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Rinosinusite cronica associata a polipi nasali e asma: benralizumab efficace

Rinosinusite cronica associata a polipi nasali: mepolizumab efficace in fase 3 secondo i risultati dello studio SYNAPSE

Rinosinusite cronica associata a polipi nasali in pazienti con asma severo eosinofilo: secondo i dati dello studio XALOC-1, benralizumab efficace in entrambe le condizioni cliniche

I risultati di XALOC-1, uno studio internazionale di real life che ha coinvolto anche il nostro Paese, presentato nel corso del recente congresso ERS, hanno documentato l’efficacia di benralizumab (un anticorpo monoclonale che si lega direttamente al recettore alfa di IL-5) non solo nell’asma severo eosinofilo ma anche sulla rinosinusite cronica con polipi nasali (CRSwNP), una comorbilità frequente di questi pazienti asmatici.

Razionale e obiettivi dello studio
Come è noto, la rinosinusite cronica associata a polipi nasali (CRSwNP) è una comorbilità a prevalenza elevata nei pazienti con asma eosinofilo grave (SEA) e potrebbe contribuire in modo significativo alla perdita di controllo dell’asma.

Come ha spiegato ai nostri microfoni il prof. Girolamo Pelaia (Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università “Magna Grecia” di Catanzaro), primo autore del lavoro presentato al Congresso, “…la poliposi nasale, rappresentando una frequente comorbilità dell’asma in generale e dell’asma grave in particolare, ha un impatto notevole sulla qualità di vita del paziente e sulla gravità di entrambe le patologie; ciò in quanto sia l’asma che la poliposi nasale, molto spesso, sono espressione di una infiammazione cosiddetta di tipo 2, sostenuta da cellule come i linfociti Th2 e le cellule linfoidi innate di tipo 2 (ILC2) che orchestrano, inducono e amplificano una flogosi di natura eosinofila”.

Dato che la CRSwNP e la SEA condividono un meccanismo patogenetico T2-mediato, è stato recentemente esteso anche alla CRSwNP l’impiego di alcuni anticorpi monoclonali anti-asma.
Benralizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato che blocca il recettore dell’IL-5. Legandosi quindi alla superficie cellulare degli eosinofili e dei basofili, oltre a inibire l’azione di IL-5 provoca anche un effetto di “antibody-dependent, cell-mediated cytotoxicity” con conseguente apoptosi degli eosinofili. È attualmente approvato come trattamento aggiuntivo di mantenimento per l’asma eosinofilo grave in un certo numero di Paesi, tra cui Stati Uniti, UE e Giappone.

In questa analisi dello studio XALOC-1, condotto nella real life, è stata valutata l’efficacia a 48 settimane di benralizumab sugli outcome di SEA in pazienti con o senza CRSwNP concomitante.

Disegno dello studio
Lo studio XALOC-1 è, in estrema sintesi, un’analisi integrata di dati retrospettivi di pazienti provenienti dalla real life residenti in Canada, Italia, Portogallo Spagna e Regno Unito; lo studio ha valutato i tassi annuali di esacerbazione (AER), l’impiego di steroidi orali come terapia di mantenimento (mOCS) e alcuni outcome riferiti dai pazienti relativi all’asma (espressi sotto forma di punteggi) – test ACQ-6 a 6 item o test ACT di controllo dell’asma.

Complessivamente, i pazienti reclutati (n=1002) avevano un’età media di 55,4 (SD: 13,7) anni, con una leggera prevalenza di pazienti di sesso femminile (58,6%). Nel 31,5% (n=316) dei pazienti con poliposi nasale in comorbilità (in base alle cartelle cliniche disponibili all’inizio del trattamento con benralizumab), l’età media era di 54,1 (12,5) anni e il 50,3% di questi era di sesso femminile.

