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Artrite psoriasica: conferme per risankizumab da studio di fase III

Artrite psoriasica: la terapia di combinazione a base di metotressato e leflunomide induce miglioramenti di entità maggiore dell'attività di malattia

Risankizumab, inibitore di IL-23, ha dato prova di efficacia e di buona tollerabilità fino ad un anno in pazienti con artrite psoriasica e risposta insoddisfacente ai DMARDcs

Risankizumab, inibitore di IL-23, ha dato prova di efficacia e di buona tollerabilità fino ad un anno in pazienti con artrite psoriasica (PsA) e risposta insoddisfacente al trattamento con farmaci biologici o DMARDcs. Queste le conclusioni dell’analisi ad interim dei dati del trial clinico di fase 3 KEEPsAKE 2, pubblicato recentemente sulla rivista Rheumatology, che suffragano l’efficacia a lungo termine del trattamento con questo farmaco in questa condizione clinica.

Da novembre 2021 questo inibitore di IL-23, da solo o in associazione con metotrexato, è indicato nella UE per il trattamento dell’artrite psoriasica attiva negli adulti che hanno avuto una risposta insoddisfacente o che sono risultati intolleranti ad uno o a più DMARD.

Informazioni su risankizumab
Risankizumab è un anticorpo monoclonale IgG1 umanizzato che si lega selettivamente alla subunità p19 dell’IL-23. Questa citochina è notoriamente coinvolta nella patogenesi nelle diverse manifestazioni della malattia psoriasica (sinovite periferica, entesite, dattilite e spondilite), in modo diretto o indiretto. Negli Usa, il farmaco è già approvato per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a grave negli adulti candidati alla terapia sistemica o alla fototerapia, nonché per il trattamento dell’artrite psoriasica attiva negli adulti. Anche nell’Unione Europea, risankizumab è indicato da tempo per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a grave negli adulti candidati alla terapia sistemica.

Lo studio KEEPsAKE2
Il nuovo studio si è proposto di valutare i dati di efficacia e di sicurezza ad un anno di risankizumab in pazienti con PsA e risposta insoddisfacente ai farmaci biologici o ai DMARDcs, tramite analisi di follow-up dei dati dello studio di fase 3 KEEPsAKE2, tuttora in corso.

In questo trial, i pazienti reclutati erano stati randomizzati inizialmente, secondo uno schema 1:1, a trattamento con risakizumab 150 mg sottocute o con placebo a 0, 4 e a 16 settimane.

Durante la seconda fase del trial, invece, il protocollo dello studio prevedeva che tutti i pazienti fossero sottoposti a trattamento con risankizumab 150 mg ogni 12 settimane fino a 208 settimane (4 anni).

Per essere eleggibili nello studio, i pazienti dovevano avere superato la maggiore età ed aver ricevuto una diagnosi di PsA attiva da almeno 6 mesi dall’insorgenza dei sintomi. Era necessario, inoltre, che i pazienti reclutati soddisfacessero i criteri di classificazione di artrite psoriasica da almeno 6 mesi. Da ultimo, i pazienti dovevano essere dei cattivi “responder” o intolleranti al trattamento con DMARDcs o DMARDb.

Tra gli endpoint considerati nello studio vi erano la proporzione di pazienti che aveva raggiunto la risposta ACR20, ACR50 e ACR70. Inoltre, i ricercatori hanno valutato le variazioni occorse, rispetto al basale, relative all’indice di disabilità HAQ-DI, nonché la proporzione di pazienti che aveva raggiunto la minima attività di malattia.

Risultati principali ad un anno
L’analisi di dati del trial ad un anno recentemente pubblicata ha incluso i dati relativi a 224 pazienti trattati con risankizumab e a 200 trattati con placebo.

Se a 24 settimane il 51,3% dei pazienti trattati con risankizumab e il 26,5% dei pazienti trattati con placebo aveva raggiunto la risposta ACR20 (p<0,001), a 52 settimane il 58,5% dei pazienti randomizzati a trattamento ininterrotto con l’inibitore di IL-23 ha soddisfatto questo endpoint a fronte di un 55,7% di pazienti che aveva iniziato il trattamento con risankizumab a partire dalla 24esima settimana.

I ricercatori hanno documentato trend simili per tutte le altre misure di efficacia previste dal protocollo del trial.

Da ultimo, per quanto riguarda la safety, è stato osservato, a 52 settimane, il mantenimento di tassi stabili di eventi avversi legati al trattamento e di eventi responsabili dell’interruzione della terapia, né sono stati documentati decessi durante questo follow-up.

Riassumendo
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato come “…questi dati di efficacia e di sicurezza ottenuti dallo studio KEEPsAKE2 tuttora in corso in pazienti con risposta insoddisfacente o intolleranti ai DMARDb e ai DMARDcs dimostrino l’efficacia robusta e persistente del trattamento con risankizumab fino a 52 settimane. Non sono stati documentati nuovi segnali di safety e il profilo di sicurezza emerso è risultato generalmente in linea con i risultati del trial a 24 settimane”.

Bibliografia
Östör A et al. Efficacy and safety of risankizumab for active psoriatic arthritis: 52-week results from the KEEPsAKE 2 study, Rheumatology, 2022;, keac605,
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