Site icon Corriere Nazionale

Sake e tartufo: l’accoppiata che avvicina Giappone e Italia

sake tartufo

Giappone e Italia uniti da sake e tartufo, al via il ‘patto del buon gusto’ tra Roma e Tokyo: un’iniziativa che punta a unire persone e culture

Italia e Giappone uniti nel segno del tartufo e del sake. L’Accademia Mondiale del Tartufo e la Japan Italy Economic Federation, alla presenza di S.E. l’Ambasciatore del Giappone, Satoshi Suzuki, e del Sottosegretario agli Affari Esteri, Maria Tripodi, hanno sottoscritto il Patto del Buon Gusto tra Italia e Giappone. La cerimonia, ospitata a Roma nella sede della CIA-Agricoltori italiani, ha visto questa alleanza suggellata da una vera e propria ricetta simbolo della tradizione culinaria del tartufo: le tagliatelle al tartufo mantecate con formaggio cremoso, abbinate alla maestosità del Sakè che oltre ad accompagnarle in un raffinato abbinamento curato da esperti della Sake Caravan dell’Ambasciata del Giappone è stato anche impiegato nell’impasto. A preparare il prelibato piatto dell’amicizia i giovani e gli chef dell’Istituto Alberghiero di Piobbico in provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche.

L’appuntamento ha visto anche l’investitura di Daniele Di Santo, presidente di Japan Italy Economic Federation, quale ambasciatore del tartufo italiano, ricevuta dal direttore artistico dell’Accademia del Tartufo nel mondo Giuseppe Cristini. Un’iniziativa che punta a unire persone e culture in un connubio straordinario che favorirà l’integrazione della ristorazione giapponese in Italia e quella italiana in Giappone. Nasce così la ricetta “della perfezione, dell’amicizia e del buon vivere” simboleggiata da due prodotti simbolo dell’eccellenza agroalimentare dei nostri due Paesi, così lontani ma così vicini, con tante caratteristiche e valori in comune, a partire dalla raffinatezza della cultura gastronomica e passione per la qualità che condividiamo.

L’evento dà il via a un gemellaggio tra il tartufo e il Sake, sancito dalla firma di un protocollo di promozione e valorizzazione dei nobili prodotti dei due Paesi, tanto fieri delle proprie tradizioni quanto orientati al mondo. “Intendo adoperarmi affinché il sake diventi popolare in Italia come in altri Paesi europei” e quella di oggi è “un’opportunità meravigliosa” nella quale possiamo “celebrare insieme l’apertura della meravigliosa stagione del tartufo”, ha detto l’Ambasciatore Suzuki.

“Puntiamo alla promozione dell’enogastronomia italiana, espressione del territorio, con una grande attenzione alla sostenibilità lungo l’intero ciclo- ha detto Tripodi- L’iniziativa che unisce sake e tartufo è riproponibile in altri contesti, con il Giappone che condivide con l’Italia una grande tradizione culinaria, espressa in questa occasione da due marchi del nostro buon vivere uniti nel ‘patto del buon gusto’ con cui i nostri Paesi si distinguono e possono anche dare qualche lezione ad altri”. Da questo punto di vista “l’Expo di Osaka del 2025 è un appuntamento straordinariamente importante per l’Italia e tutto il sistema Paese”, ha proseguito la sottosegretaria ricordando come il Giappone sia “un partner di riferimento dell’Italia nell’Indopacifico”. L’incontro alla CIA, alla presenza anche del Commissario Italiano per Expo 2025 Osaka Mario Vattani, è quindi un ulteriore avvicinamento a “un appuntamento importante per entrambi i Paesi, una vetrina che darà lustro al Giappone ma che auspichiamo sia un passaggio di testimone ideale verso l’Expo 2030 a Roma”, ha concluso Tripodi.

“Italia e Giappone sono oggi più uniti nel segno del tartufo e del Sake, due valori identitari forti e due preziosità dei rispettivi Paesi, entrambi simbolo della cultura gastronomica mondiale e dello star bene a tavola- ha sottolineato Cristini come riferisce la Dire (www.dire.it) -. Sake e tartufo regalano un sogno, sono uno un miracolo della natura uno e un elisir di lunga vita l’altro” e la ricetta elaborata dagli chef dell’Istituto Alberghiero di Piobbico, “la ricetta dell’amicizia, è una bella sfida ma tra due prodotti che si abbinano, con la parte amidacea della pasta che troviamo anche nel riso con cui si produce il sake”. Dunque quello che ha visto la luce è “un gemellaggio di cultura e fra due cucine che sono le prime al mondo”, conclude Cristini, “per cui oggi ci sentiamo paladini del gusto, sentinelle della qualità, alfieri del Made in Italy e Gendarmi del tartufo”.

Accostare tartufo e sake significa accostare due culture, due popoli che condividono la ricerca dell’eccellenza e della perfezione in ogni ambito”, ha sottolineato Di Santo, ricordando che “Italia e Giappone sono due Paesi amici sì, con una lunghissima tradizione di scambi diplomatici e commerciali, ma anche uniti da due strutture molto simili, a partire dalla cura del territorio – tanto prezioso quanto fragile per entrambi – e un tessuto imprenditorale fatto al 90% da Pmi”. Ecco, da questo punto di vista, ha indicato il presidente JIEF, “le piccole aziende e quelle a condizione familiare sono i custodi perfetti della tradizione e del territorio, e proprio la tutela della cultura espressione delle tradizioni anche agroalimentari e quella per il proprio territorio sono nessi insolubili che fanno parte delle agende dei nostri due Paesi”.

In Giappone, come in Italia, mangiare e bere rappresentano un’arte, elemento caratteristico e prezioso ingrediente del soft power dei due Paesi nel mondo. Il tartufo non ha bisogno di introduzioni, è il re della tavola, prezioso e delicato dono della natura, elemento magico per la cucina italiana, dal pregiato bianco ai numerosi ‘neri’ che si trovano in quasi tutte le regioni italiane. Il sake, invece, in Italia è ancora meno diffuso rispetto ad altri Paesi europei, ma si sta facendo strada, nella ristorazione di alto livello e nell’arte della preparazione di cocktail raffinati. Composto da riso – diverso però da quello che si usa in cucina – acqua, koji – muffa che favorisce la saccarificazione degli amidi e la fermentazione – e lievito, il sake è una bevanda fermentata come il vino e la birra, con un contenuto alcolico che va dal 13% al 16%. Di sake – o meglio nihonshu per distinguerlo dalle altre bevande alcoliche – ne esistono molti tipi e si beve in tutte le stagioni, caldo, freddo o a temperatura ambiente. Oltre a quello comune, detto futsushu, ci sono i sake più particolari e di livello, che si differenziano per il grado di brillatura del riso, cioè la sua raffinazione, come honjozoshu, ginjoshu e daiginjoshu: il primo dal gusto più morbido e fresco, il secondo con buon aroma, fragranza fruttata e sapore vellutato, il terzo con un gusto ancora più elegante. Variano poi anche i metodi di preparazione, con diversi gradi alcolici, durate di invecchiamento e tecniche di filtraggio, per finire con quello frizzante che ricorda vagamente lo spumante.

Exit mobile version