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Fuori “My Wonderland”, l’album di Claudio Orfei

musica

“My Wonderland” è l’album d’esordio del cantautore e compositore romano Claudio Orfei. Dieci tracce inedite, che raccontano di un viaggio intorno al mondo, tra realtà e fantasia

“My Wonderland” è l’album d’esordio del cantautore e compositore romano Claudio Orfei. Si tratta di un concept album, composto da dieci tracce inedite, che racconta di un viaggio intorno al mondo, tra realtà e fantasia.

Questo è un progetto complesso e introspettivo, “Un lavoro – come scrive lo stesso autore – che ha radici nel bisogno di rapportarmi alla realtà in modi non convenzionali, mosso dalla mia disabilità visiva e da altre caratteristiche che disegnano il mio essere e che ogni giorno mi regalano la possibilità di rileggere ciò che mi circonda tramite l’immaginazione, avvicinandomi al mondo in un modo tutto mio”.

In questo album si intrecciano otto lingue, diverse culture e vari generi musicali: “il jazz diventa un paio d’occhiali da indossare – spiega Orfei –  la world music si trasforma in colori con cui dipingersi il viso, la canzone d’autore è una rosa che il cantautore coltiva con cura, le cui radici si intrecciano con il contrappunto classico degli archi e il teatro diviene una grande stanza dei giochi in cui creare con libertà e fantasia”.

Dieci tracce in tutto per un album di grande impatto ed eterogeneo per scelta; Orfei, in questa opera, scrive e canta in italiano e inglese, si tratta di testi che sono il frutto di un lungo lavoro di adattamento con amici madrelingua, che toccano anche l’arabo, il francese, il portoghese, lo spagnolo, il romanesco e il napoletano.

Attraverso la maschera del Cappellaio Matto e altri riferimenti fiabeschi rivisitati in chiave moderna e adulta, Claudio Orfei inizia a scrivere storie, partendo dalla propria, raccontando delle varie facce dell’amore, di canti di resistenza e libertà, di danze invisibili intorno all’universo e di limiti che diventano opportunità.

Una serie di ospiti, tutta al femminile accompagna il cantautore, che con questo disco vuole omaggiare il lavoro delle artiste stesse e più in generale, la figura della donna, nella musica come nella società. Maria Pia De Vito, Susanna Stivali, Elisabetta Antonini, Raffaela Siniscalchi, Raffaella Misiti, Barbara Eramo e Giulia Annecchino, impreziosiscono questo album, interpretando le voci di amanti, di anime fraterne, di madri e tutti i colori di cui si tinge l’essere umano, in ogni sua sfumatura e genere, per parlare di supporto delle minoranze e delle diversità che diventano punti di incontro tra singoli e tra culture, contro ogni forma di discriminazione.

“My Wonderland” è un lavoro prezioso e autoprodotto in cui, scrive Claudio Orfei, “mi sono preso la responsabilità di ogni singola scelta, pesando note e parole e guidando e ascoltando i preziosi collaboratori ed eccezionali musicisti che navigano con me in questo viaggio.E’ un progetto in cui ho investito tutte le mie energie, spinto dalla passione che ogni giorno ci fa sperare, che mi ha permesso di andare avanti anche nei momenti più critici e nei vari rallentamenti causati della pandemia. Pubblicare questo disco come indipendente ed essere il produttore di me stesso mi ha reso libero, pagando però il prezzo del coraggio, dell’ossessione, della paura e delle attese. Tuttavia questo mi ha consentito di evitare le mode lontane dal mio sentire, perseguendo così solo quella che, secondo me, è la strada della Bellezza. Ho compreso così che per realizzare i propri desideri, bisogna solo organizzarsi”.

LA FOTOGRAFIA E IL PROGETTO GRAFICO

Una parte importante di questo lavoro è quello riservato alla veste grafica: la musica di Claudio Orfei diventa immagine grazie alla preziosa collaborazione con l’artista-fotografo Claudio Martinez.

Si tratta di un reportage fotografico, in cui si intrecciano realtà e fantasia, che si compone di 19 foto inedite, realizzate da Martinez, giocando, in sinergia con il cantautore, con luci e ombre, con i fotomontaggi e l’immaginazione.

La sua casa-studio, piena di passione e oggetti misteriosi, per questa occasione si è trasformata in un bosco incantato, per accogliere Claudio Orfei e tutte le sue ospiti.

Martinez e Orfei, viaggiatori tra mondi vicini e lontani, hanno condiviso tempo, energie, i loro reciproci punti di ista e le comuni esperienze di vita, diventando fabbricatori di mondi e fidati compagni esploratori, ognuno con il proprio mestiere ma entrambi con lo sguardo di chissà andare oltre la realtà.

