Site icon Corriere Nazionale

Su Rai Storia “Gli uomini di Altamura” per “Italia. Viaggio nella bellezza”

viaggio nella bellezza aquileia altamura

Stasera su Rai Storia “Gli uomini di Altamura. Memorie da un campo di prigionia” in onda per “Italia. Viaggio nella bellezza”

Se si parla di archeologia ad Altamura il primo pensiero va allo scheletro di Neanderthal ritrovato trent’anni fa. Oggi, invece, è un nuovo filone dell’archeologia, quella contemporanea, a fare ricerca nel territorio dell’Alta Murgia, una zona da sempre periferica e scarsamente abitata, sfruttata nel corso del ‘900 per scopi militari. E Campo 65, nel comune di Altamura, è stato il campo di concentramento per prigionieri alleati della Seconda Guerra Mondiale più grande d’Italia. Un luogo e una storia al centro di “Gli uomini di Altamura. Memorie da un campo di prigionia” – firmato da Brigida Gullo, con la regia di Eugenio Farioli Vecchioli in onda lunedì 15 gennaio alle 21.10 in prima visione su Rai Storia per “Italia. Viaggio nella bellezza”.

I pochi resti sono oggi oggetto di indagine e scavo degli archeologi delle Università di Bari e Foggia che tentano di ricostruire la storia di un luogo trasformato, dopo l’armistizio, in campo di addestramento per partigiani jugoslavi e poi convertito in campo di accoglienza per profughi italiani. Campo 65 è stato a lungo un luogo abbandonato e oggi ritrovato grazie all’impegno dell’associazione che porta il suo nome e che si occupa di mantenere viva l’attenzione sul campo e sulle sue storie. Le testimonianze di chi vi ha vissuto da prigioniero o profugo fanno parte di un racconto ampio che tenta di restituire e rendere questo come un luogo di patrimonio. Ma il secolo dei conflitti ha lasciato, in questa parte di Murgia, altre tracce che oramai si confondono con il paesaggio: è il caso degli altri campi di prigionia delle due guerre mondiali e delle basi missilistiche costruite durante la guerra fredda dagli Stati Uniti.

Grazie alla ricerca archeologica e alle testimonianze, anche questi luoghi smettono di essere solo dei ruderi e rivestono il ruolo di protagonisti di una storia ai margini, mai abbastanza raccontata.

Tra gli intervistati: Domenico Bolognese (Presidente Associazione Campo 65), Giuliano De Felice (archeologo, Università degli Studi di Bari Aldo Moro), Isabella Insolvibile (storica), Leopoldo Nuti (Università degli Studi Roma Tre). E Romeo “Meo” Sacchetti, leggenda del basket italiano, nato proprio ad Altamura nel 1953, quando il campo era ancora adibito a centro di accoglienza per profughi italiani soprattutto dall’Est Europa.

“Cosa fare del campo 65 e dei suoi resti? È un problema – dice Giuliano De Felice – che noi archeologi, insieme con la comunità di patrimonio, stiamo affrontando concretamente. L’idea su cui stiamo lavorando è farne il centro di un luogo da visitare che possa essere intitolato al paesaggio degli estremi, cioè al paesaggio di questo strano ‘900 che è un secolo che ha visto una bellicosità inedita nella storia dell’umanità.”

Exit mobile version