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“Interruzioni. Le crepe dell’anima” in scena al Teatro Lo Spazio

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Debutta ” INTERRUZIONI. Le crepe dell’anima”, spettacolo tratto dal libro omonimo di Camilla Ghedini e adattato e diretto per la scena da Paolo Vanacore

Debutta in prima assoluta al Teatro Lo Spaziodal 15 al 18 febbraioINTERRUZIONI. Le crepe dell’anima, spettacolo tratto dal libro omonimo di Camilla Ghedini e adattato e diretto per la scena da Paolo Vanacore.

“Non sono una moglie, non sono una vedova, ma sono una madre perché ho partorito. Anche se di un figlio ammazzato, ammazzato da me”. Siamo in un’aula di Tribunale. Anna è una donna che ha ucciso il proprio figlio di sei mesi. Racconta i fatti senza filtri, senza giustificazioni, senza auto assolversi. Non si sente in colpa, non vuole punirsi, non cerca il perdono, non è disperata. E’ capitato. E’ colpevole. Aspetta di sapere la pena che le sarà inflitta. Olga è il Pubblico Ministero. Dura, risoluta, senza figli per vicissitudini varie, vibra ad ogni parola di Anna. Vorrebbe indignarsi in nome del diritto che consente l’interruzione di gravidanza, della possibilità di scegliere se generare o meno, Vorrebbe forse odiarla, percepirla come disumana. Vorrebbe non avere dubbi. Perché si uccide un figlio? Attorno a questa domanda si snoda INTERRUZIONI. Le crepe dell’anima, che affronta un tema delicato e spiazzante come l’infanticidio, che chiama la società e il concetto di maternità. Nonostante la violenza che ci circonda, non siamo infatti culturalmente pronti a cercare di comprendere perché una madre, polo affettivo e punto di riferimento per il figlio e per la sua crescita, possa togliergli la vita. Il testo, adattamento teatrale di Paolo Vanacore dall’omonimo libro di Camilla Ghedini, ha visto la supervisione tecnica e scientifica di Alessandra Bramante, psicoterapeuta perinatale, Presidente di Società Marcé Italiana per la salute mentale perinatale, autrice di libri tra cui Mamme che uccidono (Celid).

I dati.

Dal 2010 a oggi in Italia sono stati commessi 268 figlicidi, una media di quasi uno ogni due settimane: nel 55,6% dei casi , si tratta di bambini con meno di 12 anni. Nel dettaglio: 106 di età compresa tra 0 e 5 anni (pari al 39,7%) e 43 tra 6 e 11 anni (pari al 16,2%). È quanto emerge dall’ultima elaborazione (2022) del fenomeno aggiornata dall’Eures – Ricerche economiche e sociali. Secondo gli stessi dati, in oltre un terzo dei figlicidi (il 34,3%) il movente dell’omicidio è attribuibile ad un disturbo psichico dell’autore (depressione o altro disturbo psicologico), che sale al 54,2% dei casi quando ad uccidere il proprio figlio è la madre.

L’importanza delle parole. I casi.

Si parla di infanticidi – commessi perlopiù dalla madri – quando il bimbo ha meno di un anno, di figlicidi – commessi perlopiù dai padri –  tra 1 e 8 anni. Oggi il fenomeno riguarda anche uomini, che spesso si tolgono la vita. Per citare alcuni casi. A inizio 2024, a Ravenna,  Giulia Lavatura si lancia dal nono piano con la figlia Wendi di sei anni, che muore. Lei si salva. Nel 2023, Monia Bortolotti 27 anni, è stata arrestata perché accusata del duplice omicidio dei figli, nel 2021 e nel 2022, di cui non avrebbe sopportato il pianto prolungato. Nel luglio 2023, a Voghera (Pavia), Elisa Roveda, 44 anni, ha strangolato e ucciso il figlio Luca, che avrebbe compiuto un anno a fine mese.  Nel 2022, ricordiamo il caso di Davide Paitone, 40 anni, che uccide il figlio di 7 e tenta di uccidere la moglie; Martina Patti, 23, che uccide la figlia di 5 e ne denuncia il rapimento; Alessia Pifferi, che ha lasciato la figlia sola a casa facendola morire di stenti. Eventi che meriterebbero un approfondimento sul ‘perché’ oltre il dato di cronaca e oltre la descrizione della famiglia perfetta descritta in formato standard dai vicini di casa, inspiegabilmente sempre interpellati .

Chi siamo:

PROGETTARTE associazione culturale costituita nel 2000, persegue esclusivamente finalità di promozione della cultura e dell’arte per la diffusione e la conoscenza di ogni forma artistica, con particolare attenzione al linguaggio teatrale.

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