L’album esce in versione deluxe, in tiratura limitata: si tratta di un vero libro con la copertina rigida che contiene il cd e una pubblicazione di 52 pagine su carta pergamenata, che raccoglie pensieri, racconti, i testi delle canzoni con le relative  traduzioni in italiano e inglese e un sorprendente reportage fotografico.

TRACCIA DOPO TRACCIA (Guida all’ascolto)

1.  My Wonderland

“My Wonderland” è una richiesta di aiuto da cui inizia un viaggio. E’ la presa di coscienza di un giovane uomo che, stanco di restare immobile e inerme, da solo, con la sua malinconia davanti ai propri mostri, decide di allontanarsi da casa, alla ricerca della propria dignità, attraversando l’oscurità dentro e fuori di sé.

“My Wonderland” è uno spazio sospeso nel tempo in cui incontrare l’inaspettato e se stessi, con il coraggio di chi sa perdersi per ritrovarsi e per tornare a casa.

Nella canzone si intrecciano melodie più asciutte, legate alla prarola, con linee vocali più aeree e sinuose. L’incontro tra suoni vocali che provengono dall’India, le percussioni africane, il contrappunto degli archi e l’energia rock dell’inciso, fanno presagire a quello che è un viaggio appena  iniziato, alla scoperta di un nuovo mondo e di un nuovo racconto in musica, tra realtà e fantasia.

2. Pace sarrà ft. Maria Pia De Vito

“Pace sarrà” è una serenata popolare che apre una finestra affacciata su i vicoli della Napoli dell’Ottocento, che proietta l’ascoltatore in un racconto fatto di passione, primi sguardi e del desiderio di ritrovarsi. Questa canzone è stata immaginata come il prequel di uno dei classici della canzone napoletana, “Reginella” (Libero Bovio – Gaetano Lama, 1917 ), andando a disegnare l’inizio della storia d’amore di due amanti di cui il destino è già segnato.

All’interno del testo si nascondono piccoli riferimenti alle favole, alle scene del primo incontro che hanno fatto sognare infinite generazioni.

Il testo di “Pace sarrà” è l’unico dell’intero album scritto a quattro mani, nato dal fortunato incontro con Maria Pia De Vito, una delle voci più autorevoli del jazz internazionale. L’artista partenopea impreziosisce il brano con piccole gemme di antico napoletano, riportando alla memoria parole e modi di dire della sua nonna, e regalando un prezioso cameo in cui Reginella prende finalmente voce.

Un quartetto d’archi tutto al femminile, in cui spicca il violoncello di Giovanna Famulari, unito al contrabbasso di Pierpaolo Ranieri accompagnano le due voci in questo racconto, tra seste napoletane, tempi di valzer, cambi di modo e intrecci contrappuntistici.

3. Jasmine ft. Raffaela Siniscalchi

 “Jasmine” è un omaggio alla diversità e alle minoranze che si abbracciano nella loro unicità.

È il racconto di due anime fraterne che si incontrano e si riconoscono, condividendo la loro solitudine, per non sentirsi più perse nel buio.

La voce eclettica di Raffaela Siniscalchi, memore dei suoi lavori con i più grandi maestri, come Ennio Morricone e Nicola Piovani, e del suo tributo a Tom Waits, si unisce a quella del cantautore in questo invito alla fratellanza tra uomini e tra culture.

In questo brano le due voci si fondono in un unico canto di liberazione dall’egoismo che ci rende sempre più soli e svuotati dalla fede in sé stessi e verso il prossimo, creando popoli incapaci di ascoltare una richiesta di aiuto che si perderà nel mare.

Il brano nasce dall’analisi di uno dei protagonisti più complessi delle favole, la principessa Jasmine, con particolare riferimento al suo stato di reclusione prima che la fiaba avesse inizio. Il personaggio diviene il simbolo della repressione, della resistenza e della ricerca della libertà, guidata da una falena gialla di cui racconta la Senatrice Segre.

“Jasmine” è un canto che invita a riconsiderare con gli occhi della gentilezza tutto quello che ci sembra diverso e distante. La musica araba incontra quella indiana, per condividere scale, colori e percussioni, in un abbraccio che conosce solo il linguaggio universale della musica.

4. Tra Bene e Male

“Tra Bene e Male” è la dichiarazione d’intenti di un giovane uomo che ricorda a se stesso che cosa significa amare, per non perdere la strada di casa nonostante la luce e le ombre che ci circondano.

Si tratta di una canzone nata dai fallimenti di un futuro sperato, da promesse sciolte dal tempo, dai sogni che ci tengono in piedi e dai desideri che si sono avverati.

Nel brano la fantasia e la realtà si intrecciano dando vita a una narrazione fatta di immagini della quotidianità miste a simboli e riferimenti fiabeschi.

