Site icon Corriere Nazionale

Osimertinib e chemio efficaci per il tumore del polmone EGFR mutato

ivonescimab infezioni respiratorie osimertinib alectinib sotatercept tiragolumab campi elettrici pembrolizumab lucent autoanticorpi complicanze polmonari asma grave studio mandala

Tumore del polmone non a piccole cellule EGFR mutato: con osimertinib più chemioterapia risposte cerebrali migliori e durature

Nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule EGFR-mutato, localmente avanzato o metastatico, che presentano metastasi cerebrali alla diagnosi, la combinazione dell‘inibitore della tirosin chinasi (TKI) dell’EGFR osimertinib con la chemioterapia a base di platino come terapia di prima linea riduce in modo significativo il rischio di progressione della malattia a livello del sistema nervoso centrale o di morte rispetto al solo osimertinib. Lo dimostrano i risultati di un’analisi esplorativa sull’efficacia del farmaco a livello intracranico dello studio di fase 3 FLAURA2, presentati al recente congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), a Madrid.

Il trattamento con la combinazione ha contribuito, inoltre, a un più alto tasso di risposta obiettiva (ORR) a livello cerebrale e a un tasso più alto di risposta completa con risposte durature, a fronte di un profilo di sicurezza tollerabile e gestibile.

Per i pazienti trattati con il TKI e la chemioterapia, il rischio stimato a 24 mesi di sviluppare una lesione nel sistema nervoso centrale o di morte è risultato del 9% (IC al 95% 4-16), mentre per quelli trattati con osimertinib da solo del 23% (IC al 95% 14-33).

Osimertinib ha già dimostrato la capacità di attraversare la barriera ematoencefalica e migliorare gli outcome dei pazienti con tumore del polmone e metastasi cerebrali, che spesso hanno una prognosi decisamente peggiore rispetto a quelli senza tali metastasi.

«Questi dati supportano l’aggiunta di platino e pemetrexed a osimertinib come nuova opzione di trattamento di prima linea per i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato, EGFR-mutato, compresi quelli con metastasi cerebrali», ha dichiarato David Planchard, dell’Institut Gustave Roussy di Parigi, presentando i risultati.

Dati già riportati dello studio avevano dimostrato un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da progressione (PFS) per la combinazione con osimertinib rispetto a osimertinib in monoterapia, miglioramento che è risultato coerente in tutti i sottogruppi di pazienti presi in esame, compreso quello con metastasi cerebrali.

Lo studio FLAURA2
Il trial FLAURA2 (NCT04035486) è uno studio multicentrico internazionale randomizzato, in aperto, su pazienti di almeno 18 anni con carcinoma polmonare non a piccole cellule EGFR-mutato, localmente avanzato (stadio IIIB – IIIC) o metastatico (stadio IV).

I partecipanti dovevano avere un performance ECOG status pari a 0 o 1. Inoltre, erano ammessi all’arruolamento pazienti con metastasi cerebrali asintomatiche che non richiedevano un trattamento con steroidi o che erano rimaste stabili per almeno 2 settimane dopo il trattamento definitivo o con gli steroidi.

Complessivamente, 557 pazienti sono stati assegnati in modo casuale e in rapporto 1:1 a un trattamento di prima linea con osimertinib più la chemioterapia (279 pazienti) o osimertinib da solo (278 pazienti). I partecipanti in entrambi i bracci sono stati trattati fino a progressione o all’interruzione del trattamento.

L’imaging a livello cerebrale è stato eseguito al basale in tutti i pazienti e quando si è manifestata una progressione della malattia. Inoltre, i pazienti che presentavano metastasi al sistema nervoso centrale alla diagnosi sono stati sottoposti a valutazioni aggiuntive fino a progressione o all’interruzione del trattamento.

Tutte le scansioni del sistema nervoso centrale sono state valutate da un neuroradiologo secondo i criteri RECIST modificati.

Gli endpoint dello studio relativi al coinvolgimento del sistema nervoso centrale, valutati secondo i criteri RECIST1.1 modificati, includevano l’ORR, la PFS e la durata della risposta (DOR). Il termine ultimo per la raccolta dei dati era il 3 aprile 2023.