Dall’analisi dei risultati ottenuti alla settimana 48 di osservazione (24 settimane dall’inizio del trattamento con benralizumab), sia i pazienti con poliposi nasale che quelli senza questa comorbilità hanno registrato riduzioni simili dell’AER e del numero di pazienti ancora in trattamento con OCS, nonché miglioramenti dei punteggi relativi ai PRO sopra indicati. In particolare, nei pazienti che utilizzavano il mOCS al basale, il dosaggio medio è diminuito del 58,2% alla Settimana 48 nei pazienti con poliposi nasale in comorbilità (n=97) e del 46,8% in quelli senza questa comorbilità (n=179).

Inoltre, Il 73,0% (73/100) dei pazienti con poliposi nasale e il 65,2% (133/204) di quelli senza poliposi hanno sperimentato miglioramenti pari o superiori alle differenze minime clinicamente importanti (MCID) relativamente ai punteggi ACQ-6 (-0,5) o ACT (3).

Il commento allo studio  
In conclusione, quest’analisi integrata retrospettiva a 48 settimane ha dimostrato, in primis, che i pazienti con SEA trattati con benralizumab hanno sperimentato miglioramenti sostanziali considerando i tassi annuali di esacerbazione, l’impiego di mOCS e i punteggi relativi al controllo dell’asma, indipendentemente dalla presenza o meno di poliposi nasale come comorbilità associata, anche se i miglioramenti osservati tendono ad essere numericamente maggiori nei pazienti con comorbilità.

Relativamente a quest’ultimo aspetto, il prof. Pelaia ha voluto fornire una spiegazione di quanto osservato: “Nella immunoflogosi di tipo 2, caratterizzata soprattutto da una infiammazione eosinofila, l’eosinofilo è molto dipendente dalle azioni biologiche di una citochina, IL-5, che è il principale mediatore della flogosi responsabile della differenziazione, maturazione,  attivazione e sopravvivenza degli eosinofili.

In questo contesto, il farmaco biologico benralizumab è molto importante perché è un anticorpo monoclonale umanizzato che ha come bersaglio specifico la subunità alfa del recettore di IL-5. Non solo: benralizumab, oltre a neutralizzare a livello recettoriale la via patogenetica mediata da IL-5, è anche in grado di indurre direttamente la morte per apoptosi degli eosinofili attraverso una serie di meccanismi biologici. importanti come ad esempio la tossicità cellulare mediata proprio da anticorpo.

Grazie, quindi, a questa molteplice azione anti-eosinofila, benralizumab si è dimostrato in grado anche di esplicare un’azione terapeutica particolarmente efficiente soprattutto nei pazienti che esprimono la concomitanza delle manifestazioni cliniche legate sia all’asma grave che alla poliposi nasale, nei quali si è realizzata, grazie all’impiego del farmaco in questione, una netta possibilità di miglioramento dei sintomi legati sia all’asma che alla poliposi”.

L’importanza degli studi di real life
Lo studio XALOC-1 è solo uno degli ultimi studi di real life condotti nei pazienti asmatici. Il prof. Pelaia ha tenuto a ribadire ai nostri microfoni l’importanza e il valore aggiunto di questa tipologia di studi per la comprensione dell’efficacia dei trattamenti: “Tali studi – spiega – consentono di verificare, confermare e validare ulteriormente l’efficacia delle terapie farmacologiche come ad esempio quelle con i farmaci biologici, che vengono approvati e introdotti nella pratica clinica grazie ai grandi trial randomizzati e controllati, gravati, tuttavia, da severi criteri di restrizione relativi sia all’inclusione che all’esclusione di pazienti che non possono accedere perché per esempio caratterizzati da una funzione respiratoria troppo compromessa, o magari perché fumatori – e invece il 30% dei pazienti asmatici purtroppo fumano.

Nella real life (dunque nella pratica clinica quotidiana) – conclude – non abbiamo restrizioni di questo tipo e, quindi. possiamo estendere le osservazioni a tutti i pazienti eleggibili sulla base di una patologia eosinofila refrattaria ai trattamenti standard”.

Bibliografia
Pelaia G et al. Asthma outcomes in patients (pts) with severe eosinophilic asthma (SEA), with and without comorbid chronic rhinosinusitis with nasal polyps (NP), treated with benralizumab in the real-world XALOC-1 study. Abs PA4109; ERS 2023

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