Site icon Corriere Nazionale

Rischio gotta aumenta con malattie infiammatorie croniche intestinali

Gotta: incremento dei tassi di risposta alla terapia del 32% quando si aggiunge metotressato al trattamento con pegloticasi

Tra le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD) e la gotta uno studio pubblicato sulla rivista JGH Open ha rilevato una forte associazione

Tra le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD) e la gotta uno studio pubblicato sulla rivista JGH Open ha rilevato una forte associazione, pertanto, sulla base di questi risultati, gli autori raccomandano che i pazienti con IBD che presentano artrite di nuova insorgenza siano attentamente valutati per la gotta.

La prevalenza delle malattie infiammatorie croniche intestinali è in aumento a livello globale, con il tasso più alto osservato in Nord America. Anche se le IBD colpiscono principalmente l’intestino, sono caratterizzate da manifestazioni anche in altri distretti corporei. Si stima che il 25% dei pazienti che ne soffrono presenti una manifestazione extraintestinale nel corso della propria vita. È noto che l’artrite è associata alle IBD ed è considerata una delle manifestazioni extraintestinali più frequenti, ma non essendoci nessun fattore patognomonico che confermi che sia dovuta alle IBD, resta solo una diagnosi di esclusione, hanno premesso gli autori.

La gotta è una sindrome clinica che si verifica a causa dell’aumento della concentrazione di urato extracellulare, che si riflette nel sangue come iperuricemia (quando l’acido urico supera i 6,8 mg/dl). Questa causa una disposizione dei cristalli di urato monosodico nelle ossa, nelle articolazioni e nei tessuti molli, che può provocare artrite acuta, artrite cronica o tofi (masse nodulari) oppure una loro combinazione. Si stima che la prevalenza della gotta negli Stati Uniti sia intorno al 3,9% negli adulti.

L’acido urico è il prodotto finale del catabolismo dei nucleosidi purinici da parte della xantina deidrogenasi. Viene prodotto principalmente nel fegato e nell’intestino, oltre che in altri tessuti come muscoli, reni ed endotelio vascolare, come risultato della degradazione dei composti purinici alimentari e sintetizzati per via endogena. Pertanto l’iperuricemia secondaria può essere indotta da un’eccessiva assunzione di cibo ricco di purine (come carne rossa, frutti di mare), processi di degradazione cellulare e un elevato turnover cellulare nel contesto di tumori maligni o di terapie antitumorali. Circa un terzo dell’acido urico viene escreto attraverso l’intestino, mentre i restanti due terzi vengono eliminati attraverso l’urina. È accertato che il tratto intestinale è un organo cruciale sia per la produzione che per l’escrezione dell’acido urico.

«Il metabolismo dell’acido urico nelle IBD è stato valutato in diversi studi. La letteratura suggerisce che l’iperuricemia è una condizione ben nota nei pazienti con IBD e, dal momento che la gotta rappresenta l’espressione clinica dell’iperuricemia, lo scopo principale di questo studio era analizzare l’associazione tra le due condizioni utilizzando un ampio set di dati» hanno scritto il primo autore Osama Hamid e colleghi dell’Hospital Medicine Cleveland Clinic Cleveland Ohio, USA.

Associazione significativa tra IBD e gotta
Utilizzando una database multicentrico costituito da dati provenienti da diversi sistemi sanitari statunitensi, i ricercatori hanno identificato gli adulti con diagnosi di malattia di Crohn e colite ulcerosa tra il 1999 e il 2022 e, in questa coorte, quelli con diagnosi di gotta. Sono stati raccolti i dati demografici, sono stati identificati i pazienti con diagnosi di artrite associata a IBD e quelli sottoposti a resezione intestinale e sono stati raccolti i fattori di rischio associati alla gotta.

Lo studio ha evidenziato l’aumento della prevalenza della gotta nella popolazione con IBD: nel database sono stati identificati 209mila pazienti con colite ulcerosa (0,30%) di cui 9.130 avevano la gotta (4,3%), rispetto al 3,5% della popolazione generale senza storia di colite ulcerosa (P< 0,001). Altri 249mila soggetti soffrivano di malattia di Crohn (0,36%), 14mila dei quali avevano la gotta (5,61%), rispetto al 3,53% della popolazione generale senza diagnosi di malattia di Crohn (P< 0,001). I maschi erano più prevalenti nel gruppo colite ulcerosa e gotta rispetto al gruppo Crohn e gotta (58% contro 51%).

Dopo gli aggiustamenti per i dati demografici e i fattori di rischio noti per la gotta, inclusi insufficienza renale cronica, tumori maligni, artrite associata a IBD, resezione intestinale, consumo di alcol e fumo, l’ analisi multivariata ha rilevato un’associazione significativa con la gotta tanto per la malattia di Crohn (odds ratio, OR 1,68, P<0,001) quanto per la colite ulcerosa (OR 1,38, P <0,001).

Nell’analisi dei sottogruppi, i pazienti con colite ulcerosa sottoposti a resezione intestinale avevano una maggiore associazione con la gotta rispetto a quelli non sottoposti a intervento chirurgico (OR 2,34, P <0,001). Un aumento simile è stato osservato nel gruppo con malattia di Crohn con resezione intestinale (OR 1,53, P <0,001).

«Questa analisi esplorativa di un ampio studio di database ha suggerito una forte associazione tra IBD e gotta, alla quale potrebbero contribuire diversi meccanismi fisiopatologici. La resezione intestinale correlata all’IBD è un fattore di rischio significativo per la gotta in questa popolazione di pazienti» hanno concluso gli autori. «Raccomandiamo che i pazienti con IBD che presentano artrite di nuova insorgenza siano attentamente valutati per la gotta».

Referenze

Hamid O et al. Increased prevalence of gout in patients with inflammatory bowel disease: A population-based study. JGH Open. 2023 Sep 1;7(9):640-644. 

Leggi

Exit mobile version