Gli sperimentatori hanno eseguito due serie di analisi. La prima è stata condotta nei pazienti con una o più lesioni misurabili o non misurabili del sistema nervoso centrale e ha riguardato 118 pazienti trattati con osimertinib più la chemioterapia e 104 pazienti trattati con osimertinib da solo. La seconda analisi è stata effettuata sui pazienti valutabili per la risposta a livello dell’SNC con almeno una lesione misurabile e ha incluso 40 pazienti trattati con la combinazione e 38 trattati con la monoterapia.

Rischio ridotto del 42% in tutti i pazienti
Nella prima analisi, l’ORR è risultato del 73% (IC al 95% 64-81) nel braccio trattato con osimertinib più la chemioterapia e 69% (IC al 95% 59-78) in quello assegnato al solo osimertinib. Inoltre, il 59% dei pazienti assegnati alla combinazione ha raggiunto una risposta completa al trattamento rispetto al 43% di quelli assegnati alla monoterapia.

La mediana della DOR a livello del sistema nervoso centrale in questa analisi non è stata raggiunta (NR) nel braccio trattato con il TKI più la chemioterapia (IC al 95% 23,8-non calcolabile [NC]), mentre è risultata di 26,2 mesi (IC al 95% 19,4-NC) nel braccio di controllo.

Nella popolazione di pazienti inclusi in questa prima analisi, la combinazione di osimertinib più la chemioterapia ha ridotto il rischio di progressione di malattia a livello del sistema nervoso centrale o di morte del 42% (HR 0,58; IC al 95% 0,33-1,01) rispetto al solo TKI. A 12 mesi, i tassi di PFS sono risultati rispettivamente dell’87% e 83%, mentre quelli a 24 mesi rispettivamente del 74% e 54%.

Rischio ridotto del 60% nei pazienti con lesioni misurabili
Nel gruppo di pazienti con lesioni cerebrali valutabili per la risposta, l’ORR a livello cerebrale è risultato pressoché simile tra i pazienti assegnati alla combinazione e alla monoterapia: 88% (IC al 95% 73%-96%) contro 87% (IC al 95% CI, 72%-96%). Tuttavia, i pazienti che hanno ottenuto una risposta completa sono risultati più numerosi nel braccio trattato con la combinazione: rispettivamente 48% contro 16%.

In questa analisi, la mediana della DOR a livello cerebrale non è stata raggiunta nel braccio assegnato a osimertinib più la chemioterapia (IC al 95% 21,6-NC), mentre è risultata di 20,9 mesi nel braccio trattato con il solo TKI (IC al 95% 12,6-NC).

In questa popolazione, l’aggiunta della chemioterapia a osimertinib ha mostrato di ridurre il rischio di progressione a livello cerebrale o morte del 60% (HR 0,40; IC al 95% 0,19-0,84). Inoltre, i tassi di PFS sono risultati rispettivamente dell’89% e 73% a 12 mesi e del 65% e del 37% a 24 mesi.

Sicurezza senza sorprese
I profili di sicurezza sono risultati coerenti con quelli attesi dagli sperimentatori sulla base dei dati già noti.

Gli eventi avversi di grado 3 o maggiore sono stati più frequenti nel braccio assegnato al trattamento combinato. Le tossicità ematologiche sono state quelle più comuni, mentre la pneumopatia interstiziale è stata segnalata in 9 pazienti (3%) nel braccio sperimentale e 10 pazienti (4%) nel braccio di confronto. Inoltre, si è visto che le tossicità più frequenti e severe si sono manifestate durante il periodo di induzione e si sono ridotte gradualmente col tempo.

Bibliografia
D. Planchard, et al. FLAURA2: Safety and CNS outcomes of first-line (1L) osimertinib (osi) ± chemotherapy (CTx) in EGFRm advanced NSCLC. Ann Oncol. 2023;34 (suppl_2): LBA68. Link

Exit mobile version