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Dalla prostata alla vescica: aumentano le diagnosi di tumori urologici

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Nel 2022 registrati 85.100 casi di cancro della prostata, testicolo, rene, vescica e pene e ogni anno l’aumento viaggia a doppia cifra

I tumori al tratto genito-urinario sono in costante e forte aumento in Italia. Nel 2022 si sono registrati complessivamente 85.100 nuovi casi di carcinoma alla prostata, al rene, al testicolo, alla vescica e al pene. Nel 2012 le diagnosi ammontavano a poco più di 74.900. Quindi in un decennio si è registrata una crescita del 12% del numero di nuovi casi l’anno. Incremento dovuto a diversi fattori, tra cui l’aumento dell’età media della popolazione e il peggioramento di alcuni stili di vita. Un vero e proprio boom di neoplasie che interesseranno in totale oltre 1 milione e 90 mila uomini e donne in Italia, numeri destinati a salire ulteriormente nei prossimi anni. Contro queste neoplasie sono però in aumento anche le opzioni terapeutiche e i trattamenti efficaci in grado di modificarne favorevolmente la storia naturale.

E’ quanto emerso al XXXIII congresso nazionale della Società Italiana di Uro-Oncologia (SIUrO), indirizzato quest’anno a “Innovazione e Partecipazione in Uro-Oncologia”.

“L’81% dei nostri pazienti riesce a superare la malattia – sottolinea Sergio Bracarda, Presidente Nazionale SIUrO -. Un risultato importante ma da migliorare ulteriormente, soprattutto considerando la costante crescita dell’incidenza. Negli ultimi anni abbiamo avuto delle fondamentali innovazioni diagnostico-terapeutiche che ci stanno consentendo di trattare anche i casi più gravi. L’introduzione delle terapie biologiche e dell’immunoterapia ha rivoluzionato la lotta ai tumori renali e vescicali. Stiamo inoltre assistendo ad una rapida evoluzione della medicina di precisione e quindi ad una maggiore conoscenza delle caratteristiche genomiche e biomolecolari delle neoplasie. Nel carcinoma prostatico, ad esempio, utilizziamo regolarmente farmaci più mirati rispetto alle tradizionali armi come la chemioterapia o l’ormonoterapia. Per farlo stiamo lavorando intensamente sui percorsi di diagnostica biomolecolare, sui PDTA ma anche sulla diagnostica istopatologica cosiddetta classica, in modo da migliorare la selezione delle terapie. Bisogna a nostro avviso potenziare e rendere più efficienti, anche da un punto di vista amministrativo, i gruppi multidisciplinari”.

“Permettono una più corretta gestione del singolo paziente – prosegue Giario Conti, Segretario e Tesoriere SIUrO -. Sono chiamati anche tumor board e sono formati da professionisti con diverse competenze che discutono i diversi casi di uro-oncologia. Come Società Scientifica siamo da sempre convinti nella multidisciplinarietà e quindi nella cooperazione organizzata, all’interno dello stesso team, di urologi, oncologi, radioterapisti, anatomopatologi, medici nucleari, radiologi, geriatri e farmacologi. E’ questa la chiave per sconfiggere tumori che possono essere molto complessi e insidiosi come quelli genito-urinari”.

“La multidisciplinarietà permette anche un maggiore ruolo partecipativo e decisionale dei pazienti e dei caregiver – sottolinea Rolando Maria D’Angelillo, Vice Presidente SIUrO -. La scelta della tipologia di cura deve, infatti, essere discussa all’intero del team e poi proposta al malato. Devono essere tenuti in conto vari aspetti, tra cui i possibili e temuti effetti collaterali all’apparato urogenitale. Nel tumore della prostata i disturbi variano a seconda della terapia primaria, con più del 20% dei pazienti che va incontro a problemi di impotenza, uno su cinque d’incontinenza nel caso di terapia chirurgica, e la stessa percentuale in caso di disturbi rettali per la radioterapia. È fondamentale riuscire a trovare soluzioni terapeutiche il più possibile condivise. Nel caso dei tumori vescicali va promossa, con il coinvolgimento delle associazioni dei pazienti, una corretta informazione per un trattamento di preservazione d’organo, ad oggi ampiamente sottoutilizzato in Italia”.

I tumori genitourinari rappresentano circa il 20% di tutte le neoplasie registrate nel nostro Paese. Nel 2022 abbiamo avuto 40.500 nuovi casi di tumore della prostata, 2.300 al testicolo, 12.600 al rene, 29.200 alla vescica e 500 al pene.

“L’innovazione in uro-oncologia consiste anche nel perfezionamento di trattamenti di combinazione – sostiene Alberto Lapini, Past President SIUrO -. Attraverso l’integrazione di nuovi farmaci e terapie mediche con interventi chirurgici meno invasivi e cicli di radioterapia stiamo ottenendo continui miglioramenti nelle prospettive di guarigione. Registriamo un’evoluzione positiva su varie e diverse tipologie di cure e come Società Scientifica promuoviamo una visione strategica globale dell’assistenza al paziente”.

“Infine dobbiamo sottolineare il ruolo fondamentale della prevenzione, soprattutto quella primaria – conclude il Presidente Bracarda -. Infatti solo in Italia è possibile evitare più di 3.400 casi l’anno di tumori genito-urinari intervenendo su fattori di rischio modificabili. Contro il Papilloma Virus è disponibile anche per i giovani maschi un vaccino. A questo agente patogeno sono attribuibili il 47% di tutti i casi di carcinoma del pene. Anche il fumo di sigaretta è responsabile di questa malattia così come di circa la metà dei casi di tumore della vescica. Sovrappeso e alimentazione scorretta incidono invece sull’insorgenza del carcinoma della prostata e del rene. Come SIUrO lanceremo, nelle prossime settimane, nuove iniziative di sensibilizzazione dedicate all’intera popolazione”.

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