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A palazzo rhinoceros a Roma prosegue la mostra “Lady Alda Presents”

Lady Alda Presents

Alla rhinoceros gallery di palazzo rhinoceros a Roma, l’avamposto tra antico e iper-contemporaneo ideato da Alda Fendi, fino a novembre “Lady Alda Presents”

Un quartiere dell’arte sempre più internazionale: supera le distanze tra i continenti e avvicina Italia e Stati Uniti d’America la proposta artistica della rhinoceros gallery di palazzo rhinoceros a Roma, l’avamposto tra antico e iper-contemporaneo ideato da Alda Fendi e progettato da Jean Nouvel, con la linea artistica di Raffaele Curi.

La nuova invenzione della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti è un affascinante connubio tra la cara vecchia Europa e il Nuovo Mondo. L’esperimento, visionario come tutti i cortocircuiti della fondazione, si intitola Lady Alda Presents e – fino al 19 novembre 2023 – stratifica forme, esperienze e linguaggi diversi nei vari livelli espositivi di rhinoceros, il polo culturale affacciato sull’Arco di Giano. Come sempre, l’ingresso è gratuito, in via del Velabro 9A.

Sono tre le attrazioni del palazzo. Innanzi tutto, una gustosa primizia. Per la gioia dei collezionisti, arriva per la prima volta in Italia il gallerista François Ghebaly, con una mostra nella rhinoceros gallery dei suoi artisti Neïl Beloufa, Ludovic NkothEm Rooney e Max Hooper Schneider. È il punto di partenza di un ciclo di collaborazioni con prestigiose gallerie commerciali internazionali, che verranno ospitate ciclicamente negli spazi del piano terra. “Questa mostra sarà di grande interesse per i collezionisti”, dichiara Alda Fendi.

Poi, un’importante anteprima. La Fondazione Alda Fendi – Esperimenti presenta al pubblico in anteprima Dino’s dark room. La storia del fotografo Dino Pedriali, un docufilm di Corrado Rizza, celebrando le due preziose collezioni di fotografie di Pedriali di proprietà di Alda Fendi: una dedicata a Man Ray e l’altra a Pier Paolo Pasolini.

La terza proposta è l’installazione Mr and Mrs Warhol di Raffaele Curi, disseminata tra le sale e i passaggi dell’hub polifunzionale a due passi dalla Bocca della Verità.

Dopo le collaborazioni con gli Uffizi e l’Ermitage, palazzo rhinoceros rilancia Roma come crocevia dell’arte, liberandola dai confini geografici e dai limiti spaziali, per parlare un linguaggio comune e cosmopolita, capace di esaltare la ricchezza delle differenze.

FRANÇOIS GHEBALY

Con la mostra degli artisti di François Ghebaly, rhinoceros gallery inaugura un nuovo percorso in cui propone dei pop up di gallerie internazionali che non sono mai state presenti in Italia prima d’ora. La mostra apripista di questa serie di collaborazioni di gusto cosmopolita collega direttamente New York, Los Angeles e Roma.

Negli ultimi quindici anni, sono infatti tre le sedi espositive che il gallerista François Ghebaly ha fondato negli USA: due a Los Angeles, dove tutto è cominciato, e la terza a New York. Cresciuto in Francia, non lontano dal vivace centro culturale di Basilea, dopo la laurea in Economia, François Ghebaly si trasferisce appena ventenne a Los Angeles all’inizio degli anni 2000. È questo il punto di partenza di una storia imprenditoriale straordinaria.

Nel 2009 crea la sua galleria nella Downtown di Los Angeles e apre la strada a un emozionante cambiamento nella scena artistica della città. “Non avevo soldi – racconta – ma in qualche modo, sono riuscito a tirare fuori qualcosa e costruire qualcosa”. Gli avevano detto che non sarebbe durato nemmeno tre mesi e invece è diventato uno dei galleristi più importanti e influenti della scena artistica statunitense e internazionale. Nel 2021 ha ampliato la sua galleria aprendo uno spazio a New York e quest’anno ha inaugurato un secondo spazio sperimentale a West Hollywood.

Ghebaly ora rappresenta artisti significativi e influenti come Neïl Beloufa, un visionario dalla pratica multidisciplinare; Ludovic Nkoth, un pittore camerunense americano; Em Rooney, fotografa impegnata a espandere la definizione del mezzo; e Max Hooper Schneider, scultore, teorico e scienziato.

Sono questi gli artisti che Ghebaly ora porta a Roma alla rhinoceros gallery. Se Rooney e Hooper Schneider si sono aggiunti da poco alla sua scuderia, Beloufa invece lavora con lui sin dagli esordi. È proprio Ghebaly a organizzare nel 2009 la prima mostra di Beloufa nella sua galleria, lanciando entrambe le loro carriere. L’artista, all’epoca relativamente sconosciuto, oggi è acclamato a livello internazionale e ha firmato mostre personali al Museum of Modern Art di New York, al Palais de Tokyo di Parigi e in altre istituzioni di prestigio.

“Quando inizio a rappresentare un artista – spiega Ghebaly – l’idea è di lavorare con lui a lungo termine. Si tratta di costruire carriere durature. Ciò che definisce il mio programma è questo vero interesse a penetrare a fondo nelle pratiche degli artisti e fare mostre senza paura, ambiziose e radicali”.

