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HIV: negli USA aggiornate le raccomandazioni sugli antiretrovirali

Hiv: la combinazione bictegravir/FTC/TAF comporta un profilo infiammatorio minore rispetto a dolutegravir-lamivudina secondo i dati dello studio DEBATE

HIV: la US Preventive Services Task Force ha aggiornato le sue raccomandazioni sugli antiretrovirali e ha pubblicato la guida su JAMA

Con la disponibilità sul mercato di più opzioni per la profilassi pre-esposizione per l’HIV, la US Preventive Services Task Force ha aggiornato le sue raccomandazioni sugli antiretrovirali. La nuova guida è stata pubblicata su JAMA.

«Con queste nuove opzioni potremmo potenzialmente estendere la profilassi pre-esposizione (PrEP) a una popolazione più ampia» ha affermato James Stevermer, membro della US Preventive Services Task Force (USPSTF) e professore di medicina di famiglia e di comunità presso l’Università del Missouri, in Columbia.

Si stima che negli Stati Uniti circa 1,2 milioni di persone abbiano attualmente l’HIV e più di 760mila siano morte per complicazioni legate all’infezione da quando furono segnalati i primi casi nel 1981. Vi sono anche disparità razziali ed etniche nell’incidenza dell’HIV, con il 42% di nuove diagnosi tra i neri, il 27% tra gli ispanici/latini e il 26% tra i bianchi nel 2020. Anche se trattabile, l’HIV non è curabile e ha conseguenze significative sulla salute. Pertanto, strategie efficaci per prevenirlo rappresentano un’importante priorità clinica e di salute pubblica, hanno premesso gli autori.

La guida aggiorna la precedente raccomandazione del gruppo datata 2019, per tenere conto delle nuove opzioni che si sono rese disponibili dopo l’approvazione da parte della Fda di una forma iniettabile a lunga durata d’azione. Nel report originale, tenofovir disoproxil fumarato/emtricitabina (TDF/FTC) orale giornaliero era l’unico farmaco approvato disponibile e, come tale, era raccomandato dalla task force.

Da allora sono stati approvati due nuovi regimi, ovvero tenofovir alafenamide/emtricitabina (TAF/FTC) orale giornaliero e cabotegravir iniettabile a lunga durata d’azione. La guida aggiornata sostiene tutte e tre le opzioni e raccomanda ai medici di utilizzare la formulazione più appropriata per i pazienti a rischio di infezione da HIV.

Ridurre il rischio di nuove infezioni evitabili
L’USPSTF è un gruppo volontario di esperti in cure primarie e preventive che formula raccomandazioni sui migliori interventi preventivi che i medici dovrebbero intraprendere, dallo screening del cancro all’uso preventivo dell’aspirina, alla consulenza comportamentale. Il gruppo è convocato e supportato dalla Agency for Healthcare Research and Quality.

«Le raccomandazioni di questo gruppo sono particolarmente utili per i medici che potrebbero non vedere l’HIV come la loro area di competenza» ha affermato Carolyn Chu, direttore medico dell’American Academy of HIV Medicine. «Speriamo che questo attiri l’attenzione delle persone che non stanno monitorando tutti gli aggiornamenti sull’HIV».

Il rischio di infezione dipende principalmente dal comportamento di una persona, ha spiegato Stevermer. Quanti fanno uso di farmaci iniettabili, in particolare se condividono gli aghi, che usano il preservativo in modo discontinuo e non conoscono lo stato di HIV del proprio partner e chi ha avuto di recente infezioni batteriche sessualmente trasmissibili come la gonorrea e la sifilide, sono tutti a maggior rischio.

Efficacia sovrapponibile indipendentemente dall’opzione scelta
Secondo la task force l’efficacia delle tre opzioni è simile e di solito non ha importanza quale venga prescritta. Tuttavia l’uso quotidiano di tenofovir alafenamide/emtricitabina orale non è approvato per l’uso da parte di persone che praticano sesso vaginale ricettivo (le donne). Per la maggior parte delle persone la migliore opzione terapeutica è quella che possono integrare meglio nella loro routine. Cabotegravir, per esempio, richiede iniezioni ogni 2 mesi e potrebbe essere più comodo per quanti non ritengono di poter assumere quotidianamente una pillola.

Adozione della PrEP ancora troppo bassa in alcune popolazioni 
L’ampliamento dell’accesso agli antiretrovirali tra i gruppi a rischio è una parte importante dell’iniziativa Ending the HIV Epidemic in the US, il cui scopo è ridurre i nuovi casi di HIV del 90% entro il 2030.

Tuttavia, come segnalato da un editoriale di accompagnamento alla guida, l’adozione della PrEP è stata sproporzionatamente bassa tra le popolazioni più gravemente colpite dall’HIV. Nel 2021 l’ha ricevuta il 78% dei bianchi che avrebbero dovuto beneficiarne, rispetto solo all’11% dei neri e al 21% degli ispanici, nonostante queste due popolazioni abbiano un’incidenza di HIV maggiore rispetto ai bianchi. L’uso della PrEP è sostanzialmente inferiore anche tra le donne cisgender e transgender, i giovani e le persone che si iniettano droghe.

«Disponiamo di un intervento che può ridurre notevolmente il rischio di contrarre l’HIV e quindi vogliamo essere sicuri di renderlo noto a tutte quelle popolazioni a maggior rischio» ha sottolineato Stevermer.

Avere più opzioni quando si tratta di PrEP è un fattore importante per espandere l’accesso al trattamento per i gruppi svantaggiati, ha aggiunto Chu. «Anche se tenofovir disoproxil fumarato/emtricitabina orale è in uso da tempo, sappiamo che non raggiunge tutti e in alcune circostanze cliniche potrebbe non essere l’opzione giusta. È anche importante assicurarsi di supportare le scelte delle persone, in modo che possano prendere la decisione da sole. Inoltre i medici devono essere disposti ad avere una conversazione aperta con i loro pazienti e sollevare l’argomento della PrEP senza giudicare o stigmatizzare».

Referenze

US Preventive Services Task Force. Preexposure Prophylaxis to Prevent Acquisition of HIV: US Preventive Services Task Force Recommendation Statement. JAMA. 2023 Aug 22;330(8):736-745. 

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