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Tumore al polmone: per alcuni pazienti benefici con atezolizumab

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Carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato, con istologia non squamosa: atezolizumab più efficace se compaiono eventi avversi immuno-correlati

I pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato, con istologia non squamosa, che manifestano eventi avversi immuno-correlati di grado lieve o moderato in seguito al trattamento con l’inibitore di PD-L1 atezolizumab sembrano sopravvivere più a lungo e ottenere dal farmaco un beneficio maggiore rispetto a quelli che non manifestano tali eventi avversi.

A suggerirlo sono i risultati di un’analisi post-hoc dei dati aggregati degli studi di fase 3 IMpower130, IMpower132 e IMpower150, pubblicata di recente sul Journal of American Medical Association (JAMA) Oncology.

Nel gruppo dei pazienti trattati con atezolizumab, la sopravvivenza globale (OS) mediana è risultata di 25,7 mesi (IC al 95% 23,9-29,1) fra coloro che hanno manifestato eventi avversi immuno-correlati, a fronte di 13 mesi (IC al 95% 11,7-13,9) in coloro che non li hanno avuti (HR 0,69; IC al 95% 0,60-0,78). Nel gruppo di controllo, l’OS mediana è risultata rispettivamente di 20,2 mesi (IC al 95% 18,2-22,8) e 12,8 mesi (IC al 95% 12,0-13,9) (HR 0,82 (IC al 95% 0,68-0,99).

«Questi risultati suggeriscono un’associazione tra gli eventi avversi immuno-correlati di basso grado e una migliore sopravvivenza, in particolare con atezolizumab, supportando ulteriormente l’uso di regimi di prima linea contenenti atezolizumab per il tumore del polmone non a piccole cellule avanzato», scrivono gli autori della ricerca, fra cui Mark A. Socinski, dell’Advent Health Cancer Institute, di Orlando, in Florida, primo firmatario dell’articolo, e Federico Cappuzzo dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, di Roma.

Gli studi IMpower130, IMpower132 e IMpower150 
Gli studi presi in esame nell’analisi sono trial multicentrici, randomizzati, in aperto, disegnati per valutare la sicurezza e l’efficacia di vari regimi a base di atezolizumab in pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule metastatico (stadio IV), non squamoso.

Nello studio IMpower130 (NCT0236778) i pazienti sono stati assegnati secondo un rapporto 2:1 al trattamento con atezolizumab più carboplatino e nab-paclitaxel o la sola chemioterapia, seguiti da un trattamento di mantenimento rispettivamente con atezolizumab di oppure le migliori cure di supporto o pemetrexed.

Nello studio IMpower132 (NCT02657434) i partecipanti sono stati assegnati in parti uguali al trattamento con atezolizumab più la chemioterapia con cisplatino o carboplatino più pemetrexed oppure la sola chemioterapia, con successiva terapia di mantenimento costituita da pemetrexed, rispettivamente con o senza atezolizumab.

Infine, nello studio IMpower150 (NCT02366143) i pazienti sono stati assegnati in rapporto 1:1:1 al trattamento con atezolizumab più bevacizumab, carboplatino e paclitaxel oppure atezolizumab più carboplatino e paclitaxel, o bevacizumab più carboplatino e paclitaxel più terapia di mantenimento con atezolizumab più bevacizumab, atezolizumab o bevacizumab in ciascun braccio.

Gli sperimentatori hanno dunque valutato i dati dei tre studi clinici in modo cumulativo, aggregandoli in base alle seguenti categorie: trattamento contenente atezolizumab contro controllo, pazienti che hanno manifestato eventi avversi immuno-correlati contro pazienti che non li hanno manifestati e eventi avversi immuno-correlati di grado 1 o 2 contro eventi avversi immuno-correlati di grado 3-5.

Gli esiti di efficacia nell’analisi dei dati cumulativa erano rappresentati dall’OS in base al trattamento in relazione alla comparsa o meno degli eventi avversi immuno-correlati, al grado degli eventi avversi e ai sottogruppi di riferimento degli eventi stessi. Gli sperimentatori hanno anche valutato il tasso di risposta obiettiva (ORR) in funzione della presenza o meno di eventi avversi immuno-correlati.

Analisi su circa 2500 pazienti
In totale, sono stati inclusi 1577 pazienti nel gruppo trattato con atezolizumab e 926 nel gruppo di controllo.

Le caratteristiche basali erano generalmente bilanciate indipendentemente dal gruppo di trattamento o dal fatto che i pazienti avessero o meno sviluppato eventi avversi immuno-correlati.

L’età mediana era di 63,1 anni nel gruppo trattato con atezolizumab e 63 anni nel gruppo di controllo.

Complessivamente, il 48% dei pazienti trattati con un regime a base di atezolizumab e il 32% di quelli che sono stati trattati con una terapia di controllo hanno manifestato eventi avversi immuno-correlati, che sono risultati generalmente di grado 1 o 2.

Gli eventi avversi immuno-correlati frequenti in ognuno dei due gruppi sono risultati rash (28% contro 18%), epatite (15% contro 10%) e ipotiroidismo (12% contro 4%).

ORR quasi doppio nei pazienti con eventi immuno-correlati
Nei pazienti trattati con un regime contenente atezolizumab, l’ORR confermato, senza aggiustare i risultati in base alle date di insorgenza degli eventi avversi immuno-correlati, è risultato del 61% (IC al 95% 58%-65%) per coloro che hanno manifestato tali eventi e del 37% (IC al 95% 34%-41%) per quelli che non li hanno manifestati.

Nel gruppo dei pazienti sottoposti ai trattamenti di controllo, l’ORR è risultato rispettivamente del 42% (IC al 95% 36%-48%) e 34% (IC al 95% 30%-38%).

OS più lunga confermata nei sottogruppi
In tutti i sottogruppi di riferimento, l’OS mediana è stata più lunga nei pazienti che hanno sviluppato eventi avversi immuno-correlati rispetto a quelli che non li hanno manifestati, indipendentemente dal fatto che fossero stati trattati con un regime a base di atezolizumab o una terapia di controllo.

Inoltre, i pazienti che hanno sviluppato eventi avversi immuno-correlati e sono stati trattati con atezolizumab sono quelli in cui la mediana di OS è risultata più lunga, mentre i pazienti in cui non si sono manifestati tali eventi ed è stata somministrata una terapia di controllo sono quelli in cui si è registrata la mediana di OS più breve.

Questi risultati evidenziano l’importanza di riconoscere prontamente, gestire e controllare gli eventi avversi immuno-correlati nei pazienti che assumono atezolizumab, per mantenerli in trattamento col farmaco il più possibile, data la sua comprovata efficacia in questa popolazione.

Bibliografia
M.A. Socinski, et al. Association of immune-related adverse effects with efficacy of atezolizumab in patients with non-small cell lung cancer: pooled analyses of the phase 3 IMpower130, IMpower132, and IMpower150 randomized clinical trials. JAMA Oncol. doi:10.1001/jamaoncol.2022.7711. leggi

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