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HIV: statine tutti i giorni prevengono malattie cardiovascolari

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L’assunzione quotidiana di statine può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari di nuova insorgenza nelle persone che vivono con l’HIV

L’assunzione quotidiana di una statina può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari di nuova insorgenza nelle persone che vivono con l’HIV, secondo i risultati preliminari dello studio REPRIEVE (Randomized Trial to Prevent Vascular Events in HIV) (). I risultati di questo ampio studio finanziato dai National Institutes of Health (NIH) degli Stati Uniti sono stati pubblicati su “NIH News” a seguito di un’analisi ad interim che ha indicato come i soggetti randomizzati a pitavastatina avessero un rischio inferiore del 35% di eventi cardiovascolari maggiori avversi (MACE) rispetto al gruppo placebo.

Steven K. Grinspoon, dell’Harvard Medical School di Boston, co-ricercatore principale, ha specificato che la riduzione dei MACE si è verificata entro un follow-up medio di 5 anni ed è stata «un segnale molto robusto, anche oltre le aspettative». Attualmente, l’uso di statine in pazienti sieropositivi senza fattori di rischio cardiovascolare in genere avviene solo a discrezione del medico.

Come ha sottolineato Pamela Douglas, del Duke Clinical Research Institute di Durham, co-ricercatrice principale, per ora l’HIV è considerato semplicemente un «modificatore del rischio» nelle attuali linee guida di prevenzione primaria. «REPRIEVE dice fondamentalmente che le consuete considerazioni su LDL e punteggio del rischio in questa popolazione sono meno rilevanti» ha detto.

Il gap delle comorbilità rispetto alla popolazione generale
Molti pazienti con l’HIV sono più giovani della tipica popolazione di pazienti che oggi è visitata da un cardiologo o riceve una prescrizione di statine. «Grazie a REPRIEVE le nostre conoscenze si estendono, suggerendo che i pazienti da 40 a 75 anni con rischio cardiovascolare da moderato a basso, che hanno l’HIV e un normale livello LDL trarranno beneficio dalla terapia con statine» ha detto Grinspoon, aggiungendo: «spero che le linee guida vengano ampliate per includere questo aspetto».

Lanciato nel 2015, REPRIEVE ha randomizzato 7.769 soggetti sieropositivi a basso o moderato rischio di sviluppare malattie cardiovascolari a pitavastatina o placebo; più del 30% della coorte è costituito da donne. I soggetti iscritti in uno dei 120 centri in 12 paesi in Nord e Sud America, Asia, Africa ed Europa sono stati seguiti per un massimo di 8 anni.

Si tratta del primo studio clinico su larga scala volto a testare una strategia di prevenzione primaria di malattie cardiovascolari (CVD) in persone che vivono con l’HIV e, secondo Grinspoon, rappresenta un nuovo importante trattamento per questi pazienti.

«Anche se il divario di durata della vita si è ridotto, un divario c’è ancora: i pazienti con HIV non vivono ancora abbastanza a lungo come i pazienti non-HIV. E anche se questo aspetto sta migliorando, il gap di comorbilità non si è davvero ridotto, e una delle comorbilità più comuni è la malattia cardiovascolare» ha spiegato Grinspoon.

Il valore clinico aggiunto alla terapia antiretrovirale
I tassi di CVD nei pazienti HIV-positivi sono circa il doppio di quelli osservati nella popolazione generale. «Per anni, il punto principale è stato il bisogno di tenere il virus sotto controllo, e studi come lo SMART hanno dimostrato che il trattamento con terapia antiretrovirale (ART), tramite un buon controllo del virus, effettivamente ha portato a una riduzione sia delle comorbilità che delle infezioni virali».

Nel corso del tempo, ha affermato Grinspoon «la storia si sia evoluta dal pensare che si dovesse portare tutti i pazienti sull’ART e sopprimere il virus quanto più possibile, al concetto attuale che questa strategia potrebbe non essere sufficiente e sembra esserci un ulteriore vantaggio nell’impiegare un farmaco a base di statine in aggiunta all’ART per ridurre ulteriormente le comorbilità in corso, che sono molto comuni in questa popolazione, incluse le malattie cardiovascolari».

«Quello che abbiamo testato è stato l’aggiunta di una statina alle persone in terapia antiretrovirale, le quali stavano avendo infarti e ictus, che sono stati ridotti. In questo gruppo di pazienti potremmo aggiungere, agli effetti della terapia antiretrovirale, ulteriori effetti per ridurre ancora l’infiammazione e, allo stesso tempo, anche i tradizionali fattori di rischio».

Da notare, ha aggiunto, che i tassi degli effetti collaterali delle statine rilevati nello studio REPRIEVE erano simili a quelli osservati nella popolazione generale. I ricercatori, infine, si augurano che la presentazione e la pubblicazione dei dati completi dello studio avvenga il prima possibile.

Fonte:
NIH News. Daily statin reduces the risk of cardiovascular disease in people living with HIV, large NIH study finds. Published on: April 11, 2023. leggi

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