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Rischio cardiovascolare: 1 italiano su 2 dice di fare qualcosa per prevenirlo

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Rischio cardiovascolare: 1 italiano su 2 dice di fare qualcosa per prevenirlo, ma è ancora poca la consapevolezza e tanti gli ostacoli da superare per intervenire attivamente sullo stile di vita

Quanto sono realmente consapevoli gli italiani del rischio cardiovascolare? Non abbastanza, come confermano i risultati dell’indagine conoscitiva sulla consapevolezza e i comportamenti degli italiani nell’ambito della prevenzione cardiovascolare, condotta da IQVIA per la Fondazione Italiana Per il Cuore, con il contributo non condizionante di Armolipid, e realizzata in occasione della Giornata Mondiale per il Cuore.

L’indagine ha interessato 3000 cittadini che hanno fornito 180.000 risposte via web che costituiscono un campione rappresentativo della popolazione italiana per i principali parametri sociodemografici e geografici, suddivisi per sesso, fascia di età, scolarità, area geografica di residenza, livello di rischio cardiovascolare e familiarità per patologie cardiovascolari. Sono stati indagati aspetti informativi/conoscitivi (conoscenze/sapere cosa fare), aspetti emozionali (vissuti esperienziali, credenze/timori) e aspetti relazionali (supporto, monitoraggio, comunicazione con medici).
“È sorprendente che nonostante il rischio cardiovascolare sia la principale causa di morte in Italia, solo la metà degli italiani ne sia effettivamente consapevole. Questo indica una lacuna significativa nell’informazione e nella sensibilizzazione dei cittadini riguardo ad un problema così importante per la salute pubblica. La difficoltà a modificare i propri stili di vita nonostante vi sia la consapevolezza della necessità di farlo è un reale campanello d’allarme che richiede un intervento. La prevenzione delle malattie cardiovascolari – precisa Emanuela FOLCO, Presidente della Fondazione Italiana Per il Cuore (FIPC) – richiede un impegno e una responsabilità prima di tutto individuale, ma anche un fondamentale supporto informativo e motivazionale da parte dei professionisti della salute che prestano cura e assistenza. Il valore aggiunto di questi risultati è nella capacità di fornirci una approfondita comprensione dei comportamenti di prevenzione del cittadino, delle barriere esistenti e delle possibili leve che possiamo utilizzare per educare la popolazione all’importanza della prevenzione cardiovascolare.”

IL 54% PENSA DI NON ESSERE A RISCHIO CARDIOVASCOLARE ANCHE SE NON È COSI’
Solo la metà degli italiani sa che le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte in Italia. Il 54% ritiene di non essere a rischio e fra questi la metà ha, in realtà, un elevato livello di rischio cardiovascolare. Ad essere meno consapevoli sono le donne e le fasce più giovani.
Poco rassicurante la fotografia dello stato di salute degli italiani: il 70% degli italiani convive con almeno una condizione cronica, il 54% è a medio-alto rischio cardiovascolare, il 70% ha stili di vita a rischio, il 45% è in sovrappeso/obeso.
Lunga la lista dei comportamenti a rischio: quasi 1 su 2 consuma alcool in modo eccessivo, 1 su 4 fuma, segue un’alimentazione non salutare e non svolge attività fisica regolarmente.
Diffusa anche la percezione di malessere psico-fisico: quasi la metà degli italiani (46%) non si sente in buona salute, oltre un quarto (28%) dorme male e quasi 1 su 4 afferma di vivere costantemente sotto stress. Insonnia e stress sono maggiormente riportati dalle donne e dai rispondenti nella fascia 35-55 anni.

AZIONI PREVENTIVE SU ALIMENTAZIONE (50%), MOVIMENTO (39%) E CONTROLLI (18%)
Solo 1 italiano su 2 dichiara di fare qualcosa per la prevenzione cardiovascolare (solo 1 su 10 ritiene di fare molto), concentrandosi sull’alimentazione (50%), sul movimento e sull’attività fisica (39%). A effettuare controlli ed esami medici regolari è il 18% e solo l’11% dichiara d’impegnarsi a ridurre il fumo. Sono ancora molti gli ostacoli che rallentano le azioni preventive, dovute alla difficoltà di modificare lo stile di vita (39%), alla scarsa consapevolezza del rischio (33%), alla mancanza di informazioni su cosa fare per la prevenzione (27%) e la scarsa comunicazione/supporto da parte del medico (21%).
“Scegliere un percorso di vita sano è un passo fondamentale per prendersi cura del nostro benessere, in particolare della salute del nostro cuore. Queste pratiche quotidiane possono fare una differenza notevole nella nostra salute generale. Semplici comportamenti, evitando di fumare, seguendo una dieta corretta evitando cibi ultra-processati, svolgere una regolare attività fisica, limitare il consumo di alcool e bevande zuccherate – continua FOLCO – senza aspettare che i problemi si manifestino; possiamo prendere il controllo della nostra salute fin da ora attraverso scelte di vita consapevoli e salutari”.

ALFABETIZZAZIONE SANITARIA: 63% DAL MEDICO, A PARI MERITO WEB E FARMACISTA  
L’indagine mette in evidenza come sia sempre più importante attivare dei processi di alfabetizzazione sanitaria sul rischio cardiovascolare e sull’importanza della prevenzione anche e soprattutto oggi che il cittadino reperisce informazioni/nozioni sul web, purtroppo spesso non attendibili.
Oltre l’80% degli italiani è interessato a ricevere maggiori informazioni sulla prevenzione del rischio cardiovascolare e il medico di medicina generale (63%) e lo specialista (31%) sono considerate le principali fonti da cui ci si aspetta di essere informati. Importanti, tuttavia, anche la farmacia attraverso il consiglio del farmacista (26%) e i materiali/brochure disponibili in farmacia (28%), la consultazione del web ossia i siti dedicati alla salute (26%), i portali di centri di cura e gli altri media (programmi dedicati alla salute su radio e TV). Il 72% degli intervistati ritiene che non si parli abbastanza di rischio e di prevenzione cardiovascolare. Si ritiene che il medico in 2 casi su 3, non informi  in modo chiaro e comprensibile sui rischi cardiovascolari e su come prevenirli.
“Pertanto, è fondamentale sviluppare un piano di comunicazione rivolto ai cittadini capace di fornire informazioni chiare e comprensibili utilizzando in modo sinergico tutti i canali di informazione (media, siti web, informazioni in farmacia) adeguando toni – conclude FOLCO – contenuti e format, in modo da poter raggiungere le diverse fasce della popolazione. Formare il medico (medico di medicina generale e specialista) sull’importanza della comunicazione efficace con il paziente e coinvolgere il farmacista valorizzando il ruolo sempre più importante della farmacia come presidio di salute di prossimità per il cittadino, luogo di informazione ed empowerment ma anche di facile accesso per screening ed esami– sono strumenti che rivestono un ruolo cruciale nel motivare il paziente ad adottare i giusti  comportamenti di prevenzione e spiegare l’eventuale percorso di cura e assistenza”.

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