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Sclerosi multipla recidivante: Cladribina riduce neurofilamenti a catena leggera

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Nuove analisi dello studio MAGNIFY-MS su cladribina compresse, hanno dimostrato benefici per i pazienti con Sclerosi Multipla Recidivante

Annunciate a Milano in occasione del 9° Congresso ECTRIMS-ACTRIMS nuove analisi dello studio MAGNIFY-MS su cladribina compresse, che hanno dimostrato come i pazienti con Sclerosi Multipla Recidivante (SMR) abbiano presentato una riduzione duratura della catena leggera dei neurofilamenti (NfL) nel siero, indicando come il farmaco abbia ridotto il danno neuronale in due anni.

Presentati anche i dati di due studi Real-World Evidence (RWE), che hanno indicato un aumento dell’uso di cladribina compresse nei pazienti naïve al trattamento, mostrando bassi livelli di switch verso altri trattamenti modificanti il decorso della malattia (DMT – Disease Modifying Therapy) fino a quattro anni.

Le analisi dello studio post-hoc MAGNIFY-MS hanno mostrato che durante i due anni di trattamento con cladribina, gli Z-Score mediani di NfL nel siero si sono ridotti in tutti i gruppi di pazienti rispetto al basale. Questi risultati indicano come cladribina compresse abbia diminuito efficacemente il danno neuronale in tutti i sottogruppi di pazienti sottoposti a risonanza magnetica (MRI).

“Il nostro impegno nei confronti della comunità SM ci spinge a concentrarci costantemente sulla produzione di dati che forniscano ulteriori informazioni sull’efficacia e sulla sicurezza di cladribina compresse – ha dichiarato Alexander Kulla, Senior Vice President & Medical Unit Head Neurology & Immunology- Sappiamo che i livelli sierici di NfL sono sempre più utilizzati come importante biomarcatore nella SM, segnalando una possibile attività di malattia che può portare ad una progressione. I risultati presentati all’ECTRIMS dimostrano che il trattamento con cladribina compresse ha prodotto una riduzione sostenuta dei livelli di NfL sierici senza un’immunosoppressione continua”.

Due studi real-world, anch’essi presentati all’ECTRIMS, rafforzano i possibili benefici dell’inizio del trattamento con cladribina compresse nelle fasi iniziali della malattia. Nel follow-up a cinque anni dello studio CLARENCE, condotto nel Regno Unito, è emerso che il 36,1% dei 2.685 pazienti esaminati al momento dell’inizio della terapia era naïve al trattamento.

In uno studio separato, condotto in America Latina, sono stati analizzati i dati di 1.421 pazienti che hanno ricevuto almeno un ciclo di cladribina compresse. Nel tempo è stata osservata una tendenza all’aumento dell’inizio della terapia con cladribina compresse nei pazienti naïve, indicando un vantaggio nell’utilizzo precoce del trattamento con questo farmaco. Inoltre, in entrambi gli studi, pochissimi pazienti trattati con cladribina compresse sono passati ad altre terapie.

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