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Reddito di cittadinanza: assistenti sociali spiegano l’algoritmo Inps

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Reddito di cittadinanza, gli assistenti sociali: “Un algoritmo Inps indirizza le persone al sociale o al lavoro. Dal ministero servono risposte chiare per 159mila nuclei familiari”

Sono 247mila i nuclei familiari che hanno visto sospendere il Reddito di cittadinanza lo scorso venerdì secondo gli ultimi dati del ministero del Lavoro: 159mila nuclei con componenti in età da lavoro fra i 18 e i 59 anni sono a carico dei Centri per l’Impiego (Cpi) e i restanti 88mila nuclei in condizioni di fragilità ai servizi sociali. “In realtà è un algoritmo di Inps che sceglie dove mandarli. La domanda del Reddito di cittadinanza viene fatta dal cittadino al patronato che la invia all’Inps e poi tramite un algoritmo di Inps le persone sono indirizzate al canale lavoro o a quello sociale. Noi seguiamo le persone sulla base di un’assegnazione meccanica e non di un bisogno”, spiegano alla Dire Alessandra Giovannoni e Federico Basigli, assistenti sociali al comune di Tuoro sul Trasimeno che seguono la zona sociale degli otto comuni del lago: più di 200 nuclei familiari.

“Queste 159mila persone sono state quindi indirizzate ai centri per l’impiego in base a requisiti come fasce d’età, naspi recenti e patti di servizio recenti. Non risultano ai servizi sociali perché non sono visibili nella Piattaforma per la gestione dei Patti per l’inclusione sociale (GePI)”, spiega Giovannoni, che ha seguito la formazione sul reddito di cittadinanza fatta dalla Banca Mondiale. Tuttavia questa assegnazione non è irreversibile: “Dalla nostra piattaforma è possibile rinviare il nominativo o l’intero nucleo al lavoro, noi siamo stati molto cauti proprio in vista di questa fase transitoria. Abbiamo seguito un progetto lavorativo dentro il sociale. Un passaggio che non è immediato, passa del tempo, ma non è mai stato fatto ancora il contrario: che dal lavoro si ritorni al sociale tramite la Gepi. Il Cpi potrebbe reinserire questi nominativi nel canale Gepi ma- ripete Giovannoni- da noi non si è mai verificato”.

SERVIZI SOCIALI AL COLLASSO

Con la scomparsa dei navigator i Cpi hanno dovuto riorganizzarsi interamente. “Il Rdc è transitato tutto nei programmi Gol (Garanzia occupabilità dei lavoratori) e se queste 159.000 persone sono state convocate, probabilmente sono inserite tutte nel Gol. Adesso per i servizi sociali è difficile prenderli in carico, sulla base di quale fragilità?– si chiede Giovannoni- Sono persone da tutelare come lavoratori. Bisognerebbe capire se chi gestisce la piattaforma che è rimasta nei Cpi, può inviare tutti al sociale anche se non sembra esserci tempo con i servizi già al collasso. Il rischio è che queste 159.000 persone restino ferme al palo finché non partirà la formazione a settembre. Il supporto di formazione partirà prima dell’assegno di inclusione (previsto da gennaio) ma seguirà in ogni caso dei requisiti differenti: la soglia del reddito si abbassa a 6.000 euro e i destinatari sono cittadini dai 18 ai 59 anni in condizioni di povertà assoluta. Paradossalmente i soggetti più fragili li avrà il Centro per l’impiego”. Nel frattempo, dal primo agosto fino al 31 dicembre quali aiuti potranno avere gli esodati del Rdc? “Le misure in vigore sembrano molto poche. La carta spesa ‘Dedicato a te’ è stata erogata sui dati di maggio-giugno ed è incompatibile con il reddito di cittadinanza. Quelli che ora hanno il reddito sospeso al 99,9% non avranno la carta spesa perché all’epoca percepivano il Rdc. A loro in realtà resta il bonus bollette- continua Basigli- e la possibile attivazione di un contributo economico comunale, in attesa che la persona possa essere reinserita nel circuito dell’assegno di inclusione (450 euro) a partire da gennaio 2024, o prima in quello della formazione (350 euro). Dovranno, invece, ripetere la domanda al sindacato per l’assegno unico e universale per i figli a carico”.

I NUCLEI FRAGILI

Per quanto riguarda poi gli 88mila nuclei familiari fragili “abbiamo chiesto una dilazione oltre il 31 ottobre 2023 per presentare i progetti che darebbero diritto anche agli arretrati. Gli altri 159mila sono un punto interrogativo, perché stando ai Centri per l’impiego l’erogazione del Rdc è finita. Sarebbe corretto dire che è cessata e non sospesa come è stato scritto nel messaggio. Quindi sembrano su un binario morto. Un conto è cercare lavoro in determinate zone d’Italia, un conto in altre. Certi profili non hanno i criteri di specializzazione che il mondo del lavoro richiede. È un panorama frastagliato. Alcune persone hanno trovato il lavoro e si sono formate, ma è chiaro che una mole così importante è difficile sistemarla. Questi 159mila nuclei potrebbero rivolgersi ai servizi sociali comunali che hanno però possibilità più o meno ampie, perché dipende se i comuni hanno investito nel potenziamento dei servizi sociali. In alcune zone- continua Basagli- la situazione non è per niente tranquilla. Potremmo definirci come il pronto soccorso del sociale, su di noi impattano tutti ma l’assurdo è che noi abbiamo notizie di seconda, terza mano e siamo chiamati ad interpretarle tipo un oracolo”.

“Bisogna capire adesso come aiutare le persone con problematiche di natura socioeconomica che non hanno una possibilità di inclusione lavorativa automatica. Ci devono essere indicazioni chiare da Inps e Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali- aggiunge Giovannoni- per capire se queste persone possono rivolgersi a noi al fine di mantenere un beneficio fino a dicembre, finché non entrano in vigore i decreti attuativi. Che risposta dare alle persone che non sono nella nostra piattaforma, ma che hanno fatto già un patto di lavoro per il centro per l’impiego? È una questione tecnica. Sarebbe stato più semplice partire da gennaio con l’assegno di formazione per il lavoro e l’assegno di inclusione per il sociale“, conclude Giovannoni.

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