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Tumori: da immunoterapia decine di nuovi vaccini a mRNA sperimentati

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Tumori: dall’immunoterapia oltre 40 vaccini a mRNA in via di sperimentazione nel mondo. Il primo in fase III già nel 2024

Più di 40 vaccini anti-cancro a mRNA alla verifica clinica nel mondo, alcuni dei quali in fase avanzata di sperimentazione. Tanto che nel 2024 uno dovrebbe entrare in Fase III, la più importante. Questo è solo uno dei temi affrontati durante il CICON23, International Cancer Immunotherapy Conference (cancerimmunotherapyconference.org), una preziosa occasione di confronto sulle nuove frontiere della immunoterapia del cancro, cioè di quell’approccio terapeutico che sfrutta il sistema immunitario per combattere ed eliminare le cellule tumorali.  

“Un unico momento di discussione, confronto e condivisione sull’immunoterapia in oncologia che diventi poi un riferimento costante per l’intero settore costituito da scienziati, medici, ricercatori, aziende e associazioni dei pazienti – spiega Pier Francesco Ferruccidirettore dell’Unità di Bioterapia dei Tumori presso l’istituto Europeo di Oncologia e presidente del Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori (NIBIT, nibit.org), una delle società scientifiche organizzatrici dell’evento –. Un luogo dove fare network e sviluppare la ricerca in immunologia ed immunoterapia favorendo il trasferimento dei risultati nella pratica clinica”.

L’evento è stato l’occasione per fare il punto sui vaccini a mRNA che, dopo quasi 20 anni di studi e ricerche, iniziano a dare importanti risultati come terapia anti-cancro, tanto che si stima che tra pochi anni saranno pronti per entrare in clinica. “Sono vaccini che sfruttano la stessa tecnologia adottata per il covid – spiega Ferrucci –. Ovvero sono vaccini che si avvalgono dell’RNA messaggero (mRNA), una sorta di ‘postino’ che trasmette importanti informazioni alle cellule. Per i vaccini anti-cancro si utilizzano mRNA sintetici progettati per ‘istruire’ il sistema immunitario a riconoscere una proteina chiamata ‘neoantigene’, che è espressione di una mutazione genetica avvenuta nella cellula malata. Si tratta di una specie di ‘impronta digitale’ specifica e personale, presente nelle cellule tumorali di quel paziente. I vaccini antitumorali a mRNA personalizzati sono quindi progettati ‘su misura’ con lo scopo di innescare il sistema immunitario ad uccidere selettivamente ed esclusivamente le cellule tumorali in quel paziente e nei pazienti in cui i tumori esprimono la stessa mutazione”.

Attualmente sono in corso oltre 40 sperimentazioni cliniche su vaccini basati sull’mRNA in diverse patologie tumorali, come il melanoma, il tumore della prostata, il tumore polmonare non a piccole cellule, il tumore mammario triplo negativo, il tumore colorettale e altri tumori solidi. “L’elenco delle sperimentazioni è ovviamente destinato ad aumentare in modo esponenziale”, evidenzia Ferrucci.

Primo il melanoma, a seguire il tumore del colon retto e del pancreas

Molto incoraggianti sono i risultati del vaccino a mRNA contro il melanoma, sviluppato da Moderna, la cui sperimentazione dovrebbe entrare in Fase III, l’ultima prima dell’approvazione finale, entro il prossimo anno. A fare il punto su questo vaccino al CICON23 sarà Jeffrey Weber, professore di Oncologia e vicedirettore del NYU Langone Perlmutter Cancer Center. I dati a due anni dalla somministrazione di questo vaccino mostrano una riduzione del rischio di recidiva o morte del 44% in chi lo ha ricevuto in combinazione con la “tradizionale” immunoterapia.

Non solo vaccini

“L’era dei vaccini a mRNA nella lotta al cancro è solo agli inizi – dice Ferrucci – ma è altrettanto importante ricordare che la vaccinazione a mRNA non è l’unica strada promettente nel settore dell’immunoncologia che si avvale anche di diverse altre strategie in fase di studio”. Il mondo dell’immunoterapia, infatti, non si esaurisce ai soli vaccini a mRNA.

Come afferma Paola Nisticò responsabile dell’Unità di Immunologia e Immunoterapia dei Tumori presso l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e membro del direttivo NIBIT “gli obiettivi sono molteplici: capire i meccanismi che il tumore usa per sfuggire al controllo del sistema immunitario, individuare strategie capaci di rendere le nuove terapie più efficaci nel maggior numero possibile di pazienti ed identificare il momento migliore per la loro somministrazione. Per questo c’è attenzione alle nuove tecnologie che consentono di studiare le singole cellule che compongono il e la loro localizzazione nel tessuto in modo da generare così una carta d’identità del tumore stesso”.

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