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Qualità dei dati di real world in oncologia ancora da migliorare

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La qualità dei dati di real world è ancora un grosso limite per poterli ritenere affidabili e utilizzabili nei processi decisionali di approvazione di nuovi agenti antitumorali

Nonostante l’interesse crescente nei dati ottenuti nella pratica clinica quotidiana (real world data, RWD) per fornire evidenze (real world evidence, RWE) utilizzabili per orientare le decisioni terapeutiche in oncologia, due analisi presentate di recente al congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO) , e realizzate proprio dall’ESMO, evidenziano che la qualità di questi rappresenta ancora un grosso limite per poterli ritenere affidabili e utilizzabili nei processi decisionali di approvazione di nuovi agenti antitumorali.

Le due analisi hanno mostrato, infatti, la scarsità di dati prospettici e un uso limitato delle evidenze derivanti dalla pratica clinica come prova principale per l’approvazione di terapie mirate in Europa.

Impatto limitato sul processo di approvazione
Nella prima analisi, gli esperti del Real World Data and Digital Health Working Group dell’ESMO hanno effettuato una revisione sistematica degli studi di RWE in PubMed riguardanti le terapie mirate (target) oncologiche e pubblicati tra il 2020 e il 2022. Secondo gli autori, sebbene il numero di studi di RWE sia aumentato nel periodo esaminato, passando da 328 nel 2020 a 502 nel 2022, il loro impatto resta limitato. Dei 1251 studi non interventistici identificati e riguardanti terapie target per i tumori solidi, quelli internazionali rappresentavano solo l’8%, mentre per la maggior parte si trattava di studi monocentrici (40%), e solo il 3% era pubblicato su riviste con alto impact factor.

«In questo studio, la maggior parte dei dati di RWE pubblicati fino a 3 anni fa erano ancora retrospettivi e basati sulle cartelle cliniche» ha commentato Massimo Di Maio, Direttore dell’Oncologia Medica Universitaria dell’Ospedale Molinette, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino. «Sappiamo che i dati retrospettivi possono essere inaffidabili, soprattutto in termini di sicurezza, in quanto effetti collaterali di basso grado, ma potenzialmente impattanti dal punto di vista clinico, potrebbero non essere rilevati e questo può produrre una rappresentazione fuorviante degli effetti di un trattamento».

Necessari più studi prospettici
Per eliminare i bias ineludibili insiti nei dati retrospettivi, ha aggiunto l’esperto, i prossimi studi dovranno essere disegnati pianificando una raccolta prospettica delle informazioni. I continui progressi della tecnologia e la diffusa disponibilità di cartelle cliniche elettroniche renderanno in futuro la raccolta prospettica di dati su base collaborativa tra centri una prassi, si spera. «Per le terapie target, che nella pratica clinica sono generalmente utilizzate solo in pochi pazienti per ogni centro, questo dovrebbe fornire l’opportunità di ottenere dati di real world attendibili e in tempo reale da un numero di pazienti clinicamente significativo », ha continuato Di Maio. «Tuttavia, per un’estrazione facile e veloce dei dati dalle cartelle cliniche elettroniche dei pazienti e il loro trasferimento nel database dello studio, è fondamentale una compatibilità dei software per la raccolta dei dati, che attualmente variano molto nei diversi centri».

Al fine di raggiungere questo obiettivo, le organizzazioni di ricerca e le agenzie regolatorie e di valutazione delle tecnologie sanitarie (HTA), come la canadese Drug and Health Technology Agency e lo European Network for Health Technology Assessment, hanno sviluppato linee guida specifiche per la progettazione, la presentazione e la valutazione di studi di RWE. Tuttavia, queste linee guida non tengono conto di tutte le diverse peculiarità della ricerca oncologica, compreso il crescente uso di innovazioni tecnologiche come l’intelligenza artificiale, rendendo così ancora più difficile per i ricercatori sfruttare appieno il potenziale dei dati raccolti nella pratica clinica.

Qualità dei dati da migliorare
I risultati di una seconda analisi, presentata in una sessione poster, hanno messo in luce anche altri aspetti. Infatti, secondo i ricercatori i problemi di qualità e affidabilità dei dati della RWE ne riducono l’utilizzo attuale a evidenze di supporto piuttosto che evidenze definitive nel processo di approvazione delle terapie target antitumorali da parte delle autorità regolatorie europee. Secondo i risultati dell’analisi, tra le 55 terapie target oncologiche per le quali la European medicines agency (Ema) ha adottato decisioni di tipo regolatorio tra il 2018-2022, la RWE è stata considerata nel 29% dei report di valutazione dell’EPAR (European Public Assessment Report), passando però dal 23% nel biennio 2018-2020 al 39% nel biennio successivo.

In 19 EPAR su 22 (86%), la RWE è stata presa in considerazione nella fase di pre-autorizzazione. In 15 EPAR i dati di 20 studi di RWE sono serviti da supporto alla decisione regolatoria, per i restanti sette EPAR otto studi di RWE non sono risultati di supporto, e comunque nessuno ha avuto un ruolo definitivo per l’approvazione di un farmaco target. Tra i 14 studi di RWE presi in considerazione, cinque avevano valutato dati aggregati, tre dati ricavati da registri di pazienti, tre dati ottenuti da cartelle cliniche, due dati di coorte standardizzati e uno fonti combinate.

Le conclusioni di questa analisi confermano quelle di un’altra analisi precedente secondo la quale i dati di RWE sono generalmente di qualità insufficiente per avere influenza sulla pratica clinica (Eur J Cancer. 2021;155:136-144). Ciononostante, secondo Di Maio, il netto aumento del contributo fornito dalla RWE alle approvazioni negli ultimi 5 anni è un segnale positivo, anche se non sorprendente. «C’è una richiesta di RWE sia da parte dei clinici, che vogliono essere rassicurati sul fatto che i risultati degli studi clinici siano replicati nel contesto clinico, sia da parte delle agenzie regolatorie, che stanno incoraggiando attivamente l’uso di dati di RWE. I dati presentati indicano che stiamo progredendo verso un approccio più sistematico dell’uso della RWE a fini regolatori», ha affermato Di Maio.

Il ruolo della RWE nel fornire importanti informazioni supplementari e complementari a quelle ottenute negli studi clinici randomizzati, anche in popolazioni di pazienti sottorappresentate, è particolarmente importante per le terapie mirate. «Gli studi clinici per le terapie mirate differiscono dai tradizionali disegni degli studi di fase 3 che siamo abituati a vedere per l’approvazione regolatoria», ha concluso l’esperto. «Dato il numero limitato di pazienti e la natura a braccio singolo di questi studi, la RWE, non solo in fase di pre-autorizzazione, ma anche dopo l’approvazione, può fornire un aiuto nel rispondere a domande non affrontate negli studi, fornendo così una visione completa sull’efficacia e sulla sicurezza di un nuovo agente».

Bibliografia

  1. A. Pellat, et al. Comprehensive mapping review of real-world evidence publications focusing on targeted therapies in solid tumors: a collaborative work from ESMO Real World Data and Digital Health Working Group. Ann Oncol. (2023) 34 (suppl_2):1689O. https://www.annalsofoncology.org/article/S0923-7534(23)03480-4/fulltext
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