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Colangite biliare primitiva, elafibranor opzione di cura per il prurito

La Colangite Biliare Primitiva colpisce oggi, in Italia, oltre 18.000 persone. Dietro questo dato si nascondono però molti casi sommersi

Nei pazienti con colangite biliare primitiva, elafibranor è una potenziale opzione per gestire la progressione della malattia e il prurito

Nei pazienti con colangite biliare primitiva, il trattamento con il farmaco sperimentale elafibranor ha consentito dopo 52 settimane di ottenere una risposta biochimica e un miglioramento del prurito, uno dei sintomi più comuni e fastidiosi della malattia. Sono i risultati dello studio di fase III ELATIVE presentati al congresso The Liver Meeting. 

«C’è un elevato bisogno insoddisfatto di trattamenti efficaci per la colangite biliare primitiva (PBC), una malattia epatica colestatica autoimmune rara e cronica che colpisce principalmente le donne dopo i 40 anni» ha affermato Christopher Bowlus, responsabile del dipartimento di gastroenterologia ed epatologia presso l’UC Davis Health (University of California). «Questa condizione può portare alla cirrosi e alla necessità di trapianto di fegato. Inoltre i pazienti presentano un carico sintomatologico significativo indipendentemente dallo stadio della malattia epatica, tra cui fatigue e prurito».

«Attualmente esistono solo due terapie autorizzate per la CBP, ovvero l’acido ursodesossicolico (UDCA) e l’acido obeticolico (OCA), tuttavia fino al 40% dei pazienti trattati con UDCA non ottengono una risposta adeguata, il che significa che rimangono a rischio di progressione della malattia. Inoltre, dal 3% al 5% dei soggetti non tollera questo farmaco, che peraltro non migliora i sintomi della colangite biliare primitiva» ha aggiunto. «L’acido obeticolico è indicato come terapia di seconda linea, ma meno della metà degli utilizzatori ottiene una risposta adeguata, e può inoltre esacerbare il prurito».

Elafibranor, un agonista sperimentale del doppio recettore alfa/delta attivato dal perossisoma, migliora la colestasi mediando l’espressione trascrizionale dei geni, con un conseguente miglioramento del metabolismo e del flusso degli acidi biliari e una riduzione dell’infiammazione, ha fatto presente Bowlus. In uno studio di fase II nella PBC ha migliorato i marcatori di colestasi e il prurito, suggerendo una possibile efficacia nel trattamento degli esiti correlati alla malattia e dei sintomi correlati.

Confronto elafibranor vs placebo nella colangite biliare primitiva
Nello studio ELATIVE di fase III, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, 161 pazienti con PBC sono stati assegnati in modo casuale in un rapporto 2:1 a ricevere elafibranor 80 mg o placebo una volta al giorno per 52 settimane. I partecipanti con una risposta inadeguata all’acido ursodesossicolico hanno continuato ad assumerlo per tutta la durata dello studio.

Un totale di 148 soggetti ha completato il periodo in doppio cieco previsto e ha continuato il trattamento in doppio cieco fino a 104 settimane o fino a quando tutti i partecipanti hanno completato le 52 settimane di trattamento.

L’endpoint primario era la risposta alla settimana 52 (definita come fosfatasi alcalina, ALP, <1,67 x il limite superiore normale) con una riduzione del 15% rispetto al basale e livelli di bilirubina totale pari o inferiori al limite superiore normale. Altri endpoint includevano la normalizzazione della fosfatasi alcalina alla settimana 52, la variazione del prurito nei pazienti con prurito da moderato a grave sulla base del punteggio PBC Worst Itch Numeric Rating Scale (NRS) alle settimane 24 e 52 così come il cambiamento rispetto al basale dei punteggi totali dei questionari relativi al prurito PBC-40 Itch e 5-D Itch.

Una potenziale opzione per gestire la progressione della malattia e il prurito
Dopo 52 settimane, il 51% dei pazienti sottoposti a elafibranor rispetto al 4% del gruppo placebo ha ottenuto una risposta biochimica, con un beneficio del trattamento pari al 47%.

La normalizzazione della fosfatasi alcalina è stata ottenuta nel 15% dei soggetti nel gruppo attivo, mentre nel gruppo assegnato al placebo non è cambiata nel corso di 52 settimane. La variazione della ALP rispetto al basale tra elafibranor e placebo è stata del 40,6%, con una riduzione rapida e sostenuta fino alla settimana 52.

«Nei pazienti trattati con elafibranor è stata osservata una riduzione del punteggio NRS PBC Worst Itch, tuttavia non significativa rispetto al placebo» ha osservato Bowlus. «Sono state invece rilevate riduzioni maggiori del prurito misurato dal dominio del prurito del questionario PBC-40 e dal punteggio totale del questionario 5-D sul prurito con elafibranor rispetto al placebo».

Un numero maggiore di pazienti che ha ricevuto elafibranor rispetto al placebo ha manifestato eventi avversi emergenti dal trattamento da lievi a moderati, come dolore addominale, diarrea, nausea e vomito. Eventi avversi gravi emergenti dal trattamento sono stati segnalati nel 10,2% dei soggetti in trattamento attivo rispetto al 13,2% con il placebo.

«Non vediamo progressi significativi nei nuovi trattamenti per la CBP da quasi un decennio, quindi è entusiasmante poter ora disporre di una terapia innovativa che ha le potenzialità per gestire la progressione della malattia e il prurito, un sintomo spesso debilitante» ha commentato Bowlus. «Questa è una buona notizia per i medici e i pazienti. Credo che questi dati positivi dello studio ELATIVE significhino che possiamo essere certi che questo trattamento sperimentale potrebbe rappresentare un’opzione terapeutica efficace per quanti hanno una risposta inadeguata o sono intolleranti all’acido ursodesossicolico».

Referenze

Bowlus C, et al. Efficacy and safety of elafibranor in primary biliary cholangitis: results from the ELATIVE double-blind, randomized, placebo-controlled phase 3 trial. Presented at: The Liver Meeting; Nov. 10-14, 2023; Boston (hybrid meeting).

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