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Asma severo: con tezepelumab meno ricoveri in ospedale

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Tezepelumab ha ridotto il ricorso all’assistenza sanitaria a causa dell’asma severo non controllato in tutti gli outcome misurati

Tezepelumab ha ridotto il ricorso all’assistenza sanitaria a causa dell’asma in tutti gli outcome misurati, come la severità delle esacerbazioni di malattia che necessitano di ospedalizzazione. Queste le conclusioni di un’analisi post-hoc dello studio NAVIGATOR, pubblicata su Annals of Allergy, Asthma & Immunology, che fornisce ulteriori evidenze a favore della capacità di questo farmaco di ridurre il carico di malattia asmatica grave e non controllata, sia a vantaggio dei pazienti che dei sistemi sanitari.

Informazioni su tezepelumab
Tezepelumab è il primo esponente di una nuova categoria di possibili agenti farmacologici anti-asma, avente come bersaglio la linfopoietina timica stromale (TSLP), una proteina della famiglia delle citochine alla quale viene riconosciuto un importante ruolo nella maturazione delle cellule T.

Nello specifico, tezepelumab è un anticorpo monoclonale umanizzato allestito allo scopo di legarsi in modo specifico alla TSLP umana, prevenendone l’interazione con il suo complesso recettoriale. Il blocco di TSLP ottenuto con tezepelumab sarebbe in grado di prevenire il rilascio di citochine pro-inflammatorie da parte delle cellule del sistema immunitario “marcate” dalla presenza di TSLP. Il meccanismo d’azione di tezepelumab nell’asma non è stato definitivamente stabilito.

Per la sua attività che si esplica “a monte” della cascata infiammatoria, tezepelumab potrebbe essere utile in un’ampia popolazione di pazienti con asma severo non controllato, compresi quelli la cui condizione asmatica non è guidata dall’infiammazione T2.

Lo scorso mese di settembre, La Commissione europea ha approvato tezepelumab nel trattamento dell’asma severo. Si tratta del primo e finora unico biologico approvato nell’UE in pazienti con asma grave senza limitazioni fenotipiche o di biomarker.

Razionale e obiettivi dell’analisi post-hoc dello studio NAVIGATOR
I pazienti con asma grave e non controllato continuano a manifestare esacerbazioni e sintomi nonostante il trattamento al top con la terapia standard di controllo, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio
Queste esacerbazioni possono richiedere un frequente ricorso alle strutture sanitarie (ordinarie e di emergenza) e possono essere potenzialmente letali.

Tezepelumab, come è noto, ha ridotto in modo consistente e significativo le esacerbazioni dell’asma negli studi clinici PATHWAY di Fase II e NAVIGATOR di Fase III, che hanno incluso un’ampia popolazione di pazienti affetti da asma grave, indipendentemente dai biomarcatori chiave, tra cui la conta degli eosinofili nel sangue, lo stato allergico e la frazione esalata di ossido nitrico (FeNO).

Nello specifico, nello studio NAVIGATOR, tezepelumab ha ridotto del 79% il tasso annualizzato di esacerbazioni necessitanti di ospedalizzazione o visita al Pronto Soccorso nell’arco di 52 settimane e dell’85% il tasso annualizzato di esacerbazioni che hanno richiesto un’ospedalizzazione rispetto al placebo.

Nello studio PATHWAY, inoltre, i pazienti trattati con tezepelumab hanno trascorso meno giorni in ospedale o in unità di terapia intensiva (ICU) e hanno avuto una minore frequenza di visite al pronto soccorso e di ricoveri per tutte le cause rispetto a quelli trattati con placebo.

Per ampliare la conoscenza e la comprensione degli effetti del trattamento con tezepelumab, sono stati valutati, in un’analisi post-hoc dello studio NAVIGATOR, i suoi effetti sul ricorso all’assistenza sanitaria – visite in Pronto Soccorso e ospedalizzazioni in primis – per tutte le cause correlate all’esacerbazione dell’asma. I dettagli disponibili sui ricoveri per asma dei pazienti sono stati estratti dai resoconti degli sperimentatori per valutare tutte le informazioni disponibili su questi eventi.

Disegno dello studio e risultati principali
Lo studio di fase 3 NAVIGATOR, condotto su pazienti con asma grave e non controllata, aveva reclutato inizialmente più di 1.000 pazienti, randomizzandoli a trattamento con 210 mg di tezepelumab (n=528) o a placebo (n=531) ogni 4 settimane per 52 settimane.

Al basale, un’esacerbazione asmatica occorsa nei 12 mesi precedenti aveva causato il ricovero del 15% dei pazienti del gruppo tezepelumab e del 14% di quelli del gruppo placebo, mentre il 9% dei pazienti di ciascun gruppo si era recato al Pronto Soccorso senza, tuttavia, essere ricoverato.