Il testo ripercorre diverse tappe dell’innamoramento e dell’amore, della costruzione di un rapporto tra anime capaci di riconoscersi dalle proprie ferite e di ritrovarsi con la fede e senza vincoli.

“Tra Bene e Male” è un brano adulto, in cui il compositore pesa ogni singola parola e cesella ogni nota, intrecciando la sua voce al quintetto d’archi e al pianoforte, in un respiro cameristico, in cui propone la sua idea di amore puro e senza tempo.

5. Dança das Fadas ft. Elisabetta Antonini & Susanna Stivali

5. Dança das Fadas ft. Elisabetta Antonini & Susanna Stivali

“Dança das Fadas” è un omaggio a tutti i compositori e autori che con le loro opere hanno esteso l’universo fantastico, portando magia e bellezza nella realtà.

La canzone racconta della presenza delle fate nel mondo reale, di piccoli esseri luminosi, un po’ muse e un po’ guardiani, protettrici degli artisti, che possono essere percepiti solo dai bambini, dai pazzi e dai cechi.

La traccia rappresenta la tappa brasiliana di questo viaggio musicale intorno al mondo, è una danza di suoni, luci e colori, passi liberi a ritmo di samba.

Nel brano sono presenti due ospiti d’eccezione, due tra le voci più interessanti del jazz internazionale: Elisabetta Antonini e Susanna Stivali che si incontrano artisticamente per la prima volta in un brano. Dall’innata eleganza di fraseggiare dell’Antonini e dalla straordinaria capacità della Stivali di giocare con il tempo, nel mondo variopinto di Orfei compaiono veramente le fate, sembra di vederle svolazzare tra un lidio di dominante e un tempo di surdo.

L’autore sceglie di presentare nel testo tre episodi difficili della propria vita attraverso dei simboli: il cuore, gli occhi e le mani su cui le fate si posano.

Ricorda dell’amarezza per la fine di un grande amore, l’accettazione della propria disabilità visiva e i momenti di solitudine in adolescenza in cui la musica e la fantasia erano tra le poche compagne di gioco, ponendo tuttavia l’accento su come questi aneddoti si siano trasformati in fortunate occasioni per acquisire potenti strumenti per affrontare il mondo.

6. Agua da Lua ft. Elisabetta Antonini, Barbara Eramo, Raffaella Misiti, Raffaela Siniscalchi & Susanna Stivali

 “Agua da Lua” è una ninna nanna dedicata a una bambina che ancora non c’è, e che forse mai verrà, che non poteva che portare il nome di Alice.

Nel brano l’autore fa incontrare passato e futuro: la sua storia di figlio e il disatteso desiderio di paternità.

In questo brano sono riunite cinque tra le più autorevoli voci del jazz, della canzone e della world music internazionale, che danno vita a una collaborazione inedita quanto preziosa: Elisabetta Antonini, Barbara Eramo, Raffaella Misiti, Susanna Stivali e Raffaela Siniscalchi.

Il testo è un invocazione all’Acqua della luna, è un canto segreto, condiviso da cinque madri sparse per il mondo, alle quali infine risponde un figlio, che ha la voce del cantautore.

Un brano per sei voci, in sei lingue (inglese, arabo, francese, portoghese, spagnolo e napoletano) il cui testo è il frutto di un lungo lavoro di adattamento.

Le sei voci danzano sull’arrangiamento, ideato insieme al pianiste Aidan Zammit, in cui le diverse modulazioni ci proiettano in scene diverse del racconto, spostandoci di paese in paese.

7. Cuenta ft. Giulia Annecchino

“Cuenta” è un lento risveglio della passione che sorprende, è la riscoperta del fuoco che ancora arde dentro quelli che forse non sono solo ricordi.

Il testo, in spagnolo argentino, descrive un frenetico risveglio di sensazioni, dal cuore alla bocca, dagli occhi alle mani, è un incontro inaspettato tra due amanti sorpresi dal tempo.

Il brano è la rivisitazione in chiave adulta di uno dei più magici momenti raccontati da Disney ossia l’incontro tra la principessa Aurora il principe Filippo della favola “La Bella addormentata nel bosco”. La compostezza del valzer lascia il posto alla sensualità del tango su cui la voce del cantautore danza abbracciata a quella di Giulia Annecchino, cantautrice e interprete di rara sensibilità, anima fraterna e collega di studio presso l’Officina Pasolini.

Questa canzone, con un climax ascendente, fatto di modulazioni, cambi di tempo e intrecci vocali e strumentali, in cui spiccano il violoncello di Giovanna Famulari e l’organetto di Alessandro d’Alessandro, invita a pesare le proprie scelte, a contare almeno fino a 3, perché in fondo scegliere significa rinunciare.

