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Su Rai 3 a “L’avversario” con Tardelli la storia di Franco Menichelli

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La straordinaria storia umana e sportiva di Franco Menichelli nell’ultima puntata del programma “L’avversario” con Marco Tardelli

La straordinaria storia umana e sportiva di Franco Menichelli è al centro del sesto e ultimo appuntamento de “L’Avversario”, il nuovo format originale prodotto da Rai Cultura e Stand by me, in onda lunedì 17 luglio in seconda serata (23.15) su Rai 3, condotto da Marco Tardelli che racconta gli avversari più temuti, fuori e dentro il campo, di sei grandi campioni.

Il ginnasta romano, vincitore di cinque medaglie in tre edizioni dei Giochi Olimpici, si racconta a Marco Tardelli, partendo dai primi anni Cinquanta, quando ancora bambino – ultimo di tre fratelli – gioca a calcio nelle strade della periferia romana, seguendo le orme del fratello maggiore, Giampaolo, che intraprenderà poi una carriera da attaccante nella Juventus, nella Roma e nella Nazionale azzurra.

Ma Franco, con un fisico minuto e la bassa statura, capisce presto che il calcio non fa per lui e, per una serie di circostanze fortuite, finisce in una palestra ad allenarsi con Gianluigi Ulisse, uno dei pionieri della ginnastica in Italia. Grazie al talento, alla forza d’animo e a una ferrea disciplina, Menichelli nel giro di pochi anni inizia a farsi conoscere, laureandosi prima campione d’Italia e poi conquistando un bronzo al corpo libero alle Olimpiadi di Roma del 1960, sorprendendo anche gli atleti russi e giapponesi che a quel tempo dominavano su tutti.

“È più il tempo che stava in aria che non al suolo”: così ricorderà quella finale olimpica il suo ex compagno di squadra e allenatore, Arrigo Carnoli. Da lì in poi inizia per Menichelli una lunga serie di successi che lo porteranno a vincere un oro, un argento e un bronzo alle successive Olimpiadi di Tokyo del 1964, consacrandolo come uno dei più grandi ginnasti di sempre. Quel corpo minuto che lo aveva ostacolato agli inizi, lo porta poi a traguardi inimmaginabili che saranno ostacolati solamente da un altro ‘avversario’, il più temuto da tutti gli sportivi: l’infortunio.

Anche in quest’ultimo episodio, il racconto è impreziosito da immagine d’archivio inedite, come quelle in bianco e nero dell’Italia del dopoguerra o delle Olimpiadi di Roma (1960), Tokyo (1964) e Messico (1968), e dalle preziose testimonianze della moglie Gabriella Pozzuolo, anche lei campionessa nazionale di ginnastica artistica, e del già citato Arrigo Carnoli, compagno di squadra di Menichelli nonché suo allenatore negli anni successivi.

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