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Colpo di stato in Niger, Ecowas approva il piano militare

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Niger, Ecowas pronta alle armi ma non esclude “mezzi pacifici”. Washington sostiene l’organismo regionale e se accadrà qualcosa al presidente deposto o alla sua famiglia, riterrà responsabili i golpisti

Il vertice dell’Ecowas di ieri ad Abuja si è concluso con l’approvazione del piano militare già definito la scorsa settimana dall’Organizzazione economica degli Stati dell’Africa occidentale. Il messaggio ai militari che guidano il Niger è chiaro: l’organismo regionale è pronto a usare le armi per ripristinare il governo del presidente Mohamed Bazoum, rovesciato dal colpo di stato del 26 luglio, ribadendo la linea assunta sin dall’inizio.

Il presidente della Commissione, Omar Alieu Touray, ha fatto sapere che la Forza multinazionale sarà dispiegata “nell’immediato” per “restaurare l’ordine costituzionale”, mentre è stato chiesto ai Capi di stato maggiore dei paesi membri di tenersi pronti, sebbene tale forza sarà composta presumibilmente da truppe della Nigeria e del Sengal. Tuttavia, l’intervento “immediato” non avverrà “nell’immediato”, come ha fatto intendere ancora il presidente Touray sottolineando che l’organizzazione continua a lavorare anche “attraverso mezzi pacifici”. Ha inoltre ribadito che restano in vigore tutte le sanzioni economiche scattate all’indomani del golpe. Come ha confermato una fonte interna alla testata Jeune Afrique, l’intervento armato non potrà avvenire subito in quanto necessita dell’approvazione dell’Unione africana e probabilmente anche delle Nazioni Unite.

A Niamey intanto ieri la giunta ha proclamato un governo provvisorio, facendo così intendere che non intende rilasciare il presidente Bazoum, tenuto prigioniero nel palazzo presidenziale con la sua famiglia dal giorno del golpe. Il segretario di Stato americano Antony Blinken nelle scorse ore ha dichiarato che Washington sostiene le decisioni dell’Ecowas e avvertito che se accadrà qualcosa al presidente deposto o alla sua famiglia, riterrà responsabili i militari nigerini. Anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, e l’Unione europea hanno espresso “preoccupazione” per le condizioni di salute di Bazoum.

VESCOVI AFRICA ALL’ECOWAS: LE ARMI NON RISOLVONO LE CRISI

“Siamo profondamente preoccupati per le tensioni sub-regionali legate alla situazione politica in Niger”: lo scrivono i membri della Conferenze episcopali unite dell’Africa Occidentale (Cerao) in un comunicato pubblicato alla vigilia della riunione che si è svolta ieri ad Abuja, in Nigeria, della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas) per discutere della crisi politica in Niger dopo il colpo di stato del 26 luglio.

“Di fronte alle vicende in atto nella nostra sub-regione- si legge ancora nella nota- è nostro dovere morale, spirituale e pastorale rivolgere questa lettera di esortazione a tutti gli attori coinvolti, direttamente o indirettamente, nella gestione di questa crisi per invitare tutti ad esercitare moderazione, discernimento e responsabilità. È in gioco la vita dei nostri popoli dell’Africa occidentale”. Ricordando l’intervento occidentale in Libia (2011), i vescovi sottolineano le incognite di un’azione di forza in Niger: “Noi, vostri pastori, siamo convinti, e la storia dei popoli ce lo insegna, che la violenza non risolve nessun problema, nemmeno quello che è all’origine della sua esplosione. Affermiamo e insistiamo con la Cedeao/Ecowas e l’Unione africana, per affermare che qualsiasi intervento militare in Niger in questo momento complicherebbe la situazione delle popolazioni del Niger e della sub-regione più di quanto porterebbe loro delle soluzioni”.

I vescovi dell’Africa occidentale aggiungono: “Il terrorismo ha già il suo macabro tributo di vedove, orfani, sfollati, affamati, mutilati, e così via. Le popolazioni non si aspettano che le istituzioni regionali e africane ne aggiungano altri” conclude la nota facendo riferimento al terrorismo jihadista che colpisce Niger, Mali, Burkina Faso e parti importanti della Nigeria. Nel frattempo la giunta golpista ha formato un nuovo governo presieduto da primo ministro civile, Ali Mahaman Lamine Zeine, ex manager della Banca africana di sviluppo in Ciad, già capo di gabinetto dell’ex presidente del Niger Mamadou Tandja.

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