8. My Hope

My Hope” è una preghiera laica che Orfei rivolge a se stesso e all’essere umano con tutte le sue imperfezioni e unicità. Nel brano si parla della speranza che assume diversi significati: la speranza da accogliere e custodire per andare avanti e quella da lasciare andare per non restare fermo davanti a un nulla che potrebbe travolgerci.

Il testo è uno dei più intimi dell’intera produzione e racchiude in sé tre vecchi segreti, svelati in musica grazie a tre allegorie: una eroe, una sirena e un gobbo che, in modi diversi, si relazionano con la speranza .

L’autore disegna questi tre personaggi, che vivono ciascuno una propria storia inedita, per raccontare di ricerca delle proprie radici, della sua omosessualità e disabilità visiva.

L’arrangiamento è stato realizzato con una serie di sovra incisioni della sola voce del cantautore che  riproducono un intero coro a otto sezioni, dando vita a una preghiera celtica che sembra provenire da un bosco incantato. Questa sorta di “madrigale elfico” è un promemoria di buone intenzioni, un memorandum di sentieri che conducono alla salvezza, per i piccoli e per i grandi momenti della vita, per tentare di non perdersi di nuovo.

9. Canta che te passa ft. Raffaella Misiti e le Romane

“Canta che te passa” è uno stornello romanesco che si tinge di sfumature balcaniche, è un tour scanzonato tra i vicoli di Roma, in cui il cantautore incontra Raffaella Misiti e le Romane per raccontare una storia fatta di maldicenze e intimità.

Insieme ad Annalisa Baldi alla chitarra e Desiree Infascelli alla fisarmonica, la Bocca della Verità riprende finalmente fiato nel monologo interpretato da Arianna Gaudio, per ricordarci che spesso, prima di giudicare, sarebbe meglio restare zitti e pensare.

Nel testo, ispirato dal lavoro dalle quattro signore delle canzone popolare,“Quando te vojio bbene”, il cantautore descrive cinque personaggi, nati dalla sua immaginazione. Nanduccio, un ragazzo gay; Pinetta, una barbona; Lucia, una ragazza libera; Annarella, una donna disabile e Sandrino, un prete. Sono cinque vittime di una società incapace di osservare l’unicità e la bellezza di ciascun essere umano ma fin troppo abile nel giudicare.

Attraverso questi ritratti Orfei racconta della sua omosessualità, della sua disabilità visiva, delle discriminazioni e dell’emarginazione vissute sin da bambino.

Gabriele Coen, clarinettista tra i massimi esponenti della musica Klezmer, ed Elvin Dhimitrii, violinista eclettico di origine albanese, colorano il brano fondendo le loro rispettive origini.

10. Looking for Myself

“Looking for Myself” è il brano che chiude questo viaggio, è un lieto fine sperato in cui trovare se stessi, in cui la favola lascia spazio alla realtà e alla cura di sé.

E’ una questione di scelte giuste, di segreti svelati, dove il prezzo della libertà in questo caso è il coraggio, per compiere un percorso che ci riporta a casa cresciuti.

E’ il racconto della crescita di un giovane uomo che prova ad essere la versione migliore di sé, con tutti i suoi scheletri, le paure e gli inconvenienti della vita.

Il brano è stato scritto a Manchester, durante l’anno di studio in Erasmus, in cui il cantautore ha potuto esplorare il primo lungo periodo di vita da solo, lontano da casa, affrontando il suo limite visivo e scoprendo il nuovo mondo.

“Looking for Myself” dunque è il diario di quei mesi, riportati in musica in una chiave bossa dal sapore jazz, in cui si alternano momenti in trio ad aperture orchestrali tra archi e clarinetto.

Questo brano è un invito a perdersi per strade sconosciute, ad allontanarsi da casa, a soffermarsi a riflettere con una tazza di tè tra le mani, guidati dalla consapevolezza che sono i nostri limiti e le nostre parti più inaspettate a renderci migliori.

OSPITI E COLLABORAZIONI

Traccia 2 – “Pace sarrà”: Maria Pia De Vito (voice e co-authorice)

Traccia 3 – “Jasmine”: Raffaela Siniscalchi (voce)

Traccia 5 – “Dança das Fadas”: Elisabetta Antonini e Susanna Stivali (voci)

Traccia 6 – “Agua da Lua”: Elisabetta Antonini, Barbara Eramo, Raffaella Misiti, Raffaela Siniscalchi & Susanna Stivali (voci) e Aidan Zammit (co-arrangiatore)

Traccia 7 – “Cuenta”: Giulia Annecchino (voce) e Alessandro d’Alessandro (organetto)

Traccia 9 – “Canta che te passa”: Raffaella Misiti e le Romane (Raffaella Misiti – voce, Arianna Gaudio – voce narrante, Annalisa Baldi – chitarra classica e Desiree Infascelli – fisarmonica)

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