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La tradizione del presepe resiste: lo faranno 6 famiglie su 10

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Oltre la metà degli italiani ha deciso quest’anno di fare il presepe per non rinunciare a una tradizione che considerano importante

Quasi sei italiani su dieci (55%) hanno deciso quest’anno di fare il presepe per non rinunciare alla tradizione che considerano importante e che è simbolo di rinascita e di speranza. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ diffuso in occasione del Villaggio della Coldiretti a Napoli nel week end dell’Immacolata durante il quale si preparano tradizionalmente gli addobbi delle feste nelle case.

In piazza Municipio è stato allestito il primo presepe vivente contadino dove ad essere protagonisti assieme alla Natività sono proprio gli agricoltori in carne e ossa, dal pastore al boscaiolo, assieme a quelli storici, comunque collegati alla quotidianità del cibo, dall’oste al fiascaro. I costumi sono stati realizzati a mano con autentici tessuti di San Leucio, seguendo la grande tradizione napoletana, così come gli strumenti a partire dagli antichi telai.

Tra chi allestisce il presepe si segnalano comunque notevoli disparità a seconda del genere, dell’età e del territorio. Se il 61% degli uomini è pronto a mettesi all’opera con statuine, bue e asinello, la percentuale scende al 49% nel caso delle donne, mentre tra le varie generazioni i più appassionati sono gli anziani (61%), anche se tra i giovani si segnala comunque un 54% che quest’anno allestirà la Natività, secondo Coldiretti/Ixe’. La tradizione del presepe è forte soprattutto al Sud dove è praticamente presente in oltre due case su tre (68%) mentre i meno affezionati sono gli abitanti del Nord est (46%).

Il Presepe – spiega Coldiretti – è una tradizione molto italiana, la cui origine viene fatta risalire a quello realizzato da San Francesco nel Natale del 1223 a Greccio e che da allora si è sviluppato in tutte le aree del Paese per raccontare la devozione, ma anche la sofferenza, la gioia e l’impegno nel lavoro e in famiglia attraverso personaggi figli dell’ispirazione religiosa ma anche della modernità.

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