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Militare si ammalò di tumore in Kosovo: riconosciuto legame con uranio impoverito

Uranio impoverito

Un tumore dopo il Kosovo, il Tar del Friuli riconosce il legame con l’uranio impoverito a un Sottufficiale dell’Esercito. Il SUM chiede una nuova commissione ministeriale

“Accogliamo con estremo favore la sentenza del Tribunale Amministrativo della Regione Friuli Venezia Giulia che ha riconosciuto, nonostante la resistenza del ministero della Difesa, la derivazione causale della grave patologia oncologica che ha affetto un Sottoufficiale dell’Esercito, che ha prestato servizio in contesti contaminati dall’uranio impoverito”. Così in un comunicato stampa il sindacato militare interforze SUM (Sindacato unico dei militari) sulla vicenda di un sottoufficiale dell’Esercito che ha prestato servizio in Kosovo e in altri teatri operativi e al quale è stata diagnosticata una grave patologia oncologica della quale ora viene riconosciuta causalità con impiego di lavoro.

Sulla materia dell’uranio impoverito, ricorda il sindacato militare, “esiste una giurisprudenza consolidata (Consiglio di Stato n. 6684 del 7 ottobre 2021). Nonostante un primo pronunciamento favorevole dello stesso T.A.R. nel 2022, il Sottufficiale è stato costretto a ricorrere al TAR per avere giustizia. E’ come se l’Amministrazione Difesa si intestardisca a ostacolare il giusto riconoscimento a chi si è ammalato servendo il proprio Paese”.

Sulla questione dell’uranio impoverito il SUM ricorda che “con deliberazione del 30 giugno 2015 la Camera dei deputati ha istituito la ‘Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all’estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni‘, in relazione all’esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini (con particolare attenzione agli effetti dell’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito e della dispersione nell’ambiente di nano particelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni) che, nell’ambito del proprio mandato ha pubblicato due relazioni intermedie (in data 26 maggio 2016 e 19 luglio 2017) e una conclusiva, formalizzata il 7 febbraio 2018. Nel corso di tali lavori sono stati esaminati i diversi modelli organizzativi adottati dalla Difesa, individuando- denuncia il SUM- alcune criticità e pervenendo alle seguenti conclusioni:

Le descritte conclusioni- sottolinea il sindacato- sono state ritenute dall’allora Ministro della Difesa il punto di partenza dal quale far scaturire un’analisi delle criticità emerse, al fine di pervenire all’individuazione di provvedimenti, anche di carattere normativo, idonei ad abbattere, ovvero limitare, il contenzioso tra il personale militare e l’Amministrazione della Difesa in vicende giudiziarie”.

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