A 52 settimane, i pazienti del gruppo tezepelumab hanno sperimentato un minor numero di visite specialistiche non programmate, telefonate intercorse con un operatore sanitario, trasporti in ambulanza, visite a domicilio da parte di un operatore sanitario, visite in Pronto Soccorso e ricoveri ospedalieri correlati e non correlati all’asma rispetto al gruppo placebo.

Non solo: i pazienti randomizzati a trattamento con tezepelumab sono andati incontro ad un minor numero di giorni di degenza in ospedale legati all’asma rispetto al gruppo placebo, trascorrendo 0 giorni in terapia intensiva rispetto ai 3 giorni totali del gruppo placebo.

La percentuale di pazienti del gruppo tezepelumab con una o più esacerbazioni che hanno necessitato di una visita al Pronto Soccorso o di un ricovero in ospedale, come quella dei pazienti ri-ospedalizzati, sono state inferiori rispetto alle percentuali di pazienti registrate nel gruppo placebo.

Inoltre, rispetto al placebo, i tassi annualizzati di visite al Pronto Soccorso per tutte le cause si sono ridotti con tezepelumab del 28% (IC95%:2%-46%), mentre le ospedalizzazioni per tutte le cause si sono ridotte del 59% (IC95%: 35%-74%) con questo farmaco.

Il tempo alla prima esacerbazione asmatica necessitante di visita al Pronto Soccorso è risultato più lungo con tezepelumab rispetto al placebo, con una riduzione del rischio del 65% (HR = 0,35; IC95%:0,22-0,56), come pure più lunghi sono stati i tempi alla prima esacerbazione necessitante di ospedalizzazione, indipendentemente dalla visita al Pronto Soccorso.

Anche i tassi annualizzati di esacerbazioni necessitanti di  visita al Pronto Soccorso senza ricovero sono diminuiti del 61% (IC95%: 23%-80%) con tezepelumab rispetto al placebo. Tra i pazienti ricoverati in ospedale, il 38% di quelli del gruppo tezepelumab e l’82% di quelli del gruppo placebo hanno sperimentato eventi di esacerbazione classificati come gravi.

I pazienti del gruppo tezepelumab hanno riferito meno frequentemente un ricorso all’assistenza sanitaria associato all’esacerbazione e verificatosi prima dell’ospedalizzazione rispetto ai pazienti del gruppo placebo.
Inoltre, tra i pazienti che sono stati ricoverati, nessuno di quelli trattati con tezepelumab era andato incontro ad una precedente visita al Pronto Soccorso o a ricovero durante il periodo di studio di 52 settimane, mentre il 13% di quelli trattati con placebo ha avuto una precedente visita al pronto soccorso e l’8% un precedente ricovero.

I sintomi e i segni che i pazienti di entrambi i gruppi hanno riferito durante i ricoveri legati all’esacerbazione sono stati simili, eccezion fatta per la febbre (8% dei pazienti del gruppo tezepelumab e 33% di quelli del gruppo placebo), per la dispnea (39% del gruppo tezepelumab e 54% del gruppo placebo) e per la tachicardia (8% del gruppo tezepelumab e 23% del gruppo placebo).

Riassumendo
Il ricorso all’assistenza sanitaria a causa dell’asma rappresenta un onere significativo per i pazienti e per i sistemi sanitari. I risultati di questa analisi hanno documentato la capacità di tezepelumab di ridurre in modo sostanziale questa problematica in pazienti con asma grave e non controllato dello studio NAVIGATOR.

Tali dati sono in linea con i risultati del precedente studio PATHWAY di fase 2b, in cui tezepelumab ha ridotto dell’84% il tasso annualizzato di esacerbazioni dell’asma che hanno richiesto l’ospedalizzazione e ha ridotto i tassi di visite al Pronto Soccorso e di ospedalizzazione per tutte le cause.

Inoltre, le analisi attuali hanno rilevato una riduzione delle visite al Pronto Soccorso e delle ospedalizzazioni per tutte le cause con tezepelumab, il che dimostra che le riduzioni degli eventi di ospedalizzazione e di accesso al Pronto Soccorso, codificati come correlati all’esacerbazione dell’asma, si traducono in un beneficio complessivo in termini di riduzione degli eventi per qualsiasi causa (cioè, non c’è stato un aumento degli eventi non correlati all’esacerbazione che ha parzialmente o completamente annullato il beneficio).

Bibliografia
Menzies-Gow A et al. Effect of tezepelumab on healthcare utilization in patients with severe, uncontrolled asthma: The NAVIGATOR study. Ann Allergy Asthma Immunol. 2023 May 30:S1081-1206(23)00399-X. doi: 10.1016/j.anai.2023.05.028. Epub ahead of print. PMID: 37263380.
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