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Dopo 10 anni i Club Dogo tornano con il loro nuovo disco

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I Club Dogo, Gué, Jake La Furia e Don Joe, pubblicano un nuovo disco 10 anni dopo l’ultimo e annunciano un live a San Siro: 11 i brani inediti

Dopo l’annuncio a sorpresa di una clamorosa e attesissima reunion dal vivo al Mediolanum Forum di Milano, la città che li ha cresciuti e che meglio di tutti hanno saputo raccontare (10 date in programma tra marzo e aprile 2024, tutte sold-out), i Club Dogo tornano con il loro nuovo disco. Un progetto omonimo che arriva a 10 anni dall’ultimo lavoro.

Fin dall’uscita del loro primo album, “Mi Fist” (2003), i Club Dogo si sono imposti come il gruppo hip hop italiano più significativo degli ultimi vent’anni, aprendo la strada a una nuova generazione di rapper e a una vera rivoluzione nel panorama musicale nostrano. Lontani da ogni mezza misura, hanno scelto di non semplificare o smussare la loro produzione, riuscendo comunque ad arrivare a tutti. La spiccata attitudine di interpreti della realtà, il sound senza compromessi e il linguaggio mai edulcorato o politicamente corretto li hanno resi gli idoli del pubblico giovane, che in loro ha trovato una profondità ormai quasi assente nella musica italiana dei primi anni 2000.

L’attesissimo album della reunion include undici tracce in puro stile Dogo, con un occhio al passato e uno al futuro, concepite senza farsi condizionare da mode e trend, ma soltanto dalla voglia di essere ancora una volta all’avanguardia.

“Qui per fare la storia / non per fare le storie” ribadisce Jake in “C’era una volta in Italia”. Ogni barra è densa di citazioni letterarie, cinematografiche, artistiche e musicali, e anche le più crude e controverse svelano in sé una metafora ben più significativa. Brani di pura autocelebrazione (come Mafia del boom bap, un tributo al sound dell’hip hop classico: “rimo fin da quando i rapper vestivano da rapper”, dice ironicamente Gué) si alternano a pezzi altamente introspettivi (come “Malafede“, che si apre con uno struggente sample di “Sei mio” di Nada e riflette su tutta l’oscurità che si può nascondere dietro una facciata scintillante. “Che la terra mi sia lieve / un po’ più dell’asfalto di questa città” si augura Gué; “A Milano è sempre inverno / perché ce l’abbiamo qui dentro allo sterno” riflette Jake).

Il disco è in costante equilibrio lirico tra esercizi di stile e tematiche più serie. “Frate” è un tripudio di punchline che giocano sul termine slang del titolo. “Indelebili“, invece, è una sorta di testamento spirituale del gruppo. “Giovani nati morti si fanno i selfie con l’Hennessy / perché non conta più essere, conta esserci” scandisce Jake; “Questa musica non parla di niente senza conflitto”, ribadisce; “Artisti senza talento, ricchi senza sbattimento / queste sono le bugie che ti vendono”, rincara la dose. “Qua cancellano persone e poi cambiano libri e film / più che l’intelligenza artificiale / mi fa paura la tua stupidità che è naturale”, constata amaramente Gué.

La cura del sound, curata da un produttore dalla cultura musicale onnivora e dall’insaziabile curiosità come Don Joe, è una certezza in tutto l’album: i beat sembrano tratti da classici ma con una dose di contemporaneità e freschezza che fa tutta la differenza del mondo. Molti brani, infatti, ruotano interamente attorno alle sonorità prescelte. “Nato per questo”, con il featuring di Marracash, suggella il legame inscindibile con la cultura hip hop e i suoi giganti (“Farò piangere questa canzone”, dice Gué in apertura omaggiando Jay-Z e la sua Song Cry, prima di rendere un tributo a Nas, citando le storiche One Love e One Mic).

King of the Jungle” è una dichiarazione d’amore alla musica giamaicana e alle dancehall che frequentavano fin da ragazzini, nonché la ripresa di un loro brano storico, l’amatissimo Note killer (2003). “In sbatti” gioca su sonorità che ricordano le colonne sonore più cupe e apocalittiche degli anni ‘80, come quelle dei film di John Carpenter: una sorta di cortometraggio distopico. Il vero collante di tutto il progetto, il faro che crea luci e ombre nella poetica dei Club Dogo, resta però quello che li ha guidati per tutta la loro carriera: Milano. Una città di grandi possibilità e immense contraddizioni, nonché il luogo che chiamano casa, per cui nutrono sentimenti ambivalenti. “Milano, o mi perdoni o mi ammazzi: decidi” scandisce Jake in “Soli a Milano” (con il featuring di Elodie), una traccia che è una fedele descrizione del senso di onnipotenza e solitudine in quelle strade dove “è un fine pena mai”, come spiega bene Gué. Ma c’è anche spazio per la leggerezza, come in “Milly” (feat. Sfera Ebbasta), un brano giocato tutto sui diversi significati dell’omonimo termine in slang: i milioni di Lil Wayne, la città di Milano, la pornostar Milly D’Abbraccio e molti altri ancora. “A Milano City non ti sentono se strilli” afferma ironicamente Gué. L’alternanza di vari registri stilistici dei Dogo ha fatto scuola, definendo un immaginario a cui ancora oggi milioni di giovanissimi guardano e si ispirano. A giudicare dai risultati, è destinato a dettare il passo anche per il futuro, oltre ad aver scandito il passato e il presente del rap italiano.

GuéJake La Furia e Don Joe sono tornati in forma smagliante, come se non si fossero mai separati e questi 10 anni si fossero annullati e questo album fortemente identitario ne è la prova.

  1. C’ERA UNA VOLTA IN ITALIA
  2. MAFIA DEL BOOM BAP
  3. NATO PER QUESTO
  4. MALAFEDE
  5. KING OF THE JUNGLE
  6. MILLY
  7. IN SBATTI
  8. SOLI A MILANO
  9. TU NON SEI LEI
  10. FRATE
  11. INDELEBILI

UN NUOVO LIVE ANNUNCIATO A SAN SIRO

In questa giornata che segna il ritorno ufficiale dei Club Dogo, il trio annuncia un live che li vedrà a Milano sul palco di San Siro il 28 giugno. I biglietti saranno in vendita generale dalle ore 14 di domani 13 gennaio. Il concerto sarà la degna conclusione del ritorno live al Mediolanum Forum nel capoluogo lombardo. Tutte le date sono già sold out.

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