“François Ghebaly è un giovane uomo che ama le novità ed è curioso delle sfide. Vive con un piede nel presente e l’altro nel futuro. Ha condiviso da subito la proposta di collaborazione, privilegiando la visione artistica, senza soffermarsi troppo sui risvolti formali e tecnici. Mi è sembrato entusiasta e desideroso di lanciarsi in una nuova e insolita iniziativa. Ci ha sorpreso il fatto che non sia mai stato a Roma nella sua vita e questa è la volta buona!”, racconta Alessia Caruso Fendi, direttrice di rhinoceros gallery.

DINO’S DARK ROOM, LA STORIA DEL FOTOGRAFO DINO PEDRIALI

Ai piani superiori del palazzo sono tutte da scoprire, come sempre, le proposte artistiche e culturali a cura della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti che creano un dialogo, a volte sinergico, a volte provocatorio, con ciò che viene rappresentato dalla galleria in pop up.

Un filo rosso unisce l’Italia all’America attraverso il lavoro del fotografo Dino Pedriali, da poco scomparso, che accompagna il visitatore nel mondo immaginifico di tre giganti del Novecento: Pier Paolo Pasolini, Man Ray e Andy Warhol.

Il cuore della proposta artistica della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti ideata da Raffaele Curi è la proiezione, in anteprima mondiale di Dino’s dark room. La storia del fotografo Dino Pedriali, un docufilm del regista Corrado Rizza, con Pietro De Silva nel ruolo di Dino Pedriali e intervistati, fra gli altri, Neil Printz, curatore del catalogo ragionato di Andy Warhol, Ara H. Merjian della New York University, il critico d’arte Achille Bonito Oliva, Roberto Chiesi, responsabile del Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini della Cineteca di Bologna, e Raffaele Curi.

Nella sala cinema della fondazione il pubblico, tutti i giorni, può assistere alla proiezione del docufilm. Nello stesso spazio vengono esposti due straordinari e iconici ritratti fotografici fatti da Dino Pedriali a Pier Paolo Pasolini e a Man Ray.

A partire dal cuore pulsante del racconto del mondo del fotografo, condotto attraverso una serie di interviste a personaggi che lo hanno conosciuto e studiato, la linfa vitale dell’arte di Pedriali irrora tutti i livelli di palazzo rhinoceros, dando vita a un ensamble che nella pluralità di segni e nella polifonia delle voci racconta la complessità di una visione dell’arte come esperienza totale. L’atmosfera europea si mescola con gli accenti della nuova ricerca artistica statunitense, in un incontro proficuo e prolifico.

L’INSTALLAZIONE MR AND MRS WARHOL DI RAFFAELE CURI

L’installazione Mr and Mrs Warhol di Raffaele Curi è il tessuto connettivo e immaginifico che collega tutti i livelli espositivi di rhinoceros. Con essa si celebra l’invenzione e l’inversione dei generi che il genio della Pop Art anticipa sin dagli anni Sessanta, facendosi precursore della fluidità che caratterizza il tempo presente. Lo scambio tra maschile e femminile è costante e continuo, con le note dei Velvet Underground a fare da colonna sonora: Warhol lo mette in scena in prima persona, travestendosi, e lo magnifica attraverso le sue icone en travesti.

È un intreccio di vite e di storie quello che viene raccontato nelle forme di una mostra colta e preziosa: l’incontro tra Raffaele Curi e Dino Pedriali nel 1974, la conoscenza tra il fotografo e il maestro pop Andy Warhol, la figura in controluce del mitico gallerista torinese Luciano Anselmino. Grazie ad Anselmino, Raffaele Curi frequenta Man Ray, gigante del Dadaismo, tanto da diventare suo assistente a Roma poco prima della sua morte. Poi il rapporto tra Pedriali e Alda Fendi, che nel 2005 colleziona due serie complete di fotografie dedicate a Pier Paolo Pasolini e a Man Ray, tra cui quelle celeberrime scattate da Pedriali a Pasolini nella torre di Chia poco prima del suo omicidio, vero e proprio testamento del corpo nella sua nudità.

Un gioco delle parti e un continuo avvicendamento di ruoli alimenta il confronto tra personalità artistiche di altissimo profilo, che sembrano diventare attori in un grande teatro, sul cui proscenio giganteggiano le figure transgender immortalate da Warhol nella sua mitica mostra Ladies and Gentlemen, tenutasi al Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1975. “I suoi travestiti hanno un commovente ardire”, annota Pier Paolo Pasolini nella presentazione da lui scritta per il catalogo della mostra ferrarese; lo stesso testo viene scelto per accompagnare oggi l’installazione di Curi ispirata a Warhol.

Dal trucco delle drag queen si torna inevitabilmente alla nudità di Pasolini, che Andy Warhol voleva pubblicare sul suo Interview Magazine proprio usando le fotografie fatte da Dino Pedriali. Un sogno che non si realizzerà mai.

INFORMAZIONI:

rhinoceros gallery

Indirizzo: Roma, via del Velabro 9A

La mostra è aperta tutti i giorni dalle 12 alle 20. Ingresso gratuito.

Per informazioni: (+39) 340.6430435 gallery@rhinocerosroma.com

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