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SLA: progressione legata a livelli plasmatici di acidi grassi omega-3

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Sclerosi laterale amiotrofica: livelli plasmatici di acidi grassi omega-3, in particolare l’acido alfa-linolenico (ALA), sono apparsi legati a una progressione più lenta della malattia

I livelli plasmatici di acidi grassi omega-3, in particolare l’acido alfa-linolenico (ALA), sono apparsi legati a una progressione più lenta della malattia nelle persone con sclerosi laterale amiotrofica (SLA), secondo i dati osservazionali di uno studio pubblicato online su “Neurology”.

In un periodo di studio di 18 mesi, i pazienti con SLA con i più alti livelli di ALA avevano un rischio di morte inferiore del 50% rispetto a quelli con i livelli più bassi di ALA (HR 0,50, IC 95% 0,29-0,86, P = 0,041 per il trend), riferiscono Kjetil Bjornevik, della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston, e coautori.

In un test congiunto di declino funzionale e sopravvivenza a 12 mesi, livelli più elevati di ALA sono stati associati a un declino funzionale più lento (differenza nel punteggio in base a un aumento della deviazione standard: 10,7, IC 95% 0,2-21,1, P = 0,045), specificano i ricercatori.

Anche altri due acidi grassi polinsaturi – acido eicosapentaenoico (EPA) e acido linoleico (LA) – sono stati associati a un minor rischio di mortalità durante il follow-up.

I risultati estendono quelli di un lavoro precedente che suggeriva come un aumento dell’assunzione dietetica di omega-3, in particolare ALA, potesse ridurre il rischio di SLA. «Questi risultati, insieme alla nostra precedente ricerca, suggeriscono che questo acido grasso può avere effetti neuroprotettivi che potrebbero giovare alle persone con SLA» affermano Bjornevik e colleghi.

Analisi post hoc dello studio EMPOWER
Lo studio ha valutato 449 partecipanti con SLA che avevano campioni di plasma raccolti alla randomizzazione nello studio clinico EMPOWER condotto con dexpramipexolo.

I partecipanti avevano avuto un esordio dei sintomi entro 24 mesi dal basale e una capacità vitale lenta in stazione eretta allo screening di almeno il 65% del valore previsto per la loro età. L’età media basale dei partecipanti era di 57,5 anni e il 65,3% erano uomini.

L’analisi post-hoc ha valutato i livelli plasmatici di acidi grassi su due endpoint: morte fino a 18 mesi e un rank test congiunto che ha considerato sia il declino funzionale, definito come cambiamento del punteggio dell’ALS Functional Rating Scale-Revised (ALSFRS-R), sia la sopravvivenza fino a 12 mesi.

I partecipanti che sono morti durante il follow-up sono stati classificati in base al tempo alla morte (il tempo più breve alla morte è stato classificato peggiore); coloro che sono sopravvissuti sono stati classificati in base al cambiamento del punteggio ALSFRS-R (il declino più grande è stato classificato peggiore).

Gli esiti clinici più rilevanti
Complessivamente, il 28,1% dei partecipanti è morto durante il periodo di studio. Durante il follow-up è morto un numero inferiore di partecipanti nel quartile superiore di ALA plasmatico (18,9%) rispetto ai quartili 1 (32,7%), 2 (27,4%) e 3 (33,0%).

Confrontando i quartili superiori rispetto a quelli inferiori, anche i livelli plasmatici più elevati dell’acido grasso omega-3 EPA (P = 0,008 per il trend) e dell’acido grasso omega-6 LA (P = 0,048 per il trend) sono stati associati a un minor rischio di mortalità durante il follow-up.

Il punteggio medio del rank test congiunto dei minimi quadrati  per i partecipanti nel quartile 4 di ALA era superiore di 24,3 punti rispetto al quartile 1 (IC 95% da -5,0 a 53,5), ma la differenza non era significativa.

I risultati sono stati aggiustati per età e genere. Le stime sono rimaste simili quando ulteriormente aggiustate per indice di massa corporea, etnia, durata dei sintomi, sito di insorgenza, uso di riluzolo, storia familiare di SLA, capacità vitale lenta eretta prevista e braccio di trattamento sperimentale.

Le concentrazioni plasmatiche di acidi grassi potrebbero non riflettere sempre l’assunzione dietetica, osservano i ricercatori. Inoltre, i partecipanti allo studio EMPOWER potrebbero non essere rappresentativi della più ampia popolazione con SLA, aggiungono.

«Ora stiamo contattando i ricercatori clinici per promuovere uno studio randomizzato per determinare se l’ALA è benefico nelle persone con SLA» spiega il coautore Alberto Ascherio, anch’egli della Harvard TH Chan School of Public Health. «Ottenere finanziamenti sarà impegnativo, perché l’ALA non è un farmaco brevettabile, ma speriamo di riuscirci».

Fonte:
Bjornevik K, Cortese M, Furtado JD, et al. Association of Polyunsaturated Fatty Acids and Clinical Progression in Patients With ALS: Post Hoc Analysis of the EMPOWER Trial. Neurology. 2023 Jun 21. doi: 10.1212/WNL.0000000000207485. [Epub ahead of print] leggi

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