di vita.1 Ulteriori informazioni sullo studio sono disponibili sul sito ClinicalTrials.gov.
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